martedì 17 dicembre 2013

La corsa all'oro


Abitate in uno di questi comuni: Acquapendente, Allumiere, Anguillara Sabazia, Arlena di Castro, Bagnoregio, Bassano Romano, Blera, Bolsena, Bomarzo, Bracciano, Calcata, Campagnano Romano, Canale Monterano, Canepina, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel Giorgio, Castel Sant’Elia, Castell’Azzara, Cellere, Celleno, Cerveteri, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Fiumicino, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Lubriano, Magliano Romano, Manziana, Marta, Mazzano Romano, Montalto di Castro, Montefiascone, Monteromano, Monterosi, Nepi, Onano, Oriolo Romano, Piancastagnaio, Piansano, Proceno, Roma, Ronciglione, Sacrofano, San Casciano dei Bagni, San Lorenzo Nuovo, Sorano, Soriano del Cimino, Sutri, Tarquinia, Tessennano, Tolfa, Trevignano Romano, Tuscania, Valentano, Vallerano, Vejano, Vetralla, Vignanello, Viterbo, Vitorchiano?

sfruttamento industriale della geotermia sull'Amiata, centrale Bagnore 3
Allora il vostro territorio è interessato da una delle numerose “Richieste di conferimento del permesso di ricerca per risorse geotermiche” di cui la Provincia di Viterbo è a conoscenza (417 di queste istanze sono in corso in tutto il Lazio), e che sono state presentate da 13 società diverse. Se eccettuiamo l’impianto geotermico di Castel Giorgio in Umbria per il quale è già stato presentato il progetto definitivo e che è in attesa della valutazione d’impatto ambientale ministeriale, le più avanzate pratiche nella Tuscia sono quelle di “Grotte di Castro”, di “Piana del Diavolo” (comuni di Cellere, Farnese e di Ischia di Castro) e di “Cellere”, per le quali la conferenza di servizi ha dato parere favorevole. Per il 20 dicembre 2013 è convocata la conferenza di servizi per il progetto “Celleno” (che interessa i comuni di Bagnoregio, Celleno, Civitella d’Agliano, Graffignano, Montefiascone e Viterbo) presentato dalla Geoenergy Srl, e anche qui il parere positivo finale sembra scontato: poiché nulla valgono in questa sede le rare opposizioni, come quelle del sindaco di Valentano per il progetto “Cellere” e dell’amministrazione di San Lorenzo per il progetto “Grotte di Castro”. Di regola le amministrazioni sono assenti, in due casi hanno dato parere favorevole (quella di Bolsena per il progetto “Grotte di Castro” e quella di Canino per il progetto “Cellere”): sarebbe invece importante dare, sin dall’inizio, un chiaro segnale di opposizione massiccia a questi progetti.

Anche se nella maggioranza dei casi le ricerche geotermiche preliminari si concentrano su misurazioni non intrusive, oppure prevedono al massimo la perforazione di pozzi di alcune centinaia di metri finalizzate a misure geofisiche, è comunque essenziale dichiarare, subito ed energicamente, la contrarietà dei comuni alle ricerche ulteriori e allo sfruttamento della risorsa geotermica.

Tuttavia la ricerca di risorse geotermiche non è limitata alle suddette misure non intrusive, ma prevede anche la trivellazione di pozzi esplorativi profondi e prolungate prove di produzione come descritto nel DPR 27/05/1991 n. 395. Sappiamo fin da ora che la fase successiva alla ricerca di superficie (e la sua continuazione logica) sono l’esplorazione profonda, e infine la “coltivazione” con numerosi pozzi profondi, e che ambedue comportano rischi inaccettabili per il nostro territorio. Se la fase di ricerca ha un risultato positivo, sarà poi molto difficile opporsi a questo sfruttamento finale e industriale della geotermia, a fronte degli ingenti costi sostenuti dalle imprese, attratte e motivate dagli esorbitanti incentivi (subdolamente inseriti nelle bollette pagate dai cittadini per i prossimi venti anni). Bisogna fermare questa corsa all’oro nella fase iniziale, adesso.

centrale geotermica sull'Amiata
Non siamo contrari alla geotermia in generale, ma bisogna valutare attentamente se l’impatto ambientale e sociale rapportato alle condizioni locali la rendano fattibile e conveniente. Nel nostro territorio, come evidenziato più volte, insorge il pericolo d’inquinamento delle acque della falda acquifera superficiale (cui fa parte il Lago di Bolsena) con acque del serbatoio geotermico ricche di sostanze nocive, e il rischio di forti terremoti indotti dovuto alla specifica conformazione del sottosuolo, nonché la minaccia dell’emissione nell’atmosfera di gas inquinanti e tossici, come la Regione Toscana consente nell’Amiata.

Sono in gioco la sicurezza e la salute delle persone. Una decisione che non può essere delegata al Sindaco, bisogna che la popolazione sia pienamente informata di tutti gli aspetti dei progetti e possa fare pesare la propria opinione con un referendum locale o altra procedura, come avviene in altri paesi. Sono o non sono i cittadini a decidere sulla loro salute e sul futuro del territorio? Spetta ai cittadini scegliere: appoggiare la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile di agricoltura e turismo nelle loro terre, o destinarle a zona industriale degradata dedicata al massimo sfruttamento delle risorse energetiche.

venerdì 13 dicembre 2013

Lasciateci vivere!


Tutto attorno al Lago li incontriamo, questi scheletri di alberi, vittime di maltrattamenti commessi durante il corso dell’anno. Assieme a centinaia di alberi abbattuti senza motivo valido ed alle migliaia di alberi minacciati e maltrattati, testimoniano della nostra insensibilità nei confronti degli alberi e del loro valore, sia quanto riguarda i molteplici servizi che rendono al nostro ecosistema, sia con riferimento alla loro importanza per il nostro benessere psicologico e spirituale: ancora consideriamo l’albero soltanto oggetto da manipolare a nostro piacere.


 

Ne abbiamo parlato in alcuni post precedenti e ne riparliamo adesso perché ci sono giunte varie segnalazioni di scempi e richieste di intervenire. I cittadini, che adottano anche forme fantasiose di sensibilizzazione, si sentono abbandonati dalle amministrazioni, inerti davanti alle continue violazioni di legge, e di conseguenza complici degli scempi.


Particolarmente gravi sono i casi dove gli alberi minacciati o danneggiati costituiscono un patrimonio storico e paesaggistico importante - ricordiamo soltanto la lotta per gli alberi condannati a morte della Faggeta del Lago di Vico e l’insensibilità di fronte al viale alberato “I Pioppi” a Capodimonte – pertanto unico nel mondo non solo per la sua bellezza, ma per la sua antichità ed estensione. Creato attorno al 1400 probabilmente dai duchi Farnese, il viale alberato fu tutelato dagli stessi Farnese con precise norme: “Si doveva subito ripiantare un novo albero, dove per qualunque cagione alcuno ne fosse mancato … “. Questo interesse nella cura del viale – che nel suo nucleo corrisponde alla doppia fila di alberi lunga più di due kilometri, a destra e sinistra dell’attuale viale Regina Margherita – rimase vivo fino all’inizio del secolo scorso, quando fu completato, a più riprese, con un filare di platani e pioppi lungo la riva del Lago. Soltanto in seguito “I Pioppi” furono seriamente danneggiati dall’espansione urbanistica e dalla costruzione di strutture turistiche (in grande parte abusive).



Nelle foto vediamo le vittime delle ultime sevizie: gli alberi in questione furono sottomessi alla capitozzatura ed a ulteriori interventi di “cura” – tutto ciò in modo rigorosamente illegale. Nasce il sospetto che si sia voluto uccidere gli alberi per sgomberare il campo all’installazione di tende, tettoie e verande; ed a niente è servito l’appello disperato di un cittadino “lasciateci vivere”.

