Non si placano le discussioni circa lo stato delle acque del Lago di
Bolsena. Mentre le amministrazioni di vario livello sostengono stoicamente
l’eccellenza della qualità delle acque, il parere della cittadinanza è più
variegato: da “qualità ottima” a “fogna a cielo aperto”. Dov’è la verità?
Spesso si confondono due concetti diversi di qualità delle acque, che invece
occorre distinguere nettamente: l’uno descrive lo stato ecologico delle acque,
l’altro lo stato igienico-sanitario delle acque di balneazione.
Lo stato ecologico descrive lo stato di salute globale del Lago, nel senso
di una visione d’insieme dei vari parametri che incidono sul benessere di tutto
il corpo d’acqua.
Lo stato igienico-sanitario ci informa sulla purezza delle acque di balneazione
in vicinità delle rive del Lago e sul loro eventuale inquinamento
batteriologico.
È la qualità igienico-sanitaria l’oggetto delle discussioni accese di quest’estate
riguardo ai dati “ufficiali” pubblicati dall’ARPA Lazio e alle informazioni
divergenti provenienti dal campionamento della Goletta dei Laghi di Legambiente
e da osservazioni di cittadini (vedi gli ultimi post "Lago di Bolsena inquinato ..." e "Goletta dei Laghi 2015 ...").
Vari meccanismi minacciano la balneabilità delle acque – sversamenti dal
sistema fognario circumlacuale e dalle reti fognarie comunali, inquinamento
proveniente dai numerosi fossi che raggiungono il Lago, sversamenti puntuali da
case o esercizi turistici lungo le rive, sversamenti da barche turistiche …
Finora, per questo anno, si è riuscito a evitare (a parte alcuni brevi
malfunzionamenti) grandi sversamenti dal fatiscente collettore circumlacuale su
spiagge frequentate, grazie all’instancabile impegno della squadra del COBALB e
alla strategia di utilizzare la stazione di pompaggio 9 (Gran Carro) come “valvola
di sicurezza” del sistema: una strategia di scarichi periodici “controllati” per
evitare il sovraccarico delle stazioni a valle, a cui potrebbero essere
riconducibili le ampie strisce di acqua con schiume osservate negli ultimi
giorni tra le spiagge meridionali di Bolsena e l’Isola Bisentina (vedi link).
Per quanto riguarda le reti comunali, un netto miglioramento è stato
raggiunto a Capodimonte, in passato uno dei tratti più critici delle spiagge.
Accogliendo la richiesta insistente della cittadinanza, il Comune ha provveduto
ad una accurata sorveglianza e manutenzione del lungo tratto, con quattro sottostazioni,
che corre sul Lungolago di Capodimonte, evitando così ogni importante sversamento.
Irrisolto rimane invece il problema dei fossi, fonte di inquinamento
batteriologico delle spiagge quando vi giungono scarichi (spesso nascosti o
coperti) abusivi. Basta una precipitazione modesta che alimenta i corsi d’acqua,
di solito asciutti d’estate, per provocare anche forti inquinamenti delle
spiagge. Ugualmente irrisolti i problemi degli esercizi turistici e di altri
edifici lungo le coste dove manca il monitoraggio e la certificazione degli
scarichi, e delle barche che scaricano “a mare”.
Secondo noi, non esiste nessuna contraddizione tra le analisi dell’ARPA, che trova
acque balneabili in campioni presi una volta al mese in periodi senza piogge, e
la Goletta dei Laghi che, alla foce dei fossi, ha trovato acque inquinate all’inizio
dell’estate in un periodo con leggere precipitazioni. Stesso risultato per
prelievi fatti da cittadini in agosto: acque inquinate dopo le precipitazioni
attorno a Ferragosto che portavano nel Lago il carico batteriologico accumulato
precedentemente.
Carta del Lungolago di
Capodimonte, con indicazione di stazioni di pompaggio comunali (piccoli rettangoli
rossi) e del COBALB (grande rettangolo rosso), delle foci dei fossi (tratti
rossi), dello scarico troppo pieno della stazione 19 alla foce del fosso San
Sebastiano (punto rosso) e del punto di prelievo dell’ARPA (punto blu). Nel
grafico la densità dei bagnanti sul Lungolago in unità arbitrarie
Una carenza evidente della sorveglianza igienico-sanitaria effettuata dall’ARPA
è illustrata qui sopra: sulla lunga spiaggia di Capodimonte l’unico prelievo,
che è decisivo per valutare la balneabilità in tutto un lungo tratto (codice
91) che include il Lungolago e anche le acque del promontorio, è preso alla
foce del fosso Tavolino, lontano dalle fonti importanti d’inquinamento, in un
punto dove l’afflusso dei bagnanti è effettivamente zero (mentre il D. lgs. del
30/03/2010 dispone: “Al fine di
localizzare la stazione di monitoraggio, all’interno di ciascuna acqua di balneazione,
si dovrà considerare il punto in cui il profilo abbia individuato il rischio
più elevato di inquinamento o la zona in cui si prevede il maggior afflusso di
bagnanti”). Inoltre, considerato il rischio elevato e diffuso di “inquinamenti
a breve durata”, la frequenza dei campionamenti è troppo bassa come anche la
densità dei punti di prelievo.
Prendendo atto di queste carenze, la cittadinanza si sta organizzando per
monitorare indipendentemente la qualità delle acque di balneazione e per
procedere a individuare sistematicamente gli scarichi abusivi nei fossi.
Decisioni in questo senso sono state prese in una recente riunione convocata
dal gruppo Lago di Bolsena in Mobilitazione.
Lo scopo è di contribuire, in collaborazione con le amministrazioni, a
eliminare le molteplici fonti di inquinamento, e di garantire la balneabilità
delle spiagge e la tutela globale della salute del Lago.
Per quanto invece riguarda la determinazione dello stato ecologico del Lago,
sia l’ARPA che l’Associazione Lago di Bolsena prendono campioni d’acqua a varie
profondità in punti vicino al centro del Lago. Si considerano tre parametri
fisico-chimici - trasparenza, concentrazione totale di fosforo, e
concentrazione dell’ossigeno disciolto - che informano sullo stato trofico
delle acque.
C’è consenso nel mondo scientifico che, per determinare lo stato ecologico,
unicamente i risultati dell’associazione Lago di Bolsena sono affidabili; le ragioni
per scartare i risultati dell’ARPA sono illustrati nella revisione critica (allegato 6) consegnata all’UE.
Lo stato ecologico del Lago risulta ancora “Buono”, è però in continuo
peggioramento. È importante sottolineare che il parametro decisivo sia per
questa attribuzione di classe, sia per il deterioramento è la concentrazione totale di
fosforo (Ptot) il cui aumento inesorabile nel corso degli anni è rappresentato
nell’illustrazione qui sotto. Qualora Ptot dovesse superare il valore di 15 µg/l (potrebbe
avvenire già nel 2016), lo stato ecologico scenderebbe nella classe “Sufficiente”.
Responsabile per questo trend sono apporti di nutrienti dall’agricoltura e
soprattutto da sversamenti fognari: ogni scarico fognario durante tutto l’anno,
in qualsiasi posto, di qualsiasi tipo, contribuisce a peggiorare la salute
globale del nostro lago. È necessario un grande sforzo comune per arrestare la
lunga evoluzione negativa e per riportare la concentrazione di fosforo sotto la
soglia di 10 µg/l, come richiesto anche nel Piano di Gestione della ZPS/SIC del
Lago di Bolsena.
Evoluzione della concentrazione di fosforo totale
negli ultimi anni, secondo le analisi dell’Associazione Lago di Bolsena
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