Lettera aperta dei sostenitori della petizione Salvalago
Esempio di sversamento di liquame
Al presidente della Giunta Regionale del Lazio
Nicola Zingaretti
All’Assessore all’Ambiente
Fabio Refrigeri
Al Presidente della Commissione Ambiente
Enrico Panunzi
Al Capogruppo Per il Lazio
Riccardo Valentini
Daniele Sabatini
All’Assessore all’Ambiente della Provincia di Viterbo
Paolo Equitani
LA DISASTROSA SITUAZIONE DEL COLLETTORE FOGNARIO CIRCUMLACUALE DEL LAGO DI BOLSENA
L’attuale stato di collasso del
collettore fognario circumlacuale è dovuto alla lunga carenza di manutenzione.
Il consorzio pubblico COBALB che lo gestisce non riceve più né i contributi
regionali, né parte delle entrate per i servizi resi che sono riscossi dalla
TALETE. Il debito verso i fornitori ammonta a circa 1,7 milioni di euro. Per la
legge Galli il COBALB dovrebbe confluire in TALETE, ma TALETE non vuole
aggiungere quel debito al proprio debito e così siamo arrivati a fine corsa: il
COBALB alla fine di maggio sarà costretto a cessare la propria attività per
fallimento. Sulla vicenda il Funzionario dell’Assessorato all’Ambiente Arch.
Maggi può fornire ampi dettagli.
A causa delle disastrose condizioni
del collettore lo stato ecologico del lago sta degradando. La concentrazione di
fosforo è aumentata del 60% in cinque anni, ossia da 8 a 13 µ/l.
La normativa della Comunità Europea dispone che lo stato dei laghi classificati
nel 2008 “sufficiente” (come il nostro) migliori a “buono” entro il 2015,
altrimenti scatteranno delle pesanti penalità. Anche sotto questo aspetto è
facile immaginare come finirà.
Nell’agosto del 2011 alcune associazioni
ambientaliste organizzarono la petizione SALVALAGO, che rapidamente raccolse
oltre 13.000 firme, per chiedere alla Regione Lazio il finanziamento per la
ristrutturazione del sistema fognario lacuale. La Regione inserì e approvò nel
bilancio 2,5 milioni di euro per l’anno
2012 e altri 1,5 nel 2013. Ma poi la Giunta Polverini ha dato le dimissioni ed
è finita nel modo che sappiamo.
Occorre che il finanziamento previsto
in bilancio venga confermato e che venga anticipato un immediato finanziamento
per tamponare la situazione di emergenza prima della stagione estiva.
ARSENICO
e FLUORURI
Si da per noto che nella rete
dell’acqua potabile della provincia di Viterbo, sono presenti sostanze cancerogene
quali l’arsenico ed i fluoruri. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
raccomandato dal 1992 di limitare il contenuto di arsenico a 10 milionesimi di
grammo per litro e quello dei fluoruri a 1,5 millesimi di grammo per litro.
Sono trascorsi 20 anni da queste raccomandazioni, successivamente divenute di
legge, ma nella maggior parte dei comuni della Provincia di Viterbo le
anzidette sostanze superano ampiamente i limiti prescritti. Oltre ai danni alla
salute i cittadini di tutto il Lazio rischiano di pagare le multe
comunitarie.
Le possibili soluzioni per diluire
l’acqua della rete o per usarla direttamente sono tre: l’acqua del lago di
Bolsena; l’acqua di falde caratterizzate da un basso contenuto di contaminanti
di origine naturale, recentemente individuate dall’Università della Tuscia
nella zona dei Monti Cimini, e il trattamento chimico. Ciascuna soluzione non
esclude le altre.
Il lago di Bolsena ha un contenuto di
arsenico che rientra nei parametri della potabilità, ma il contenuto dei fluoruri
è al limite per cui deve essere fatto un esteso campionamento per valutare la
fattibilità di questa soluzione che, essendo di fondamentale importanza, deve
essere definita subito.
La proposta dall’Università della
Tuscia deriva dalla constatazione che il contenuto dei contaminanti di natura
geologica non hanno una distribuzione omogenea nei diversi acquiferi presenti
nelle formazioni vulcaniche. Pertanto occorre procedere allo studio per
valutare la potenzialità e la distribuzione di queste risorse idriche
sotterranee meno interessate dai contaminanti di origine naturale e stabilire
un piano prelievi.