Abbiamo trasmesso le segnalazioni agli organi pubblici e in contempo alla Procura della Repubblica e al Giudice di Pace, e speriamo nel loro intervento.

Per sostenere il loro patrimonio, sarebbe utile che i cittadini di tutti i comuni si attivassero e insistessero presso le loro amministrazioni sull’attuazione della legge 14 gennaio 2013 n.10, che nel suo articolo 7 riporta le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”. Tra l’altro, la legge obbliga i comuni a redigere l’elenco degli alberi, filari e alberate di particolare pregio da tutelare.


 

venerdì 1 novembre 2013

Zone d’ombra - World Carp Classic 2013


Dal 29 settembre al 5 ottobre si è svolto al Lago di Bolsena il WCC 2013, il World Carp Classic 2013, una gara “monumentale”, la “più grande gara di carp-fishing mai vista” secondo gli organizzatori inglesi di “Angling Spirit”. È stata vinta dal team di Lizette Beunders e Bianca Venema, due olandesi sponsorizzate da “Dynamite Baits” - il primo team femminile a vincere una gara internazionale di carp-fishing. Hanno partecipato più di 450 pescatori provenienti da 27 paesi, pronti a sborsare una quota di partecipazione di minimo £ 1250 (circa 1500 €) a coppia; il giro d’affari è notevole tra quote di partecipazione, contributi di sponsor, pubblicità, agenzie di viaggio e altro (e dovrebbe superare un milione di Euro), il guadagno per gli organizzatori consistente.
Siamo stati interpellati da più lettori a proposito del regolamento della gara, della nocività eventuale della “pasturazione” (l’immissione di esche organiche per attirare le carpe) e di vari eventi possibilmente legati alla competizione. Grazie alla disponibilità degli uffici dell’assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia siamo in grado di rispondere ad alcune quesiti; rimangono comunque certe zone d’ombra, mancano informazioni importanti per valutare completamente l’accaduto.




Come rilevato in un post precedente, il carp-fishing è una delle tante attività che possono, in certe circostanze, creare problemi al Lago, soprattutto per 4 ragioni:
1) causa inquinamento con sostanze organiche del Lago (aumento della trofia) a seguito di una massiccia pasturazione (lancio di esche per attirare i pesci e per abituarli al luogo di cattura) con numerosi preparati. Questa pasturazione è diventata molto pesante e quasi continua negli ultimi anni.
2) favorisce la presenza di specie alloctone – di pesci e di certe piante acquatiche infestanti;
3) può danneggiare l’ambiente con la realizzazione delle "piazzole" per il carp-fishing;
4) crea, con la presenza costante in acqua di pescatori, disturbo per la fauna selvatica.
Il carp-fishing nel Lago di Bolsena è disciplinato da un ottimo regolamento provinciale, elaborato nell’ambito del Piano Operativo dell’Agenda 21 della Provincia in seguito alla delibera del Consiglio Provinciale n° 134 del 20.12.2006. Questo regolamento sarebbe solo da completare con due suggerimenti contenuti nelle Misure di Conservazione del Piano di Gestione della ZPS/SIC Lago di Bolsena, adottate dalla Provincia nel 2010 (che tra l’altro fanno esplicito riferimento al regolamento provinciale): di limitare la quantità di pastura “che non dovrà superare i 10 kg di boilies per sessione di pesca” (comprensiva della pasturazione preventiva e quella da farsi nel corso della battuta), e di ridurre le giornate di pesca a quattro per settimana.
Il regolamento provinciale si può trovare, come ci ha comunicato l’amministrazione provinciale, sul sito del Comune di Gradoli (e non sul sito della Provincia); sul sito del Comune di Montefiascone è disponibile un regolamento comunale – in sostanza un elenco delle postazioni e un tariffario per l’affitto delle piazzole, senza riferimento alla normativa provinciale e in contraddizione con essa.
Se compariamo la normativa provinciale con il regolamento del World Carp Classic 2013 pubblicato sul sito ufficiale costatiamo che quest’ultimo “va un po’ tutto al di fuori di un regolamento sottoposto a valutazione di incidenza” (secondo il giudizio della Provincia stessa), cioè delle norme vigenti. Specificamente abbiamo rilevato le seguenti contraddizioni:
- punto 13 del Regolamento Provinciale (R.P.) prevede una distanza da terra per la pesca non superiore a 100 m (“…al fine di non essere di intralcio ad attività economiche rilevanti per questo territorio, quali la pesca di professione …”). Il regolamento WCC non contiene questa limitazione;
- punto 13 del R.P. prevede l’uso obbligatorio dei piombi tendi filo (back-lead), il regolamento WCC non contiene questa limitazione;
- punto 15 del R.P. definisce e limita la tipologia delle esche. “Sono ammesse solo le esche previste dalla filosofia del carp-fishing, quindi boilies del diametro compreso tra 10 e 28 mm. e granaglie (mais cotto). Sono esclusi impasti di sfarinati e pasture. E’ vietato l’uso di pastelle o altri agglomerati sull’amo. Sono vietati: il fouilles, vardevase, sangue e derivati,  esche vive di qualsiasi specie, crostacei, vermi, pesci vivi o morti, ed altre esche artificiali
 Nel regolamento WCC molte di queste limitazioni sono assenti (si vietano soltanto esche vive);
- da punto 16 a 26 del R.P. si definiscono le zone e i periodi per il carp-fishing nel Lago di Bolsena. Solo in alcune zone (il lungolago di Gradoli e una parte del lungolago di Montefiascone, vedi punto 20 e 21) è permessa la pesca, mentre le postazioni del WCC coprono quasi tutto il Lago.
- alcune disposizioni del regolamento WCC non sono considerate nel R. P., p. e. l’uso di barche d’appoggio, e sarebbero da integrare nel Regolamento Provinciale;
- rimane un dubbio a proposito del numero di canne consentito: secondo punto 14 del R.P. è ammesso l’uso di non più di tre canne, armate con un solo amo – e sembra che si riferisca al numero di canne per piazzola, e non per pescatore. Il regolamento WCC prevede l’uso di massimo 4 canne per piazzola, più “plumbing and spodding rods”.
Sì, è vero – “un po’ tutto al di fuori” del regolamento, anche tanto!
Ci chiediamo: com’è possibile organizzare una gara internazionale di carp-fishing con un regolamento che si discosta in più punti essenziali dalla normativa in vigore? Perché le autorità accettano senz’altro l’imposizione di una normativa privata? Perché le forze dell’ordine non intervengono per fare valere le norme vigenti, pur rischiando denunce per omissione d’atti d’ufficio? Come si comporteranno nelle prossime gare di carp-fishing e nel WCC 2014 già aperto per iscrizioni?
La Legge Regionale n. 87 del 7 Dicembre 1990 (art. 30, comma 3) prevede la possibilità di deroghe in certi punti della normativa, da concedere dal Presidente della Giunta Regionale o, per quanto riguarda il numero delle catture e l'uso delle esche (comunque rimane vietato l’utilizzo del sangue nelle esche e nella pastura), dall’amministrazione provinciale. Però, secondo le nostre informazioni, non sono state concesse deroghe per il WCC 2013, né se ne trova traccia sul sito della Provincia (dove dovrebbero apparire secondo le leggi di trasparenza).



