lunedì 13 luglio 2015

Lago di Bolsena inquinato: polemiche, chiarimenti, aggiornamenti


Hanno suscitato grande interesse i risultati dei prelievi fatti dalla Goletta dei Laghi di Legambiente (vedi il post precedente) il 17 giugno: 6 su 8 campioni dimostrano un pesante inquinamento igienico-sanitario del Lago. Accese anche le polemiche intorno a questi dati allarmanti, che su Facebook hanno contrapposto alcuni amministratori a molti cittadini bene informati, e che si sono espresse in attacchi virulenti e minacce contro Legambiente e cittadini ritenuti "ambientalisti".

Per difendere l’operato delle amministrazioni comunali messo in causa da Legambiente, sono intervenuti Andrea di Sorte, assessore al Turismo del Comune di Bolsena e Felice Maiucci, vicino alla Giunta Comunale di Capodimonte, essenzialmente con tre argomenti:

- le amministrazioni locali sono impossibilitate a intervenire per mancanza di fondi;

- i dati di Legambiente sull’inquinamento sanitario non sono attendibili e non imparziali, e comunque irrilevanti;

- non esiste nessun problema igienico-sanitario per il Lago, poiché l’ARPA Lazio definisce “eccellente” la balneabilità del Lago.

 


A proposito della prima reazione degli amministratori - “I Comuni cosa possono fare che non hanno una lira?” (ammettendo implicitamente che un problema esiste):

Questo è vero solo in parte, e specificamente per quanto riguarda l’anello circumlacuale di raccolta di acque reflue, il cui ripristino dovrebbe iniziare tra poco con fondi stanziati dalla Regione. Da sottolineare che la causa degli inquinamenti rilevati dalla Goletta non erano malfunzionamenti del collettore circumlacuale, ma fonti locali come sistemi di raccolta comunali e scarichi abusivi.

In questo campo invece i comuni possono intervenire rapidamente e senza dover spendere grandi somme: rilevando e eliminando scarichi abusivi, e procedendo a una manutenzione attenta della rete locale (richiesta nel caso di Capodimonte esplicitamente dal direttore del COBALB: "Più volte negli ultimi anni l'Amministrazione comunale è stata da noi sollecitata ad intervenire su quel tratto di collettore fognario di sua competenza. Piccoli interventi con costi limitati che avrebbero risolto il problema.", vedi post).

Nel mese di aprile 2012, le associazioni riunite nell’azione Salvalago si erano rivolte a tutti i comuni del comprensorio chiedendo la verifica e la revisione dei sistemi fognari locali. In un primo tempo la richiesta era stata accolta da Montefiascone e Capodimonte che però non hanno dato seguito alla disponibilità iniziale. Bolsena invece ha reagito inserendo la revisione del tratto fognario comunale sul Lungolago e l’allacciamento del quartiere Sant’ Antonio nel progetto di risanamento dell’anello COBALB.

È chiaro quindi, che da anni le amministrazioni sono perfettamente al corrente delle deficienze fognarie locali (segnalate anche da molti cittadini e dall’Osservatorio stesso in vari post), dei frequenti inquinamenti causati da scarichi incontrollati e dalle reti di raccolta comunali, e che in più sanno come risolvere i problemi. Inutile negare.


La seconda linea di difesa delle amministrazioni: I dati di Legambiente sull’inquinamento sanitario non sono attendibili e non imparziali. Gli ambientalisti vengono trattati da “pinco pallino pseudo-ambientalista”, “cretini”, colpevoli di “atti di terrorismo di chi a Roma cerca ribalta” (chi? Legambiente? Papa Francesco, che nell’enciclica “Laudato Si’” fa riferimento esplicito a sor’ aqua?).

Secondo noi, non esiste nessuna ragione per definire inattendibili, invalidate da carenze tecniche o di procedura, o addirittura falsificate le misure e analisi di Legambiente, che da anni e con grande professionalità conduce le campagne della Goletta in laghi e mari. Comunque, anche i dati dell’ARPA sull’inquinamento igienico sanitario (che risulta assente tranne in alcuni punti critici) ci sembrano corretti. Ambedue rispecchiano la duplice realtà del Lago di Bolsena, con acque di balneazione frequentemente inquinate (a causa di scarichi illeciti e accidentali – “inquinamenti di breve durata”) in prossimità di fossi, di centri urbani e di esercizi turistici lungo le spiagge, e con acque di qualità eccellenti lontano da fonti d’inquinamento. Possibilmente, i rilevamenti di Legambiente del 17 giugno sono stati influenzati dalle leggere piogge intorno a questa data, che forse hanno traportato nel Lago sostanze inquinanti accumulati nei fossi oppure nelle tubazioni delle acque bianche.

Il grande problema è – e arriviamo al terzo punto – che l’ARPA Lazio, quando dichiara “eccellente” la balneabilità delle acque, abbellisce la realtà: applica una normativa valida nel caso di un lago “sotto controllo”, senza scarichi abusivi e accidentali (quindi nell’ipotesi di una situazione stabile, statica della qualità delle acque) al Lago di Bolsena dove si verificano frequenti “inquinamenti di breve durata”, a causa del collettore fognario disastrato e delle numerose altre fonti d’inquinamento attive. Questa situazione richiederebbe una frequenza più alta dei prelievi, oltre che a fissare i punti di monitoraggio (D.Lgs. 116/08) “... dove si prevede il maggior afflusso di bagnanti ed il rischio più elevato di inquinamento“: ed è qui dove Legambiente trova l’acqua inquinata, mentre l'ARPA evita questi punti a rischio (perché?).
 
sversamento del 5 luglio dalla stazione Gran Carro

Grave omissione poiché così l’ARPA rinuncia ad esercitare il suo ruolo istituzionale di agenzia indipendente di tutela e controllo. Anche di questo fatto tutte le amministrazioni sono al corrente, come anche l’ARPA stessa (vedi post) e l’Unione Europea alla quale è stata consegnata una revisione critica dell’operato scientifico e normativo dell’Agenzia Regionale (vedi link, allegato 6).

Abbiamo visto che le amministrazioni sono informate sia sulla situazione sanitaria compromessa con frequenti inquinamenti di breve durata (pochi giorni fa l’ultimo grave sversamento durato due giorni e provocato dal guasto delle pompe della stazione di Gran Carro) delle acque di balneazione, che sull’insufficiente tutela sanitaria dei bagnanti. Hanno lasciato trascorrere molti anni senza eliminare le fonti comunali d’inquinamento, e senza insistere presso l’ARPA su un’efficiente sorveglianza igienico sanitaria delle acque. Perché perdere altro tempo alla ricerca di capri espiatori, invece di mettersi al lavoro rapidamente e con responsabilità?
E siamo sicuri che trincerarsi dietro al parere dell'ARPA, quando sappiamo (e ognuno può controllare leggendo le disposizioni del D.Lgs. 116/08 e del Decreto 30/03/2010) che rispecchia solo una verità molto parziale, sia un modo efficace per affrontare le criticità molto concrete?