La nuova fumarola antropogena raggiunge un’altezza di fino a 50 metri e
rilascia grandi quantità di fluido geotermico – di solito si tratta di anidride
carbonica, vapore d’acqua, acido solfidrico, anidride solforosa, metano,
ammoniaca misto a polveri sottili e tracce di sostanze velenose: “Anidride carbonica e gas atmosferici” secondo il frugale comunicato del
Osservatorio Vesuviano.
La trivellazione segnava l’avvio del progetto “GeoGrid
- Tecnologie e sistemi innovativi per l’utilizzo sostenibile dell’energia
geotermica” della società capofila GRADED, che fa parte del SMART POWER
SYSTEM. GeoGrid ha come obiettivo “lo sviluppo di tecnologie e
sistemi innovativi per l’uso sostenibile della risorsa geotermica ad alta,
media e bassa entalpia con impianti ad elevata efficienza energetica e ridotto
impatto ambientale”. Al progetto, a cui partecipano come “soggetti beneficiari”
varie università, il CNR e l’INGV, viene concesso per Decreto
Direzionale un contributo di circa 3,6 milioni di Euro.
Diventa subito evidente il problema ricorrente di tali progetti, la
presenza di conflitti d’interesse: l’INGV come soggetto beneficiario, da una
parte, e dall’altra come ente preposto al controllo (anche tramite
l’Osservatorio Vesuviano), alla sorveglianza e alla valutazione dei rischi del
progetto. Le università come beneficiari, e anche come garanti per la qualità
del progetto e delle opere.
Dopo l’iniziale stupore circa l’accaduto e l’assenza di informazioni
sul progetto, la cittadinanza sostenuta dalla consigliera regionale (M5S) Marì Muscarà e da Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell'INGV, si è attivata, e l’assessore Marchiello ha fornito alcuni chiarimenti:
- ad aprile, la Regione ha autorizzato la società Graded alla
perforazione di un pozzo profondo 180 m al solo scopo di ricerca dietro il
parere dell’Esperto Prof. Daniele Fiaschi,
nominato con D.D. n. 47 del 13.02.2018 (non accessibile online) per la
determinazione del livello di qualità dei proponenti e della proposta
progettuale, un esperto che doveva valutare anche gli impatti attesi del
progetto;
- dopo l’accaduto, la Regione ha sospeso questa autorizzazione e ha chiesto
l’intervento della protezione civile nazionale;
- lunedì 22 giugno, si è riunita la Commissione Grandi Rischi per
esaminare una relazione dell’Osservatorio Vesuviano per valutare i rischi e per
decidere quali azioni sono da intraprendere.
Rimangono ancora senza risposta molte questioni importanti, tra cui:
- perché il progetto non è stato sottoposto a una vera e propria
valutazione sia del suo impatto sull’ambiente che dei rischi connessi,
considerando che in questa zona ogni alterazione degli equilibri nei sistemi
idrogeologico e idrotermale comporta rischi sismici e vulcanici?
- quali impatti del progetto ha considerato e valutato l’Esperto?
- che cosa prevede esattamente il progetto e perché non è pubblicato
sui siti della Regione?
- perché la popolazione e il comune di Pozzuoli, che già nel 2015 aveva
deliberato la sua avversità a progetti geotermici, non sono stati ufficialmente
informati del progetto?
- le università, il CNR e l’INGV, che sono i referenti scientifici del
progetto, hanno svolto il loro ruolo che sarebbe di garantire il massimo
livello scientifico e tecnologico delle opere?
- perché non si esprimono sull’accaduto né la società proponente, né i
soggetti beneficiari” [1]?
- le procure stanno indagando sull’accaduto?
- perché le analisi e la relazione dell’Osservatorio Vesuviano non sono
state pubblicate?
Fare geotermia nei Campi Flegrei è un’impresa pericolosa. È un’area ad
alto rischio vulcanico nonché sismico – una caldera attiva in quiescenza
apparente, costituita da numerosi crateri ed edifici vulcanici. È una “zona rossa”
dove l’evacuazione preventiva è, in caso di ripresa eruttiva, l’unica misura di
salvaguardia per la popolazione. Un’area in ebollizione, con fumarole, sorgenti
di acqua termale calda, pozzi di fango bollente e un spettacolare movimento di
livello del suolo, il bradisismo, con velocità che negli anni passati hanno
raggiunto anche valori di un metro all’anno.