Il presidente di Angling Spirit, Ross Honey, nella sua “Richiesta di autorizzazione per World Carp Classic Bolsena 2013” tramessaci, chiede al Presidente della Provincia Meroi sostanzialmente mano libera, sottolineando l’immenso vantaggio economico per il territorio derivante dalla manifestazione e la buona collaborazione della Polizia Provinciale: richiesta con tutta evidenza accolta, con buona pace delle disposizioni di legge.
Sempre secondo la L. R. n. 87/ 90 (art. 42), la “vigilanza sull'esercizio della pesca … viene esercitata dal Corpo forestale dello Stato, dagli agenti giurati delle amministrazioni provinciali, da dipendenti regionali espressamente incaricati dal Presidente della Giunta regionale, nonché dalle guardie giurate di cui ai successivi commi”: sono questi gli organi responsabili per verifiche e controlli.
Siamo di fronte a meccanismi che conosciamo pur troppo bene, e che si ripetono ovunque - sia nel WCC 2013, sia nello sfruttamento geotermico, nel taglio facile e indiscriminato di alberi, nell’espansione sconsiderata urbanistica, in tecniche colturali dannose, nella sottrazione di terreni all’agricoltura per realizzare impianti fotovoltaici, nell’abusivismo diffuso …:
La cura e la tutela dell’ambiente sono messe da parte in favore di attività e progetti insostenibili, appoggiati però da forti interessi particolari, economici e politici. Norme e leggi sono ignorate o disattese, oppure cambiate ad hoc per agevolare la distruzione dell’ambiente e il suo sfruttamento indiscriminato; gli organismi di controllo disertano i loro doveri. Per contrastare questo insieme di meccanismi, è necessario una valutazione dell’incidenza sulla salute dell’ecosistema di ogni singolo meccanismo e del loro insieme – ed è proprio questa valutazione globale che fornisce il Piano di Gestione della ZPS / SIC Lago di Bolsena.
Con una situazione ambientale del Lago fuori controllo come oggi, è imperativa, più che mai, l'approvazione del Piano di Gestione, che sancirebbe l'invaso del Lago e il Lago stesso come zona di protezione speciale e che stabilisce quanto e cosa è possibile fare nelle sue acque: sono ormai quattro anni che la Regione si rifiuta a compiere questo passo obbligato. 
Altrettanto importante è l’impegno continuo in sostegno a comportamenti sostenibili, in tutti i campi, a partire da noi stessi e le nostre azioni individuali e quotidiane.
Ci appelliamo all’amministrazione provinciale – all’assessorato dell’ambiente e all’assessorato dell’agricoltura, caccia e pesca - di insistere sul rispetto della normativa vigente, tramite chiare indicazioni agli organizzatori e alle forze dell’ordine. Altrimenti rimane soltanto la strada delle denunce e degli esposti, aperta a tutti i cittadini.
Siamo convinti che esiste il carpista pacifico e amante dell’ambiente che si intuisce dalle parole sincere di Tristano Magnani, nelle sue interviste al RadioGiornale. Ma è altrettanto evidente che questa filosofia viene abbandonata nel carp-fishing professionale, dove contano gli affari, dove comandano i numeri – peso delle carpe (unità di misura per la “qualità” del lago), il loro numero, il numero dei partecipanti, i soldi incassati … - e non la cura e l’amore per l’ambiente.
Due ultime osservazioni. La prima a proposito delle esche:
È fuori ogni dubbio che nel WCC si usavano esche e pasture preparate con sfarinati di pesce e altre sostanze di origine animale (vedi un’intervista sul sito dello sponsor “Dynamite Baits”). “Tutte balle” quindi le affermazioni virtuose: “Noi, siamo convinti di fare del nostro meglio, nel rispetto dell’ambiente” - è il commento di un accompagnatore proveniente da Terni, a capo di una squadra carpista americana -. “Le boilies? E’ tutto mangime naturale, a base di mais, nocciole, e aromi fruttati. Che vuole che apporti di male al lago?” raccolte da Caterina Berardi.
Infine, a proposito della pasturazione massiccia e continua:
Non siamo riusciti ancora a chiarire completamente un fatto eventualmente collegato al WCC 2013: Un lettore ci aveva segnalato un esteso inquinamento (si parlava di fino a 300 m di lunghezza) della spiaggia di Bolsena, alla sinistra del porto (di fronte al "Bar del Porto"), alle ore 11 del 17 settembre 2013, documentato da alcune foto. I carabinieri arrivati sul posto poco dopo, hanno costatato che si trattava di pastura per il carp-fishing; analisi effettuate da loro avrebbero confermato quest’osservazione (ringraziamo il Comando di Bolsena per l’informazione). Si trattava di una pasturazione preventiva di solito effettuata all’incirca due settimane prima di una gara? Sarebbe comunque un inquinamento organico massiccio e illecito. Oppure si trattava, come sostengono altri, di un inquinamento fognario proveniente da scarichi abusivi nei fossi del Centro Storico?

martedì 29 ottobre 2013

Geotermia: Convegno a Bolsena

Riassunto delle relazioni del convegno:

Problematiche indotte dallo sfruttamento delle risorse geotermiche: convegno organizzato dalla Provincia di Viterbo e il Comune di Bolsena in collaborazione con le associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del Lago di Bolsena

Bolsena, 26 ottobre, ore 10:30 presso l’Auditorium



 Ha aperto il convegno il Professor Roberto Minervini indicando che l’incontro di Bolsena nasce dall’esigenza dei cittadini di essere più partecipi degli eventi che accadono nel territorio, per prevenire il rischio di rimanere all’oscuro di molte attività potenzialmente nocive. Ha rilevato, citando gli esempi della centrale geotermica a Latera e del parco eolico di Piansano, che la politica degli incentivi smisurati per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili ha arrecato molti danni al territorio e attirato imprese irresponsabili e interessate solo all’immediato ricavo economico.

Il sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli ha dato il benvenuto ai relatori e ai partecipanti. Ha ribadito un fermo NO del Comune di Bolsena alla geotermia e si è detto preoccupato e amareggiato dalla scarsa presenza degli enti locali del comprensorio.

Il consigliere regionale Professor Riccardo Valentini ha aperto il suo intervento testimoniando quanto sia importante il Lago di Bolsena per l’amministrazione regionale, che sta per dare risposte determinate e definitive al problema della sua salute e dello stato delle sue acque nel quadro di una strategia comprensiva. L’assessore Refrigeri starebbe lavorando a un piano strategico (pronto “a giorni” o al massimo nel giro di alcune settimane) che risolve in un quadro condiviso e serio i vari problemi – l’inquinamento del lago dal sistema fognario disastrato, l’arsenico nell’acqua potabile (poiché il Lago potrebbe essere una fonte di acqua pulita) e le varie minacce alla qualità delle acque (come la geotermia).
Per quanto riguarda la geotermia, dapprima Valentini ha invitato a una riflessione sulle energie rinnovabili per migliorare il modo in cui produciamo l’energia. È indubbio che l’Italia ha ottenuto risultati importanti nel campo delle energie rinnovabili che rappresentano anche una grande possibilità economica per il paese. La Regione lavorerebbe a definire un piano energetico, che finora non esiste - e gli effetti di questa mancanza si vedono. L’obiettivo è di produrre, regolare e distribuire l’energia nel modo migliore. L’energia è un bene comune che deve servire al cittadino, e non può essere un business. Secondo Valentini, si può arrivare a prezzi più bassi soprattutto per piccole imprese, con piccoli impianti (p. e in zone artigianali) che danno energia direttamente a piccole imprese, invece dei megaimpianti. L’energia dev’essere prodotta in zone da scegliere con criterio più rigoroso, e deve arricchire il cittadino e non le grandi società e le mafie. Un altro obiettivo importante è di aumentare l’efficienza energetica – bisogna smettere di buttare energia: anche qui Valentini vede una grande opportunità ecologica ed economica, rigenerando l’edilizia.
Per parlare dell’impianto di Castel Giorgio, Valentini ha affermato che la Regione avrebbe “acceso un faro potente” su tutta la faccenda e vorrebbe agire assieme alla Regione Umbria, i tecnici e i comitati per vedere chiaro e per prendere atto dei rischi. Valentini s’impegna a studiare il materiale e di riportare la problematica in Regione.