I depuratori sono costosi sia per
l’acquisto che per la manutenzione, ma hanno il vantaggio di poter essere
ubicati in tempi brevi in vicinanza delle zone dove occorre la diluizione
evitando di costruire una complessa rete di distribuzione per raggiungere le
fonti di approvvigionamento da diluire. Rappresentano comunque una soluzione
temporanea.
Quanto sopra costa diecine di milioni
di euro che finiranno nelle bollette dei viterbesi. Trattandosi di acqua
pubblica, sarebbe equo che la tariffa dell’acqua fosse uniforme per tutto il
Lazio e non calcolata a zone ATO, con conseguente vantaggio di alcuni e
svantaggio di altri penalizzati dalle condizioni ambientali.
E’ inoltre essenziale che non vengano
concessi permessi per lo sfruttamento geotermico con pozzi che attraversano le
falde contenenti potenziali acque destinate alla rete idrica. Ciò aumenterebbe
grandemente il rischio di inquinamento di arsenico e di altre sostanze
indesiderate.
ASSENZA
DI TRASPARENZA DELLE INFORMAZIONI AMBIENTALI RELATIVE AL LIVELLO DEL LAGO
Il livello del lago è gestito
dall’ARDIS tramite la regolazione delle paratie all’incile la cui apertura
determina il deflusso di acqua dal lago nell’emissario. La loro gestione è
stata fino ad ora assai criticabile. Nell’autunno dello scorso anno il livello del
lago è sceso al punto che il battello pubblico non poteva uscire dal porto di
Bolsena, attualmente il livello è aumentato fino a danneggiare il litorale di
Bolsena ed allagare i serbatoi di accumulo delle stazioni di pompaggio del
collettore circumlacuale, le cui le pompe stanno girando per pompare acqua del
lago nel lago, con spreco di energia elettrica, deterioramento delle pompe e
probabile contaminazione di liquami.
La giustificazione dell’ARDIS è che ad
una anomala siccità ha fatto seguito una pioggia eccezionale. Secondo noi la
gestione delle paratie è stata inadeguata alle circostanze. La nostra
Associazione, avendo partecipato alla realizzazione del Piano di Gestione del
SIC-ZPS lago di Bolsena, specificamente per la parte idrologica, riteneva di
avere abbastanza titolo per fare osservazioni e dare alcuni suggerimenti che
avrebbero evitato quanto accaduto.
In particolare abbiamo anticipatamente
contestato la programmazione del livello perché impossibile a realizzare, la
mancata apertura delle paratie a novembre quando è iniziata la pioggia,
l’errata quota della soglia d’incile rispetto al mare, l’errato posizionamento
dell’idrometro rispetto alla soglia d’incile, la mancata tempestiva apertura
delle paratie dopo le proteste dei comuni rivieraschi, la mancata risposta alla
nostra richiesta di essere presenti durante una delle manovre delle paratie.
Siamo stati ostentatamente ignorati, a parte una mail dilatoria, di apparente
cortesia, senza alcuna delle informazioni richieste: il classico muro di gomma.
Non è questa la sede per polemizzare
su come dovevano essere gestite le paratie (ma lo faremmo molto volentieri su
qualificata richiesta) vorremmo invece mettere in evidenza che il danno
materiale e ambientale provocato dalla errata gestione delle paratie è il
risultato della mancata trasparenza e dell’insofferenza nei confronti delle
associazioni di volontariato ambientalista.
Ciò è in contrasto con la convenzione
di Aarhus e le leggi che ne derivano, che attribuiscono al pubblico l’accesso
alle informazioni ed ai processi decisionali in materia ambientale. Il
cittadino non deve restare all’oscuro delle decisioni prese dalla Dirigenza Tecnica
e Amministrativa che invece deve obbligatoriamente offrire tutti gli elementi
di valutazione, in particolare alle associazioni che operano per la tutela
dell’ambiente.
Poiché la trasparenza è vanto della
nuova Amministrazione Regionale sarebbe opportuno che fosse spiegato all’ARDIS
che le leggi che riguardano il diritto di informazione ambientale devono essere
osservate.
18/04/2013
Nessun commento:
Posta un commento