domenica 3 gennaio 2021

Wild West energetico

 Si diffondono sempre di più impianti eolici e fotovoltaici nel Viterbese a coprire e alterare migliaia di ettari di suolo agricolo. Secondo gli ultimi indizi, si progettano nuovi megaimpianti eolici anche attorno al Lago di Bolsena. Il Viterbese, terra di conquista, teatro di scontri tra indigeni privi di diritti e occupatori come una volta, nel Selvaggio West?

Dobbiamo parlare di “Suicidio ambientale” – questa la posizione di Mibact, di sindaci e ambientalisti – oppure di “necessità di energia”, la posizione della Regione Lazio?  Necessità assoluta o speculazione energeticaCome orientarci? 

Partiamo dalla premessa di cui non si discute: gli impianti di produzione di energia rinnovabile sono necessari per combattere il cambiamento climatico, il quale è una delle minacce principali per l’equilibrio del pianeta e per l’umanità (vedi il recentissimo Emissions Gap Report dell'UNEP).

Ne consegue che ognuno che invita a riflessione e discussione, ogni persona che si oppone alla costruzione di tali impianti, è irresponsabile, ottusa o semplicemente NIMBY?

Non è proprio così, considerando che:

  • le minacce principali per il pianeta e l’umanità sono due, interconnesse: la distruzione degli ecosistemi e delle loro risorse, e il cambiamento climatico (in questo ordine). Favorire a priori la distruzione dell’ambiente per ridurre l’effetto serra è un nonsenso; 
  • il cambiamento climatico si combatte in molti modi diversi. Solo nel caso di un’emergenza assoluta, qualora non vi fossero alternative alla realizzazione di un dato impianto, sarebbe lecito farlo, persino ai danni dell’ambiente o di persone. Una tale urgenza non esiste.

Occorre quindi valutare i pro e i contro di ogni soluzione per ridurre l’effetto serra e favorire soluzioni con minore impatto ambientale.


Non basta la convenienza economica per giustificare la realizzazione di un dato impianto di energia rinnovabile, se nel bilancio non si tiene conto dei danni che provoca e delle ricadute anche economiche di questi danni. Lo afferma anche la normativa: “Il costo economico delle misure ... alternative non può essere l’unico fattore determinante nella scelta delle soluzioni” (e, non dimentichiamo, che dare un “prezzo” al degrado dell’ambiente, alla distruzione della bellezza, alla compromissione della salute è un’operazione delicata e in ogni caso molto riduttiva).

zona sacrificabile (foto A. Moss)

Per illustrare tutto ciò, prendiamo un esempio pratico e attuale: il progetto del Parco Eolico di Tuscania.

Prevede 16 aerogeneratori ognuno da 5.625 MWp per complessivi 90 MWp, da installare nel comune di Tuscania. Impianti di servizio e stazioni di transito e di utenza si trovano anche nel comune di Arlena di Castro, alcune turbine sono a poca distanza del territorio dei comuni di Tessennano e Canino.

Gli aerogeneratori hanno le seguenti dimensioni: Diametro pale: 170m, raggio pale: 85m, altezza al mozzo: 165m, altezza complessiva: 250m.

zona sacrificabile (foto A. Moss)

Vedi qui una pianta del progetto con indicazione di impianti limitrofi già esistenti.

Proponente è la società "WPD San Giuliano S.r.l." con sede in Roma. La società madre è la multinazionale WPD AG con sede a Brema (Germania), attiva da anni e in tutto il mondo nell’eolico (on- e off-shore) e nel solare. Il progetto è in fase di Valutazione di Impatto Ambientale al MATTM dal 01/05/2020. Qui la documentazione.

Il progetto presenta importanti criticità ambientali e paesaggistiche e difetti nella progettazione rilevati nelle osservazioni di privati, enti pubblici e associazioni del territorio (vedi per esempio qui e la documentazione citata sopra). Tra le criticità si annoverano il contrasto con la pianificazione energetica della Regione Lazio, l’impatto paesaggistico e ambientale, la carenza e la superficialità dello Studio Faunistico, la violazione delle disposizioni della Direttiva Habitat (omissione della VINCA) e l’assenza di proposte alternative.

Davvero non ci sono alternative alla realizzazione di questo progetto, opzioni meno impattanti?

Sì che ce ne sono, e diverse. Elenchiamone alcune che sono, nota bene, tra le proposte principali del nuovo Piano Energetico Regionale (“PER”, in fase di approvazione) del Lazio:

  • il risparmio energetico e misure per rendere efficiente l’uso dell’energia; 
  • il ricorso al minieolico (< 50 kW, altezza < 50m) in aree già degradate da attività antropiche e la diffusione del “micro-eolico” (< 1 kW); 
  • la costruzione diffusa di impianti fotovoltaici sui tetti e in aree degradate. Il nuovo PER non prevede più grandi impianti eolici e fotovoltaici su terraferma, salvo in aree già degradate da attività antropiche;
  • il ricorso all’eolico nel mare (“offshore”).


Le scelte della WPD - di proporre un Parco Eolico, e di collocarlo a Tuscania – non sono dunque dettate da una necessità ecologica, i motivi sono altri. Il primo ne è che la WPD è specializzata in progetti di grandi dimensioni e non è interessata a realizzare piccoli impianti diffusi o singoli progetti di ottimizzazione energetica. Il secondo motivo è che la WPD, anche se è esperta in impianti offshore e li realizza in tutto il mondo, favorisce l’impianto eolico onshore di Tuscania perché in fin dei conti è economicamente vantaggioso.

La questione non è, quindi, se siamo pro o contro le energie rinnovabili, ma piuttosto: accettiamo che si dia la priorità al profitto di una impresa ai danni del bene comune?

La Regione Lazio sembra scissa: gli uffici preposti alle autorizzazioni ambientali sostengono con generosità i megaimpianti, mentre il Piano Energetico della stessa Regione non li prevede più!

Tre delle associazioni ambientaliste nazionali – Greenpeace, Legambiente e Wwf – favoriscono invece la soluzione della WPD senza neanche menzionare o discutere alternative. Italia Nostra prende una chiara e circonstanziata posizione contro il megaimpianto.

Le tre associazioni invocano la svolta energetica, chiedono di chiudere rapidamente le centrali di Civitavecchia (di una potenza complessiva di 2GW) – e hanno ragione. Per riuscirci però, non basta un altro parco megaeolico su terra (ce ne vorrebbero 40! e dove li mettiamo?), o una centrale geotermica di tipo Castel Giorgio (ce ne vorrebbero 400! e chi le vuole?).

Ci vuole una progettazione energetica chiara e coerente, e un respiro e una visione più ampi – tutto questo lo propone il Piano Energetico Regionale: seguiamo i suoi indirizzi.


zona sacrificabile (foto A. Moss)

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