Il Professor Marco Mucciarelli, nel suo intervento “Sismicità indotta, il caso Italia”, ha ricordato che i primi studi sulla sismicità indotta in Italia risalgono a più di 50 anni fa e ha citato l’esempio della diga di Vajont. Nel 1985 l’ENEL ha studiato la sismicità indotta a Larderello e ha adattato lo sfruttamento geotermico ai risultati delle ricerche. Oggi invece in Italia questa linea di ricerca è quasi estinta mentre all’estero è molto attiva, e il fatto indiscutibile che la geotermia può indurre terremoti è quasi dimenticato.
I terremoti possono essere indotti o direttamente da un contatto diretto con la faglia, o indirettamente quando si crea una perturbazione che in un secondo tempo, anche attraverso meccanismi interposti, provoca il sisma. Il rischio di danni dipende dalla grandezza del disturbo, soprattutto da differenze di temperatura e pressione create nel sottosuolo, dal tipo delle rocce coinvolte e dalla profondità del sisma; un recente studio svizzero dà un quadro comprensivo di questi meccanismi.
Vari studi, p. e. in Svizzera, Spagna, Olanda, Germania e negli Stati Uniti hanno dimostrato che nel caso dei terremoti indotti – da impianti di geotermia, di stoccaggio ed estrazioni di gas e altri - la prevenzione è possibile, perché la loro magnitudo segue un percorso temporale caratteristico che può essere modificato regolando i parametri della perturbazione indotta: condizione indispensabile è un accurato monitoraggio della sismicità della zona.
L’esperienza degli altri paesi dimostra che lo sfruttamento geotermico può essere accettato dai cittadini se sono coinvolti dall’inizio nella progettazione e prevenzione, tramite processi condivisi dove le amministrazioni offrono aiuto anche preventivo ai privati: come in Olanda dove le ditte preventivamente rendono antisismiche le case, o in Svizzera a San Gallo, dove lo Stato ha anticipatamente avvertito e informato la popolazione dei rischi legati alla costruzione dell’impianto. Dopo un terremoto indotto le autorità hanno risarcito i danni e ottenevano, in seguito a una consultazione con la popolazione, l’autorizzazione a procedere con lo sfruttamento geotermico.
Mucciarelli ha invitato ad adottare questi meccanismi considerati indispensabili in tutti i paesi - di prevenzione, di monitoraggio e di controllo delle attività, e soprattutto di condivisione - anche in Italia, dove non esistono ancora regole condivise per attivarli.
Infine, Mucciarelli ha chiesto di prestare maggiore attenzione alla sicurezza sismica degli edifici, il che potrebbe ridurre di molto sia i danni materiali, sia quelli umani nel caso di terremoti naturali o indotti.

Il Dottor Mauro Chessa ha introdotto il suo contributo “Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata” con una frase di Fitoussi: “L'economia può essere messa in campo per servire l'ecologia, ma la questione ecologica è essa stesa al centro del mondo economico. Ed entrambe non sono che sottoinsiemi della questione della giustizia sociale, cioè della questione democratica”.
Ha documentato il disastro ambientale creato dallo sfruttamento geotermico sull’Amiata. Questi impianti, ai quali si aggiungeranno altri dello stesso tipo nei prossimi anni, sono a ciclo aperto: aspirano i fluidi geotermici (acqua calda contenente molti inquinanti pericolosi) e li rilasciano, dopo raffreddamento, all'ambiente (impianti “di un’altra epoca e di un altro mondo” secondo Margottini). Secondo dati dell’ARPA Toscana del 2009, fuoriuscivano ogni giorno, solo dalla centrale Bagnore 3, 1 t di acido solfidrico, 4 t di ammoniaca, 7 t di metano, 1,2 kg di acido borico, 96 g di mercurio, 9 g di arsenico, 214 t di anidride carbonica. Filtri in seguito installati abbattono solo una parte del mercurio e dell’acido borico. A questo proposito, Chessa ha indicato giustamente, che gli impianti dell’Amiata non dovrebbero ricadere nella categoria d’impianti di energia rinnovabile incentivati dall’UE (con i “certificati verdi”), perché – causa il rilascio massiccio di gas a effetto serra - hanno un bilancio CO2 pessimo, peggio di una centrale convenzionale fossile.
Per quanto riguarda l’acqua – tutelata da un’ottima legge regionale toscana e dalla Legge Galli come bene comune (leggi però non applicate), si è rivelato da misurazioni effettuate dal CNR nel 1999, che dal 1970 il volume dell’acquifero dell’Amiata – il più importante acquifero della Toscana – si è dimezzato; un sondaggio consecutivo effettuato dalla Regione ha confermato questo dato e ha rilevato che il livello della falda si è abbassato di più di 200 m. Malgrado alcuni studi contraddittori, è stato dimostrato che almeno una parte di questo abbassamento è dovuto allo sfruttamento geotermico, causato dalla connessione tra l’acquifero e i serbatoi geotermici nel sottosuolo estremamente fratturato dell’Amiata. Inoltre è stata dimostrata, a sostegno del supposto collegamento tra falda superficiale e acquifero termale, una correlazione tra intensità dello sfruttamento geotermico e portata delle sorgenti superficiali da una parte, e presenza di inquinanti (As, B) nella falda potabile dall’altra.
Il grande peso economico e politico dell’ENEL però, che continua a negare la responsabilità per questi danni ambientali e umani ingenti, fa sì che ogni opposizione dei comitati locali alla geotermia insostenibile sull’Amiata finora è stata vana.
Chessa ha illustrato quanto sia economicamente attraente una centrale geotermica per le aziende, grazie all’elevato “fattore di capacità” (rapporto tra potenzialità e resa effettiva), e nonostante gli alti costi iniziali (preliminari per esplorazioni, e d’investimento) cui è attribuibile il fatto che solo pochi investitori sono capaci di attivarsi nel settore. Anche senza tenere conto dei certificati verdi, gli investimenti in centrali geotermiche sarebbero i più interessanti nel campo delle energie rinnovabili.
Infine, Chessa, nel quadro iniziale di sostenibilità, ha parlato della questione sociale e dei vari tipi di conflitti che possono nascere: conflitti di valore quando sono in gioco valori non contrattabili come la salute e la vita delle persone, conflitti d’interesse, quando p. e. non ci sono ritorni economici sul territorio (come nei comuni dell’Amiata tra i più poveri della Toscana, conflitti di tipo cognitivo che possono nascere da mancanza di trasparenza e trasmissione di informazioni, e conflitti di rapporto provocati dall’insufficiente coinvolgimento dei cittadini.



Piero Bruni, presidente dell’associazione Lago di Bolsena, nel suo intervento “Possibile impatto della geotermia sul SIC Lago di Bolsena” ha illustrato che l’istanza di permesso di esplorazione geotermica a Castel Giorgio, al confine dell’Umbria con il Lazio, riguarda direttamente l’acquifero del Lago di Bolsena che si estende nel sottosuolo della zona di Castel Giorgio, e che perciò è indispensabile il coinvolgimento della Regione Lazio e della UE che tutela il Sito d’Interesse Comunitario Lago di Bolsena. Ha spiegato che la Valutazione d’Impatto Ambientale deve tenere conto del pericolo di contaminazione dell’acquifero superficiale, potabile, con acque del serbatoio profondo – tra cui l’inquinamento con l’arsenico, presente nel fluido geotermico in concentrazioni che possono raggiungere 500 µg/l, mentre nella falda del Lago è a livelli molto più bassi (circa 5 - 15 µg/l). Il pericolo di contaminazione è concreto a causa delle fratture presenti nel  sottosuolo (e molti studi dimostrano un alto grado di fratturazione) che rende probabile l’esistenza di canali di risalita fra il serbatoio geotermico e quello utilizzato dalla rete potabile.
A questo rischio di comunicazione naturale tra i serbatoi, si aggiunge il rischio che vie di comunicazione si formino a causa di una carente cementazione dei tubi metallici nella roccia, o dalla loro ossidazione o rottura.
Bruni ha concluso ricordando che qualsiasi intervento che abbia un impatto sull’ambiente deve essere soggetto alla VIA (valutazione d’impatto ambientale), che è necessaria una valutazione strategica ambientale che riguarda tutta la zona del Lago di Bolsena e dovrebbe interdire lo sfruttamento geotermico in questa zona, che bisogna tutelare i nostri siti storici e vulnerabili da sismi e che è inevitabile riesaminare l’entità dell’incentivazione; tutte queste riflessioni portano a un deciso NO allo sfruttamento geotermico nel comprensorio del Lago di Bolsena.

