martedì 9 agosto 2016

Dialogo, non polemiche


Sono interessanti alcune reazioni alla pubblicazione dei dati di Legambiente sull’inquinamento sanitario del Lago di Bolsena e al suo rapporto sulla Goletta dei Laghi 2016. Rileviamo soprattutto i contributi del sindaco di Bolsena, Paolo Equitani (link), di Luciano Dottarelli presidente del Club per l’UNESCO Viterbo Tuscia (link) e di Vincenzo Peparello, Presidente della Confesercenti di Viterbo (link).
estate 2016
 
Giustamente Dottarelli deplora le polemiche “infuocate” e “di breve respiro” che si ripetono ogni anno, rimanendo senza effetto concreto e positivo. Polemiche nella connotazione negativa che man mano la parola (che deriva dal greco "πολεμικός" - “attinente alla guerra”) ha assunto, nel senso di un batti e ribatti di parole e frasi con l’intenzione di sconfiggere, sottomettere la controparte, e dove l’atteggiamento corretto davanti a un problema serio – quanto lo è la salute del nostro lago – è assente: che richiederebbe invece una discussione e valutazione attenta e aperta di fatti e di argomenti, per poter avviare un processo condiviso che possa portare alla risoluzione dei problemi.

Positivo e notevole è che Legambiente, Dottarelli e Peparello sono d’accordo su due punti fondamentali:

- che esistono criticità reali, “problemi di fondo”, e che è prioritario risolverle;

- che per trovare questa soluzione sia indispensabile “un approccio convintamente integrato ai problemi del lago con forme di gestione realmente unitaria”.

Riassumendo i problemi di fondo esposti nei tre scritti sopraccitati:

·         una perfetta funzionalità del collettore fognario e degli impianti di depurazione esistenti;

·         l’individuazione e eliminazione di scarichi abusivi nei fossi, nel sistema di raccolta delle acque bianche e direttamente nel Lago (anche da barche);

·         a medio termine il completamento del collettore circumlacuale;

·         di promuovere interventi volti alla riduzione degli apporti nutrienti dovuti all’agricoltura;

·         gestire con maggiore efficacia il bilancio idrico del lago;

·         una gestione unitaria dei problemi legati alla vita dell’ecosistema del bacino lacustre di Bolsena.

scarico "ufficiale" nel tombino stradale, sul Lungolago di Capodimonte

Secondo Dottarelli, “sono queste le priorità che le popolazioni e gli amministratori da tempo conoscono e sanno di dover risolvere, se vogliono salvaguardare una risorsa ancora vitale ma delicata e bisognosa di attenzione com’è il nostro lago”. E rileva inoltre “l’atteggiamento nel bel film “Lago nostro, futuro nostro”, realizzato da Stefan Karkow e Carla Zickfeld” (vedi il trailer), che sanno “coniugare la passione con il rigore dell’analisi scientifica, che è sempre un’attività che richiede il lungo periodo”.

Infatti, il documentario riporta “dati ormai consolidati, che la comunità scientifica da tempo condivide”, raccolti, valutati e pubblicati da molti anni dalle associazioni ambientaliste del comprensorio, prima di tutte dall’Associazione Lago di Bolsena con il suo presidente Piero Bruni.

Purtroppo, finora l’azione degli amministratori è stata stentata e poco efficace, ciò che ha spinto le associazioni ambientaliste a ricorrere alla raccolta firme “Salvalago” (un grande successo con più di 14 mila firme raccolte) e a rivolgersi con una petizione all’Unione Europea (vedi link).

Uno dei punti prioritari (forse il più importante e richiesto dalle disposizioni dell’UE), la gestione globale delle criticità dell’ecosistema nel bacino lacustre, è stata addirittura bocciata dall’amministrazione regionale, che ha ridotto il Piano di Gestione della ZSC/SIC Lago di Bolsena a tre misure insulse (vedi link).

A Bruxelles è stato illustrato anche un’ulteriore problema di fondo, la cui esistenza Equitani, Dottarelli e Peparello negano, senza, sembrerebbe, essere sufficientemente informati: la questione dell’operato dell’ARPA. Sarebbe utile consultare la “revisione critica dei risultati dell’ARPA del 2013”, documento allegato alla petizione n. 2191/2013, discussa il 5 maggio 2015.

La parte più importante del documento è dedicato alla revisione critica dei dati rilevati e della loro analisi scientifica riguardo allo “stato ecologico delle acque”, (praticamente irreversibile, da non confondere con l’inquinamento sanitario) e dimostra importanti lacune nell’operato dell’ARPA. Questo giudizio è pienamente condiviso dalla comunità scientifica che per discutere dello stato di salute del Lago ricorre esclusivamente ai dati raccolti dall’associazione Lago di Bolsena, scartando i dati dell’ARPA.

Una parte più piccola della revisione critica si riferisce allo stato sanitario del Lago, mettendo in luce soprattutto due punti critici (oggetto di alcuni post dell’Osservatorio, e già del Rapporto sullo Stato di Salute del Lago 2011):

- Secondo la normativa vigente (ai sensi della Direttiva 2006/7/CE e disposizioni successive), le spiagge del Lago di Bolsena sono da definire come “soggette a inquinamento di breve durata”, a causa dello stato precario del collettore fognario, delle insufficienze delle reti fognarie comunali e dei multipli scarichi abusivi nei fossi e nel sistema di raccolta delle acque bianche. In questo caso, sempre secondo la normativa, per giustificare il giudizio “eccellente”, sarebbe obbligatorio che “siano adottate misure di gestione adeguate. .. per prevenire l'esposizione dei bagnanti” e “ ... per prevenire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento ...”.

Visto l’assenza di queste misure di gestione, l’agenzia non avrebbe dovuto esprimere il suo giudizio di eccellenza e sarebbe stata tenuta, invece di fare un solo prelievo il mese, a monitorare e sorvegliare strettamente l’inquinamento sanitario.

- Se prendiamo l’esempio di Capodimonte, un lungo tratto (più di 2 km, il tratto più frequentato di tutto il Lago, con migliaia di bagnanti) è senza sorveglianza sanitaria, in violazione delle disposizioni del D.lgs. 116/08 art. 9: “... Il punto di monitoraggio è fissato ... dove si prevede il maggior afflusso di bagnanti ed il rischio più elevato di inquinamento”. E in questo tratto di spiaggia Legambiente trova le acque inquinate (lo illustra questo link).

Invece di ricorrere alla negazione polemica della realtà o a improduttive proclamazioni di fede (“Non si capisce come i dati dell'ente deputato alle analisi delle acque [l’ARPA] possano essere messi in discussione da altri soggetti”), ci auguriamo una discussione aperta di queste critiche e un processo condiviso di ottimizzazione dell’operato dell’ARPA.

Finalmente un dialogo, che per anni è stato rigorosamente evitato dalle istituzioni.

dialogo