lunedì 6 maggio 2019

STOP PESTICIDI


I pesticidi sono tra i principali responsabili del declino della vita sulla Terra, denunciato dal rapporto mondiale sulla salute degli ecosistemi, presentato il 6 maggio a Parigi. Robert Watson, presidente dell’IPBES (Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) avverte: “Stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero". Non è troppo tardi per agire, e conosciamo le soluzioni, ma dobbiamo agire, da subito, a tutti i livelli.
 
diserbo totale nell'uliveto

Un primo passo importante in questa direzione avrebbe potuto essere la Direttiva Europea 2009/128/EC concernente l’uso sostenibile di pesticidi (SUD: Sustainable Use of pesticides Directive). Prevedeva un preciso cronoprogramma, poneva chiari obiettivi.

Tuttavia, come constata la recente relazione sull’applicazione della SUD, adottata dal Parlamento Europeo il 12 febbraio 2019, la volontà politica di implementare pienamente questa direttiva era assente, fin dall’inizio. E ciò sia a livello europeo, dove i provvedimenti della Politica Agricola Comunitaria (PAC), aggiornati ogni sette anni, regolarmente ignorano le raccomandazioni della SUD, sia a livello nazionale, dove i Piani d’Azione Nazionali (PAN) sono estremamente carenti in questo senso. Con la conseguenza che nei 10 anni trascorsi, l’uso di pesticidi nell’UE non è diminuito. Dieci anni persi per la salvaguardia delle persone e dell’ambiente.


 Intanto tutte le ricerche, a livello mondiale e nazionale, danno indicazioni inequivocabili: è indispensabile e urgente ridurre al massimo l’uso di pesticidi, soprattutto quelli di sintesi. Un esempio di un inquietante risultato delle ricerche sul tema è contenuto in uno studio dell’Università di Nijmwegen che rileva che:

“in 63 zone naturali protette della Germania la popolazione degli insetti volanti (compresi gli impollinatori) è diminuita drasticamente di oltre il 75 % in 27 anni. Questo risultato è collegato al forte calo di specie di uccelli comuni in queste zone come in tutta Europa”.


Il rapporto dell’IPBES riassume: In Europa le specie più colpite sono l'allodola - meno 50% negli ultimi 40 anni - la piccola farfalla blu - in calo del 38% dagli anni '70 - mentre un terzo delle api ed insetti è a rischio estinzione.
Fino a un milione di specie saranno estinte nei prossimi decenni.


 Uso sostenibile di pesticidi significa, oltre a utilizzare prodotti fitosanitari a basso impatto (come quelli a base di principi esistenti in natura), applicare modalità di difesa precisa e intelligente. Comprende il ricorso a prodotti e tecniche colturali dell’agricoltura ecosostenibile, significa preservare la biodiversità e la resilienza naturale degli ecosistemi, vuol dire rafforzare il “sistema immunitario” dei sistemi agricoli potenziando le sinergie biologiche.

La transizione verso una tale gestione dei problemi fitosanitari è completamente possibile e accessibile; comporta costi più alti a breve termine, ma è estremamente vantaggiosa economicamente considerando tutti i costi legati ai danni alla salute delle persone e degli ecosistemi.

In più, è l’unica soluzione precorribile a lungo termine. Non c’è altra via.

 
Non è certamente l’agricoltore singolo che si oppone alla riduzione o all’eliminazione di pesticidi, perché egli vive e vede quotidianamente il degrado del suo ambiente ed è il primo a risentire della sparizione degli uccelli, delle api e di tanti insetti e dell’aumento di altri insetti nocivi e più resistenti; del degrado e dell’erosione del suolo; della sparizione della vegetazione ripariale del Lago e dei siti di riproduzione che offre.

Inoltre, i pesticidi colpiscono in primo luogo chi li usa: “L’esposizione cronica a pesticidi nella categoria professionale degli agricoltori è alla base di un aumento evidente del rischio di sviluppare alterazioni di svariati organi e sistemi dell’organismo umano quali quello nervoso, endocrino, immunitario, riproduttivo, renale, cardiovascolare e respiratorio, favorendo in particolare cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, disturbi della sfera riproduttiva, disfunzioni metaboliche ed ormonali”.

 Altrettanto certo è che gli agricoltori, già messi alle strette e umiliati dal prepotere dei colossi agroalimentari, non sono in grado da soli di sostenere i costi per la transizione all’agricoltura ecosostenibile. Una parte del problema si può risolvere – e questo era uno dei principali provvedimenti della SUD – spostando i contributi statali dall’agricoltura non sostenibile a quella ecosostenibile. Dando agli agricoltori la possibilità di proteggere l'ambiente.

Questa semplice indicazione è rimasta disattesa perché contraria agli interessi delle grandi strutture economiche, spesso sovranazionali, del settore agroalimentare, i cui solidi appoggi politici intervengono bloccando le azioni necessarie.


Attualmente i nostri territori stanno subendo gli effetti di questo meccanismo: le realtà imprenditoriali della filiera corilicola con l’appoggio dei loro referenti politici, locali e nazionali, tentano di invadere il territorio del Lago per trasformarlo in zona agroindustriale diffusa.

Fatto assai grave è che di tale aggressione al nostro territorio, siano complici le associazioni di categoria, che cedendo alle tentazioni economiche offerte dall’agroindustria (“700 fascicoli aziendali!”) tradiscono i loro obblighi verso gli agricoltori, i “coltivatori diretti”, l’ambiente e le generazioni future. Spesso con atteggiamenti marcatamente schizofrenici, indirizzando i fondi del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) verso l’agroindustria, deplorando allo stesso tempo il fatto che sono insufficienti le risorse per sostenere l’agricoltura biologica e per permettere l’insediamento di giovani agricoltori. Oppure quando promuovono lo sviluppo sul territorio della filiera del junk food (“55% di zucchero, 20% di olio di palma, tracce di nocciola“), e nel contempo si dichiarano promotori dell’eccellenza locale.
 
Il rapporto mondiale sulla biodiversità avverte: “Per evitare un disastro ecologico servono rapidi interventi politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali.

1 commento:

  1. Credo che i maggiori costi derivanti dall'utilizzo di prodotti fitosanitari a basso impatto, da cui deriva minore produzione, debbano essere compensati da una tutela dei prezzi al produttore fatta a livello statale/regionale.

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