Carta della zona rossa dei Campi Flegrei e delle sue evidenze vulcaniche. Nel cerchio rosso la caldera di Agnano, formatasi solo 4100 anni fa
Nei Campi Flegrei, le imprese geotermiche sono attirate dalla risorsa
idrotermale ad alta temperatura che si trova eccezionalmente vicino alla
superficie, riscaldata dal magma nel suo serbatoio con tetto a soli 4 km e in recente
risalita. Già nel 2015, la Geoelectric srl aveva presentato il progetto
“per la realizzazione di un impianto geotermico pilota nell’area del Permesso
di Ricerca ‘Scarfoglio’”, che prevedeva, nella località Agnano, la
realizzazione di 5 pozzi di profondità tra 900 e 1000 metri per l’estrazione
del fluido a circa 150 °C e la sua reiniezione, e la costruzione di una
centrale binaria a ciclo chiuso (vedi qui
per la documentazione).
Nel luglio 2015 sul progetto il consiglio comunale di Pozzuoli ha dato
parere negativo - in base al principio di precauzione a tutela della pubblica
incolumità, e perché il modello idrogeologico e geotermico, come definito dal
progetto, non garantiva una valutazione attendibile dei possibili effetti.
Nel 2017 arrivò il No definitivo della commissione tecnica di verifica
per l’impatto ambientale del MISE, motivato dall’incapacità del proponente di
presentare la documentazione d’integrazione richiesta. La Regione Campania
aveva espresso parere negativo: “… l’impianto, nel contesto ambientale,
antropico, e socio-economico che caratterizza i Campi Flegrei determina
rilevanti impatti negativi, in termini di sismicità indotta/innescabile anche
di tipo bradisismico, con conseguenti danni a beni e persone non mitigabili in
alcun modo sul sistema socio-economico …” (BURC
del 9 ottobre 2017). Determinante per la bocciatura sono state le obiezioni e
osservazioni avanzate da Giuseppe Mastrolorenzo;
in merito era stato richiesto anche un parere ufficiale dell’INGV sui rischi
del progetto.
Nel contempo, un progetto analogo a Serrara Fontana (isola di Ischia)
fu bocciato sulla base di analoghe osservazioni presentate da Mastrolorenzo e
da altri soggetti, quale la Regione Campania.
E adesso, nonostante tutti questi pareri fondati e definitivi, viene
avviato quasi clandestinamente un nuovo progetto geotermico, a dimostrazione
del fatto che le imprese geotermiche non sono pronte ad abbandonare un business
lucrativo. Il progetto è presentato nel linguaggio della green economy in
consonanza totale con un recente discorso
del ministro Patuanelli. In contrasto con questa veste lucente però si trova il
livello scientifico e tecnico delle opere, a partire dal macchinario vetusto
(del pozzaiolo di Pozzuoli?) e dei operai sul cantiere improvvisato, che ignari
di tutto pericolo lavoravano senza protezione e prive di attrezzature per
monitorare eventuali fuoriuscite di fluido o gas.
Il colmo è che GeoGrid, secondo un
post del consigliere regionale dei Verdi Borrelli, non era autorizzata a
realizzare interventi di trivellazione e geyser, pericolosissimi per una zona
sismica e densamente abitata come quella di Agnano. Per tali interventi non sarebbe
mai stato presentato alcun incartamento né stata fatta una conferenza dei
servizi.
Quali sono i paralleli con i progetti geotermici attorno al Lago di
Bolsena? Che cosa ci può insegnare l’esperienza campana?
Paralleli sono, prima di tutto, il disprezzo delle imprese e della
lobby geotermica per la popolazione e per l’ambiente, e la loro scorrettezza.
La superficialità scientifica delle valutazioni d’impatto e la prontezza di
istituti di ricerca e università ad adattare i loro pareri ai bisogni delle
imprese. Poi, il fatto che i sistemi geotermici in contesti complessi sono
imprevedibili: che la nostro conoscenza attuale di questi sistemi è
completamente insufficiente per descrivere il loro comportamento e quindi per
prevedere (o addirittura escludere) i rischi.
Il disastro di Pozzuoli dimostra come anche una piccola perforazione a
profondità molto modesta, e con consulenze scientifiche di università e centri
di ricerca può fare brutte sorprese e creare un'emergenza di difficile
soluzione che richiede l'intervento di urgenza della Protezione Civile
Nazionale e della Commissione Grandi Rischi.
Importante è l’esempio che dà il sindaco di Pozzuoli: mosso dalla
preoccupazione per la sicurezza della popolazione, nella sua veste di
rappresentante locale della protezione civile applica il principio di
precauzione e chiude un cantiere geotermico prendendo su di sé il rischio di
richieste di risarcimento dalla parte delle imprese proponenti.