Il Professor Claudio Margottini (“Considerazioni sulle potenzialità geotermiche dell’Alfina”) ha parlato nella duplice veste di scienziato da una parte e di amministratore (assessore all’ambiente del Comune di Orvieto) e quindi al servizio della popolazione.
Ha sottolineato che per valutare un progetto occorre la conoscenza del territorio: la VIA è necessaria per valutare l’insieme di impatti, di pericoli che l’attività di sfruttamento geotermico può provocare per il territorio. Di fronte a un serbatoio geotermico a liquido dominante (come nel caso dell’Alfina) esiste il pericolo dell’inquinamento della falda acquifera superficiale. In più, è da valutare l’impatto derivante dalla sismicità indotta, la possibilità di eruzioni termali, e infine impatti non specifici come l’impatto paesaggistico, l’impatto acustico etc.

Per Margottini, un problema maggiore può derivare dalla complessa struttura, altamente eterogenea del sottosuolo nella zona dell’Alfina. Già il fatto che il prelevamento dal serbatoio geotermico avviene in un punto che è lontano di alcuni chilometri dal punto di reiniezione, può essere critico perché non è sicuro che il liquido geotermico venga immesso nello stesso serbatoio in cui avviene l’estrazione, con la possibilità di disequilibri e stress meccanici consecutivi. Un altro problema è collegato alla possibile esistenza di una cappa di gas nella parte superiore del serbatoio geotermico, scoperta dalle esplorazioni dell’ENEL (con fuoriuscita di anidride carbonica nel ’78).

Margottini ha sottolineato di essere un sostenitore della geotermia, che però esistono zone dove sarebbe meglio rinunciare alla realizzazione di impianti, zone con instabilità sismica elevata, zone fratturate dove un terremoto può essere innescato già da una piccola perturbazione esterna: questa grande sensibilità a stimolazioni della struttura tettonica dell’Alfina è stata dimostrata dalle esplorazioni dell’ENEL (che di conseguenza ha abbandonato i suoi progetti). Se ora società puramente finanziarie – attirate dagli eccessivi benefici di legge che favoriscono grandi impianti, con pericolo d’infiltrazioni mafiose - senza alcuna esperienza in materia, ripropongono un impianto geotermico, non è il caso di darle mano libera. 
La scienza deve agire a supporto – dice Margottini - della programmazione politica e può dare gli indirizzi per un buon governo del territorio, ciò che richiede, tra l’altro, di tenere conto delle specificità e criticità del territorio, come p. e. la sua sensibilità sismica, nel senso della sostenibilità di un progetto per il territorio nonché dei benefici per le società locali.
Margottini ha rilevato che il primo obiettivo della politica locale è la difesa dei cittadini, poiché porta la responsabilità diretta della salute delle persone affidatele: ciò impone la scelta della sostenibilità e di una “geotermia etica”. Elementi di questa scelta potrebbero essere
- sviluppo di una filiera italiana di impianti;
- di comunicare e condividere il progetto con la popolazione, esponendo rischi e vantaggi, per trovare una soluzione condivisa;
- un approccio di sostenibilità trovando un equilibrio tra esigenze economiche, ecologiche e sociali;
- la condivisione equa degli incentivi con le comunità locali;
- un’altra geotermia: sicuramente con reiniezione delle acque termali nella falda di provenienza, ma soprattutto con un impatto ambientale radente zero, e con un basso impatto visivo e acustico.
Aggiunge una nota a proposito dell’impianto di Castel Giorgio, che è un impianto pilota, per definizione finalizzato alla sperimentazione, e come tale gode di un regime particolare (D. Lgs. 28/2011) – d’importanti vantaggi autorizzativi e brevissimi tempi di realizzazione. Ciò che non sembra logico, poiché sono impianti di sperimentazione e quindi da sorvegliare con più attenzione, da gestire con molta responsabilità ed eventualmente da abbandonare con l’emergere di criticità. In più, l’impianto di Castel Giorgio possiede solo poche caratteristiche sperimentali e innovative che lo potrebbero distinguere come impianto pilota. Nasce il sospetto che il regime d’impianto pilota così com’è serva soltanto per creare un bypass alla normativa che tutela ambiente e popolazione.
In conclusione, Margottini ha invocato un’etica della politica, che prenda decisioni commisurabili con scelte scientifiche rigorose, ma che prima di ogni altra cosa deve tutelare e difendere il cittadino.

Dopo alcuni interventi di cittadini, l’Assessore all’Ambiente Provinciale e Vicepresidente della Provincia Paolo Equitani, in conclusione del convegno ha comunicato che i 15 sindaci dell’Alto Viterbese, il cui territorio è interessato da richieste di esplorazione geotermica, hanno firmato una lettera di opposizione a progetti geotermici nel loro comune. Ha espresso la sua convinzione che l’incentivazione statale di tali impianti è sbagliata e in più applicata male, e ha citato il professor Barberi, grande promotore della geotermia, come esempio di uno scienziato che si è venduto alle imprese.
A proposito della richiesta di riapertura della centrale ENEL a Latera che gli era stata presentata, Equitani ha incontrato i sindaci interessati che tutti hanno dichiarato la loro totale indisponibilità a tale riattivazione – anche se le compensazioni ambientali elargite ai comuni potrebbero essere cospicue. I funzionari dell’ENEL avrebbero assicurato di non volere insistere sulla riapertura in assenza di consenso delle comunità locali.
Equitani ha concluso ribadendo la sua ferma volontà di agire a tutela dei cittadini e di difendere il territorio, deplorando però la quasi impotenza della sua amministrazione a opporsi alla corruzione continua – “l’Italia è un paese di corrotti” secondo lui – e al potere esercitato dai colossi economici. Per illustrare questo quadro, Equitani ha citato due esempi: il fatto che la Regione in questi giorni ha autorizzato altre 4 torri eoliche di 150 m nei comuni di Tessennano e Arlena di Castro, e la faccenda di Montalto di Castro, con 1200 ha di panelli fotovoltaici installati da ditte estere, dove le 60 ditte artigianali locali non sono ancora state pagate per le loro prestazioni.
Per Equitani, l’unica via d’uscita è di portare la gente in piazza. Invita cittadini e comitati a organizzare una grande manifestazione con migliaia di persone per dimostrare, p. e. a Montecitorio, contro la distruzione del territorio.


Se vogliamo riassumere i risultati del convegno di Bolsena, emergono come punti di consenso tra scienziati e amministratori:
- La centrale geotermica progettata a Castel Giorgio non è sostenibile perché presenta troppi rischi per l’ambiente e per la popolazione;
- Le modalità attuali d’incentivazione delle “energie rinnovabili” in Italia sono incompatibili con la tutela del territorio e in contraddizione con gli interessi della popolazione;
- Le amministrazioni locali sono quasi impotenti davanti al quadro generale di corruzione e di potere illimitato esercitato da imprese disponendo d’ingenti capitali, anche di provenienza criminale.

mercoledì 23 ottobre 2013

Incontro con la Regione


 




Il 22 ottobre, a Roma, l’Assessore Regionale Fabio Refrigeri ha incontrato i rappresentanti delle associazioni unite nella petizione Salvalago, Anna Claudia Cenciarini e Piero Bruni. L’incontro ha toccato gli argomenti di grande interesse per le comunità locali nonché di maggiore impatto ambientale - la qualità delle acque del lago e la gestione dei reflui, la geotermia in rapporto agli approvvigionamenti idrici provenienti dal bacino idrogeologico del lago di Bolsena e alla sismicità.

