Sono interessanti alcune reazioni alla pubblicazione dei dati di
Legambiente sull’inquinamento sanitario del Lago di Bolsena e al suo rapporto
sulla Goletta dei Laghi 2016. Rileviamo soprattutto i contributi del sindaco di
Bolsena, Paolo Equitani (link), di Luciano Dottarelli presidente del Club per
l’UNESCO Viterbo Tuscia (link) e di Vincenzo Peparello, Presidente della
Confesercenti di Viterbo (link).
estate 2016 |
Positivo e notevole è che Legambiente, Dottarelli e Peparello sono d’accordo su due punti fondamentali:
- che esistono criticità reali, “problemi
di fondo”, e che è prioritario risolverle;
- che per trovare questa soluzione sia indispensabile “un approccio convintamente integrato ai problemi del lago con forme di
gestione realmente unitaria”.
Riassumendo i problemi di fondo esposti nei tre scritti sopraccitati:
·
una perfetta funzionalità del collettore fognario e degli
impianti di depurazione esistenti;
·
l’individuazione e eliminazione di scarichi abusivi nei
fossi, nel sistema di raccolta delle acque bianche e direttamente nel Lago
(anche da barche);
·
a medio termine il completamento del collettore
circumlacuale;
·
di promuovere interventi volti alla riduzione degli
apporti nutrienti dovuti all’agricoltura;
·
gestire con maggiore efficacia il bilancio idrico del
lago;
·
una gestione unitaria dei problemi legati alla vita dell’ecosistema
del bacino lacustre di Bolsena.
scarico "ufficiale" nel tombino stradale, sul Lungolago di Capodimonte |
Secondo Dottarelli, “sono queste le
priorità che le popolazioni e gli amministratori da tempo conoscono e sanno di
dover risolvere, se vogliono salvaguardare una risorsa ancora vitale ma
delicata e bisognosa di attenzione com’è il nostro lago”. E rileva inoltre
“l’atteggiamento nel bel film “Lago
nostro, futuro nostro”, realizzato da Stefan Karkow e Carla Zickfeld” (vedi il trailer), che
sanno “coniugare la passione con il
rigore dell’analisi scientifica, che è sempre un’attività che richiede il lungo
periodo”.
Infatti, il documentario riporta “dati
ormai consolidati, che la comunità scientifica da tempo condivide”,
raccolti, valutati e pubblicati da molti anni dalle associazioni ambientaliste
del comprensorio, prima di tutte dall’Associazione Lago di Bolsena con il suo
presidente Piero Bruni.
Purtroppo, finora l’azione degli amministratori è stata stentata e poco
efficace, ciò che ha spinto le associazioni ambientaliste a ricorrere alla
raccolta firme “Salvalago” (un grande successo con più di 14 mila firme
raccolte) e a rivolgersi con una petizione all’Unione Europea (vedi link).
Uno dei punti prioritari (forse il più importante e richiesto dalle
disposizioni dell’UE), la gestione globale delle criticità dell’ecosistema nel
bacino lacustre, è stata addirittura bocciata dall’amministrazione regionale,
che ha ridotto il Piano di Gestione della ZSC/SIC Lago di Bolsena a tre misure
insulse (vedi link).
A Bruxelles è stato illustrato anche un’ulteriore problema di fondo, la cui
esistenza Equitani, Dottarelli e Peparello negano, senza, sembrerebbe, essere
sufficientemente informati: la questione dell’operato dell’ARPA. Sarebbe utile
consultare la “revisione critica dei risultati dell’ARPA del 2013”, documento allegato alla petizione n.
2191/2013, discussa il 5 maggio 2015.
La parte più importante del documento è dedicato alla revisione critica dei
dati rilevati e della loro analisi scientifica riguardo allo “stato ecologico
delle acque”, (praticamente irreversibile, da non confondere con l’inquinamento
sanitario) e dimostra importanti lacune nell’operato dell’ARPA. Questo giudizio
è pienamente condiviso dalla comunità scientifica che per discutere dello stato
di salute del Lago ricorre esclusivamente ai dati raccolti dall’associazione
Lago di Bolsena, scartando i dati dell’ARPA.
Una parte più piccola della revisione critica si riferisce allo stato
sanitario del Lago, mettendo in luce soprattutto due punti critici (oggetto di
alcuni post dell’Osservatorio, e già del Rapporto sullo Stato di Salute del Lago 2011):
- Secondo la normativa vigente (ai sensi della Direttiva 2006/7/CE e disposizioni
successive), le spiagge del Lago di Bolsena sono da definire come “soggette a inquinamento di breve durata”,
a causa dello stato precario del collettore fognario, delle insufficienze delle
reti fognarie comunali e dei multipli scarichi abusivi nei fossi e nel sistema
di raccolta delle acque bianche. In questo caso, sempre secondo la normativa,
per giustificare il giudizio “eccellente”, sarebbe obbligatorio che “siano adottate misure di gestione adeguate.
.. per prevenire l'esposizione dei bagnanti” e “ ... per prevenire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento ...”.
Visto l’assenza di queste misure di gestione, l’agenzia non avrebbe dovuto
esprimere il suo giudizio di eccellenza e sarebbe stata tenuta, invece di fare
un solo prelievo il mese, a monitorare e sorvegliare strettamente l’inquinamento
sanitario.
- Se prendiamo l’esempio di Capodimonte, un lungo tratto (più di 2 km, il
tratto più frequentato di tutto il Lago, con migliaia di bagnanti) è senza
sorveglianza sanitaria, in violazione delle disposizioni del D.lgs. 116/08 art.
9: “... Il punto di monitoraggio è
fissato ... dove si prevede il maggior afflusso di bagnanti ed il rischio più
elevato di inquinamento”. E in questo tratto di spiaggia Legambiente trova
le acque inquinate (lo illustra questo link).
Invece di ricorrere alla negazione polemica della realtà o a improduttive proclamazioni
di fede (“Non si capisce come i dati
dell'ente deputato alle analisi delle acque [l’ARPA] possano essere messi in
discussione da altri soggetti”), ci auguriamo una discussione aperta di
queste critiche e un processo condiviso di ottimizzazione dell’operato
dell’ARPA.
Nessun commento:
Posta un commento