Nello stesso modo si sono mossi recentemente i 30 sindaci riuniti nel "Comitato Geotermia" intorno al Lago di Bolsena.
Nello stesso modo si sono mossi recentemente i 30 sindaci riuniti nel "Comitato Geotermia" intorno al Lago di Bolsena.
Importante anche l'esperienza, comune a Pozzuoli e al Lago, che una cittadinanza attiva e informata è capace ad opporsi con successo a progetti industriali speculativi e pericolosi, fossero anche sostenuti dalla potente lobby geotermica.
C’è un'altra corrispondenza: durante la perforazione del primo pozzo
che l’ENEL nel 1973 trivellò sull’Altopiano dell’Alfina, quando la perforazione
raggiunse una cappa di CO2 (vedi la pubblicazione)
alla profondità di 663 m, è avvenuto un “blow-out” – l’eruzione del pozzo. Fino
alla sua chiusura qualche giorno dopo, sono fuoriusciti 300 tonnellate di
fluido geotermico all’ora, inquinando la zona circonstante, per fortuna
disabitata. Un’illustrazione presa da questa pubblicazione mostra anche che
chiudere la perforazione può essere delicato e difficile: a causa
dell’innalzamento della pressione nel pozzo che spinge il fluido geotermico a
trovare vie alternative d’uscita nelle vicinanze. Fattori aggravanti nel caso
attuale di Agnano sono l’estrema friabilità del sottosuolo, il fatto che la
parte superiore del pozzo non è stata ancora rivestita e l’elevata densità
abitativa della zona.
[1] Il 24 giugno
il presidente dell’INGV ha affermato che “… il progetto di perforazione è stato realizzato all’insaputa dell’attuale
amministrazione dell’INGV. Il Progetto Geogrid fu lanciato all’inizio del 2016
dalla precedente amministrazione dell’ente e la costituzione della successiva
ATS è stata realizzata senza he all’INGV fosse consegnato l’allegato tecnico
che prevedeva la perforazione stessa. Non appena venuti a conoscenza dell’operato
di Graded e della fuga di gas, il sottoscritto ha invitato tutti gli attori
coinvolti a far chiudere minerariamente subito il pozzo al fine di fermare l’emissione
della fumarola.” In seguito a questa chiara presa di posizione, il sindaco
di Pozzuoli ha firmato un’ordinanza
dove chiede l’eliminazione della situazione di pericolo del sito della
perforazione geotermica nell’area di via Antiniana, in località
Agnano-Pisciarelli, e la messa in sicurezza dei luoghi.
Salve, per portare avanti questo progetto di geotermia, sono passati sui corpi di potenziali cadaveri,che poi sono diventati 3 ignorando i rischi presenti alla solfatara di pozzuoli disseminata da cavità superficiali, che presenta lo stesso identico sistema idrogeologico della zona di Pisciarelli (antiniana scarfoglio) formata da diverse falde acqiifere molto superficiali, che a loro volta scavano le cavità del sottosuolo.
RispondiEliminaTutto monitorato e censito da diversi anni, attraverso specifiche prospezioni geofisiche...
sono a disposizione con le mie prove su tutta questa vicenda assurda, in qualità Dirigente Tecnologo INGV licenziata dal 29/11/2019 . dopo 25 anni di onorata carriera, per aver ficcato il naso in questi loschi affari geotermici ben noti a Maria Siclari, Carlo Doglioni e tutti i calabresi dell'Ufficio Affari Legali e Ufficio Procedimenti Disciplinari, e in qualità di unico docente universitario di geotermia a un dipartimento di ingegneria a Roma.
RispondiEliminaTutti a casa ma in fretta, altro che 190.000 euro anno di stipendio ad alcuni
Una banda di incompetenti, furni, omissivi, omertosi e con Art. 328 presunto oltre che abusi d'ufficio presunti e associazione presunta
Fatemi raccontare tutto (fedora.quattrocchi@libero.it) oppure consultate le circa 5000 pagine lasciate alla procura di roma e di napoli (a ROma parte offesa e a Napoli tutta roba di potenziale interesse per il processo della morte dei 3 bambini alla Solfatare). Le registrazioni / trascrizioni sono su ufficiali protocolli INGV di difesa legale della mia persona (archiviazione/stralciamento in tribunale del lavoro a mio favore di procedimenti disciplinari ritorsivi anche essendo io ivi dirigente sindacale Associazione Nazionale Professionale della RIcerca mentre altri sindacati rimanevano muti di fronte agli evidenti presunti illeciti, e spero che i vertici nazionali di quei sindacati si liberino di questi livelli intermedi
Fedora QUattrocchi