L’Assessore ha riferito di aver visitato i Comuni che si rapportano in modo diretto con il bacino del lago e di aver preso personalmente visione delle problematiche, e di avere concordato con i Sindaci un programma di tutela e di difesa delle acque, mettendo in evidenza la successione degli interventi amministrativi da perseguire sia da parte dei Comuni stessi che da parte della Amministrazione Regionale.

Nel merito ha illustrato le modalità di intervento e di indirizzo che i Comuni stessi dovranno perseguire per il raggiungimento dell’obiettivo comune che è quello della salvaguardia delle acque e del lago. Senza la collaborazione delle amministrazioni locali risulterebbe difficile qualunque miglioramento dello stato di fatto (acqua inquinata da arsenico, sversamenti fognari nel lago, gestione del livello del lago, ecc.) .

Questo primo incontro è stato molto positivo per una reciproca conoscenza, ma non era possibile entrare dettagliatamente nei singoli temi che necessitano approfondimenti specialistici. Comunque l’Assessore ha garantito la continuità della sua partecipazione alla risoluzione delle problematiche con l'intervento dei rispettivi Funzionari Regionali, in collaborazione con le Amministrazioni Locali e le Associazioni Ambientaliste. Si rimane quindi fiduciosi in attesa di ulteriori sviluppi.


P. B.

 

venerdì 11 ottobre 2013

Il cammino dell'acqua

 
 
 
 
Il cammino dell'acqua
 
Dal 15 al 22 settembre 2013, è stato creato un cerchio magico di protezione attorno al Lago. 
 
 
 
Poiché come dei fiori sono le nuvole d'argento ...
 
 
Per concentrare le nostre energie sulla cura del Lago, ogni paese ha ricevuto in dono un mandala:
 
 

 
   Valentano                                Gradoli                            Grotte di Castro
 


 
San Lorenzo Nuovo                  Bolsena                         Montefiascone
 


 
  Marta                                    Capodimonte

 
C. B.

sabato 5 ottobre 2013

Bolsena: Incontro con l’Europa


Sabato 5 ottobre, si è svolto a Bolsena un dibattito pubblico con l’Onorevole Erminia Mazzoni, Presidente della Commissione Petizioni dell’Unione Europea. Oggetto: la petizione promossa dalla cittadinanza e indirizzata all’UE riguardante lo stato di salute del Lago. All’incontro, organizzato dall’associazione “Lago di Bolsena” come capofila dell’azione cittadina “Salvalago”, ha assistito un folto pubblico a dimostrazione del fatto che la questione della salvaguardia del Lago è ormai fortemente sentita da tutta la popolazione.

In attesa dell’arrivo della Presidente, numerosi gli interventi di cittadini, tecnici e politici hanno sollevato l’urgenza di azioni concrete mirate al ripristino di un pieno funzionamento del collettore del COBALB. Da rilevare che più persone hanno sollecitato l’applicazione del Piano di Gestione (PdG) della ZPS/SIC “Lago di Bolsena e Isole Bisentina e Martana”, quale testo fondamentale e completo contenente precise indicazioni sulle modalità di tutela del Lago (le misure di conservazione del PdG sono da scaricare dal sito dell'associazione La Porticella). Con rammarico è stata accolta la notizia che la Regione Lazio non ha ancora ratificato tale piano che è stato redatto dall’Università della Tuscia e Lynx Natura e Ambiente, e finanziato dall’UE.

foto stargeyser
Fra gli interventi sottolineiamo le parole del Professor Minervini che ha insistito sull’importanza di una maggiore conoscenza del Lago come complesso ecosistema in tutti i suoi aspetti. L’aquesiano Gianluca Forti ha avuto un grande applauso per aver esortato a un lavoro serio e continuo di rispetto del Lago, sulla base delle raccomandazioni del PdG, a sostituirsi alla solita gestione estiva di emergenza. L’accorato discorso del Sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli ha messo in luce i grandi sforzi degli amministratori e delle associazioni e comitati locali in questi anni per sollecitare l’intervento delle varie amministrazioni regionali, sforzi rimasti finora vani. Fra l’altro non era presente all’incontro l’Assessore Fabio Refrigeri o un suo delegato, e non era neanche pervenuto un suo messaggio da leggere alla platea. È venuta quindi a mancare l'informazione essenziale dell'intenzione della Regione riguardo al finanziamento, all'inizio e la durata di eventuali lavori di ripristino del collettore. Oltre che alla cittadinanza l'informazione sarebbe stata utile alla Presidente della Commissione Petizioni per completare il quadro della situazione.

L’ingegner Bruni ha presentato all’Onorevole Mazzoni e al pubblico un conciso riassunto delle problematiche che hanno motivato la petizione cittadina fornendo tutte le informazioni utili a illustrare l’urgenza di una valutazione da parte della Commissione Europea. L’Onorevole Mazzoni, affiancata dall’Onorevole Antoniozzi, ha riconosciuto la rilevanza dei problemi di tutela del Lago. Ha precisato che l’Italia occupa l’ultimo posto tra i paesi europei per quanto concerne la salute dei suoi bacini lacustri, e che il Lago di Bolsena è terzo nell’elenco dei laghi italiani in riferimento alla precarietà della sua salute. Si è impegnata, in accordo con il suo collega, ad attivare una procedura di urgenza per poter esaminare la petizione in tempi brevissimi.

L’onorevole Mazzoni ha ricordato al pubblico che la Commissione Petizioni non ha una voce diretta nel finanziamento economico, né nelle procedure amministrative, né legislative. Invece, valuta la regolare applicazione delle normative, svolge azioni di monitoraggio ed emette il suo giudizio su eventuali sanzioni in caso d’infrazioni delle normative comunitarie.

Il convegno di oggi dimostra l’accresciuta importanza dell’azione cittadina affiancata dalle amministrazioni locali che trova ascolto persino dall’Unione Europea, che potrebbe rivelarsi un difensore di grande rilevanza della salute del nostro lago.

Il prossimo appuntamento della cittadinanza è per il 26 ottobre a Bolsena, per un incontro sui rischi ambientali per il nostro territorio gravato da multipli progetti di sfruttamento geotermico.

domenica 29 settembre 2013

Spiragli di luce


In una nota alla stampa del 26 settembre, il capogruppo di “Per il Lazio”, Riccardo Valentini, ha dichiarato:
Oltre 31 milioni di euro destinati agli interventi per la costruzione, il completamento, la ristrutturazione e l’ammodernamento delle reti di distribuzione idrica, delle reti fognanti e delle opere annesse. A stanziarli, per il periodo 2013-2015, è la Regione Lazio su proposta dell’Assessore alle infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative, Fabio Refrigeri.
Il provvedimento rientra nell’ambito del Programma di utilizzazione degli stanziamenti per l’attuazione di interventi ambientali ed infrastrutturali per i prossimi tre anni. Nello specifico, per il 2013 la disponibilità è di 11 milioni e 610mila euro, per il 2014 di 6 milioni e 139mila euro e infine, per il 2015, di 13 milioni e 585mila euro. Finanziamenti fondamentali che rappresentano una vera e propria svolta a pochi mesi dall’insediamento della Giunta di Nicola Zingaretti. Finanziamenti che serviranno a costruire, completare, ristrutturare e ammodernare le reti di distribuzione idrica e le reti fognanti della regione Lazio, compreso l’anello di depurazione del Lago di Bolsena.
Un segnale forte in vista della risoluzione dei problemi idrici che caratterizzano il nostro territorio. Interventi che vanno ad affiancare quelli già programmati per risolvere una volta per tutte il problema dell’arsenico nelle acque con la costruzione di nuovi dearsenificatori e la ricerca di soluzioni di lungo periodo che permettano di far fronte e superare definitivamente l’emergenza.
Una situazione resa ancor più urgente dalla sentenza del Giudice di Pace di Viterbo che ha accolto le richieste di alcuni cittadini di Capranica condannando Talete S.p.a. al risarcimento dei danni nella misura di 1000 euro ciascuno, stabilendo, inoltre, il loro diritto ad una riduzione significativa della bolletta dell’acqua fino a quando Talete non ne garantirà la potabilità.
Un problema che ereditiamo da un passato quando si dovevano dare risposte concrete ai cittadini, senza illuderli e senza aspettare la scadenza delle deroghe concesse dall’Unione Europea. Risposte che daremo con finanziamenti e interventi certi, entro la fine dell’anno”.
Sembra quindi che il periodo di stallo e di apparente inattività dopo l’insediamento della Giunta Zingaretti, sia stato dovuto alla necessità di analizzare a fondo le problematiche ambientali e le possibili soluzioni, piuttosto che all’insensibilità riguardo alla tutela del nostro lago. Speriamo che quanto dichiarato sia l’inizio (finalmente!) di un impegno serio per la sua salvaguardia, e di presto poter conoscere la concreta ripartizione e i tempi di erogazione dei fondi: poiché i problemi sono tanti e urgenti, e i fondi pochi.


Allo stesso tempo si sta rendendo concreta la possibilità di una maggiore trasparenza e collaborazione dell'amministrazione regionale con le associazioni di volontariato: si stanno organizzando alcuni incontri fra i rappresentanti della petizione Salvalago e vari funzionari della Regione Lazio per discutere sulle molte criticità che incombono sul lago di Bolsena.
Tutto ciò grazie al coordinamento di Massimiliano Borelli, appartenente alla segreteria politica del Presidente, che si è attivato per organizzare questi incontri. Il Dott. Borelli si è dichiarato disponibile a partecipare ai colloqui assieme ai rappresentanti della petizione Salvalago, così da poter relazionare al Presidente su quanto discusso. Il programma degli incontri, chiesto dalle associazioni e ancora da confermare, è il seguente:
- con il responsabile delle Valutazioni di Impatto Ambientale Dott. Paolo Menna con riferimento alla geotermia ed ai possibili sismi e inquinamento di arsenico della falda potabile,
- con il Dott. Peppino Palumbo responsabile della classificazione qualitativa dei laghi, per discutere sulla discordanza dei dati ARPA rispetto a quelli del CNR,
- con il responsabile della gestione quantitativa dei laghi Dott. Dante Novello per quanto riguarda la gestione del livello e delle paratie sull'emissario,
- e con l’Assessore Fabio Refrigeri per conoscere il volume e i tempi di erogazione dei finanziamenti annunciati per il risanamento del collettore fognario del Lago di Bolsena.
Sabato 5 ottobre alle ore 12, su invito dell'Associazione Lago di Bolsena (capofila delle Associazioni Salvalago) verrà a Bolsena, presso l'auditorium del Comune, la Presidente della Commissione Petizioni dell’UE, On. Erminia Mazzoni, per rendersi personalmente conto delle emergenze del Lago, che è Sito d'Interesse Comunitario (SIC) e per valutare quanto può fare l'Unione Europea per risolvere i problemi. Ci auguriamo che tutti i cittadini, i sindaci, le associazioni di categoria, media e quanti altri hanno a cuore la tutela del lago coglieranno quest’unica occasione per incontrare l’esponente dell’Unione Europea.
Quanto precede, è un segnale importante che dimostra che la cittadinanza sta diventando un interlocutore importante, perché informato, imparziale e competente, nei confronti della Regione Lazio e dell’Unione Europea. L'incontro di sabato è un’occasione da non perdere per un confronto collettivo. Non mancate!

venerdì 27 settembre 2013

L’Europa in soccorso del Lago di Bolsena

Il Presidente della Commissione Petizioni dell’UE, On. Erminia Mazzoni assisterà, a Bolsena sabato 5 ottobre alle ore 12, a una riunione pubblica per ascoltare gli argomenti di cittadini, scienziati e rappresentanti della petizione “Salvalago” e per informarsi sui fatti che li hanno spinti a chiedere aiuto all’Unione Europea.

L’Associazione Lago di Bolsena, nella sua funzione di capofila di “Salvalago”, dichiara in una nota alla stampa, che ha inviato all’Unione Europea, all’inizio di settembre, una petizione avente per titolo: "Petizione riguardante il collettore fognario circumlacuale del lago di Bolsena". Con la quale, oltre che contestare le ottimistiche valutazioni dell’ARPA sullo stato del lago, ha chiesto l’intervento dell’UE per sollecitare le autorità italiane a verificare e in caso opportuno confutare i dati sulla certificazione dello stato delle acque del Lago di Bolsena, ed effettuare di conseguenza una nuova valutazione dello stato qualitativo del lago nel rispetto della normativa UE (direttiva 2000/60/CE) e della normativa italiana vigente (Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152).

Ha inoltre chiesto di verificare il rispetto della normativa UE (direttiva 2000/60/CE) riguardo ai criteri sullo stato delle acque richiesti alle autorità italiane, ed in caso di necessità chiedere un pronto intervento da parte delle stesse per ripristinare il buon funzionamento del collettore fognario circumlacuale, a nostro avviso, causa del preoccupante degrado dello stato delle acque del lago di Bolsena, oltre al depuratore, in sostanza non funzionante, situato lungo il fiume emissario.

 
La petizione e la documentazione allegata sono state regolarmente registrate dalla Commissione e verranno discusse dal Parlamento Europeo. A completamento di questo intervento, “Salvalago” ha invitato a Bolsena il Presidente della Commissione Petizioni dell’UE, On. Erminia Mazzoni, che gentilmente ha accettato l’invito e comunicato che sarà a Bolsena sabato 5 ottobre alle ore 12:00. Trattandosi di un evento importante il Comune di Bolsena si è offerto di ospitare l’incontro e di invitare Sindaci e cittadinanza.

Non è in programma una discussione sulla geotermia, per la quale è stata successivamente inoltrata un’apposita petizione. Sarà però senz’altro opportuno interrogare la Presidente Mazzoni sulla legalità dei provvedimenti contenuti nel “Decreto del Fare”, che aboliscono o sottraggono alla competenza della Regione norme a tutela dell’ambiente e dei cittadini, in una Zona di Protezione Speciale tutelata dall’Unione Europea. A questo proposito, sono sempre più insistenti le voci, che in un secondo “Decreto del Fare” sia prevista la totale soppressione della Valutazione d’Incidenza Ambientale per impianti pilota geotermici.

mercoledì 18 settembre 2013

Aggiornamenti Salvalago e Geotermia 2: due notizie buone, due cattive


Cominciamo dalle cattive: allarme su entrambi i fronti caldi ambientali. Da lunedì la parte settentrionale del collettore che raccoglie le acque reflue dei comuni di Gradoli, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro e Bolsena è staccata dall’anello circumlacuale; tutte le fogne di questi comuni finiscono nel Lago all’altezza della stazione 9 (Grancarro). Causa ne è la fatiscenza delle tubazioni che da tempo provoca perdite continue in questa zona e che ha costretto il COBALB a intervenire sostituendone un tratto – lavori pianificati e concordati con le autorità che dureranno alcuni giorni.
 
 
Un problema simile a Valentano causa, da quasi un mese, lo sversamento delle fogne delle località Felceti e Fontane nel Fosso Spinetto. Fatti che sottolineano ancora una volta l’urgenza di un risanamento completo del sistema fognario circumlacuale.
Non sembra legata a questi lavori una segnalazione che ci raggiunge da Bolsena circa un inquinamento della spiaggia nelle vicinanze del porto (vedi la foto sotto), ma piuttosto al fatto, più volte denunciato e finora ignorato dall’amministrazione comunale, di scarichi fognari incontrollati nei fossi del centro storico. Ripetiamo la nostra richiesta ai Comuni di una verifica delle reti fognarie locali.


Sul lato dello sfruttamento industriale della geotermia, sembra imminente il pericolo della ripresa dell'attività dell'impianto geotermico a Latera (forse con il riutilizzo dei due pozzi profondi ancora aperti dell’ENEL) in una nuova centrale a circuito chiuso, simile nella tecnologia a questa proposta sull’altopiano dell’Alfina. Il rispettivo iter amministrativo sta avanzando, impenetrabile per la cittadinanza (e persino per i sindaci), in chiara violazione della legge (Decreto Legislativo n. 33, G. U. 5/4/2013) che impone, con precise norme, trasparenza e partecipazione. 
Le nuove disposizioni del “Decreto del Fare” permettono alle ditte di ignorare i pareri di Comuni, Provincia e perfino della Regione, di realizzare rapidamente degli impianti pilota e di accedere agevolmente a incentivi succulenti il cui pagamento sarà, per decenni, a carico dei cittadini. Il problema fondamentale e la prospettiva di queste ricche entrate che spinge le aziende a forzare la realizzazione rapida delle centrali geotermiche con le cattive (minacce a oppositori) e buone (promesse di fondi e agevolazioni per sostenitori). In quest’ottica, non ci sono né interesse né tempo per valutazioni serie e approfondite dell’impatto sull’ambiente delle centrali, per prendere in considerazione i gravi rischi reali d’inquinamento delle falde acquifere e di terremoti indotti.
L’esperienza di quanto poco conti il parere di un singolo (anche se è sindaco che parla in nome della sua comunità), ha fatto a sue spese il primo cittadino di Valentano: che in autunno 2012 esprimeva parere contrario al conferimento del permesso di ricerca denominato “Cellere” (sito nel territorio dei Comuni di Cellere, Tuscania, Arlena di Castro, Canino, Tessennano, Ischia di Castro, Valentano, Piansano) alla Soc. Sorgenia Geothermal, parere che fu nettamente ignorato dalla Regione Lazio.

Necessaria è quindi l’opposizione determinata e compatta dei cittadini sostenuti dai Comuni e dalla Provincia. Ed è in questo ambito che giunge la prima notizia buona: a Montefiascone sta nascendo un gruppo di cittadini che vuole prendersi a cuore la tutela del territorio: con l’intento di informarsi e informare localmente sui problemi ambientali, e di unire le forze con le altre realtà del territorio visando a un’ampia mobilitazione civile e alla pressione efficace sulle carenti attività amministrative comunali, provinciali e regionali. A presto l’assemblea costitutiva del gruppo.

La seconda notizia positiva arriva da Bruxelles. Una versione rielaborata della petizione all’UE, riguardo all’obiettivo del 2015 stabilito dall’UE per un significativo miglioramento qualitativo dei corpi d’acqua superficiali, in particolare dei Siti d’interesse Comunitario, è stata protocollata e registrata, verrà discussa in Parlamento e poi in Commissione.
Riportiamo qui il testo integrale della petizione:
 

European Parlament

The President of the European Parlament
Rue Wiertz
B-1047 BRUSSELS

Oggetto: Petizione riguardante il collettore fognario circumlacuale del lago di Bolsena

Egregio Presidente,

Premesso che il lago di Bolsena è Sito d’Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale, segnaliamo che il collettore fognario circumlacuale e l’impianto di depurazione sono deteriorati al punto che rilevanti quantitativi di liquami di fogna non trattati giungono al lago e nel fiume emissario.
La normativa europea (direttiva 2000/60/CE, Water Framework Directive, recepita dell'ordinamento italiano tramite Decreto Legislativo del 3 aprile 2006 n. 152)  prescrive che i laghi che nel 2008 erano in stato qualitativo “sufficiente”, come il lago di Bolsena, debbano migliorare allo stato “buono” entro il 2015.
Tuttavia nel corso di questi anni né le autorità locali né quelle regionali si sono adoperate affinché tali requisiti della direttiva citata fossero raggiunti.
Il conseguente degrado è dimostrato dalla quantità di fosforo totale contenuto nel lago che è aumentata da 8,1 µg/l nel 2005 a 13 nel 2011 (secondo dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR).
A dimostrazione del grave stato di degrado delle acque del lago e della preoccupazione della comunità locale, nell’estate del 2011 la nostra associazione ha raccolto 13000 firme per chiedere un intervento da parte delle autorità della Regione Lazio per il ripristino del collettore circumlacuale.
Fino ad oggi l'autorità regionale non ha intrapreso alcuna attività a riguardo, e l’obiettivo del miglioramento qualitativo del lago a “buono” sembra ormai molto difficile da raggiungere entro la data del 2015, per mancanza del tempo necessario per eseguire i lavori e ottenerne i benefici.
Lo stato qualitativo del lago viene ufficialmente certificato dall’ARPA Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio). Tuttavia tale certificazione dello stato delle acque del lago di Bolsena da parte di questo ente, come dimostra la documentazione ufficiale diffusa dall'ARPA Lazio in allegato, è stata effettuata fino al 2011 secondo criteri privi di validità scientifica. Secondo la normativa in vigore tale rilevazione e successiva certificazione dovrebbe avvenire nel momento in cui il valore dell'ossigeno disciolto e del fosforo totale raggiungono i valori più sfavorevoli dell’anno, quindi nel periodo di massima stratificazione del lago, ossia in dicembre, mentre l’ultimo monitoraggio effettuato dall’ARPA risale al 1 Luglio 2011, quindi in piena estate (come risulta dalla documentazione dell'ARPA Lazio in allegato).
Nel corso dello stesso periodo la nostra associazione, in collaborazione con il CNR del Lago Maggiore (massima autorità italiana in materia di laghi), ha effettuato analisi chimiche congiuntamente a vari monitoraggi multiparametrici (ossigeno trasparenza e clorofilla), da cui risulta chiaramente che lo stato SEL nel 2008 era “sufficiente”, mentre ad oggi il degrado delle acque è gravemente aumentato (come sopra specificato dalle analisi chimiche del CNR: nel 2008 il fosforo totale presente nelle acque era 8 µg/l, mentre nel 2011 ammontava a 13).
Per quanto precede chiediamo un intervento della UE per sollecitare le autorità italiane a verificare e in caso opportuno confutare i dati sulla certificazione dello stato delle acque del lago di Bolsena, ed effettuare di conseguenza una nuova valutazione dello stato qualitativo del lago nel rispetto della normativa UE (direttiva 2000/60/CE)e della normativa italiana vigenti (Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152).
Chiediamo inoltre alla UE di verificare il rispetto della normativa UE (direttiva 2000/60/CE) in relazione ai criteri sullo stato delle acque richiesti alle autorità italiane, ed in caso di necessità chiedere un pronto intervento da parte delle stesse per ripristinare il buon funzionamento del collettore fognario circumlacuale, a nostro avviso, causa del preoccupante degrado dello stato delle acque del lago di Bolsena e del depuratore, praticamente non funzionante, situato lungo il fiume emissario.
Ringraziandola per l’attenzione, voglia gradire i nostri migliori saluti.

Piero Bruni – Presidente

16 Settembre 2013


Allegati:

•Uno schema del collettore fognario e una foto che mostra un esempio di sversamento.

•Un estratto dal verbale del Prefetto di Viterbo con le dichiarazioni del Responsabile dell’ARPA e la successiva certificazione a SEL “buono”

•Le analisi chimiche del CNR che dimostrano l’avvenuto degrado.