domenica 1 dicembre 2019

Geotermia: i terremoti indotti avvenuti in Francia facciano riflettere le autorità italiane


Circa due settimane fa la terra ha tremato in Francia nei pressi di un sito di sfruttamento della risorsa geotermica profonda a Vendenheim, comune del dipartimento del Basso Reno, a poca distanza da Strasburgo.


sito della centrale a Vendenheim

Il sito è gestito dall’impresa francese Fonroche Géothermie che ha iniziato le trivellazioni a marzo del 2018. Sin dall’inizio delle attività di perforazione sono stati registrati numerosi microsismi indotti di magnitudo inferiore a 2, ma la frequenza e l’intensità dei terremoti sono pericolosamente aumentate dopo il 10 ottobre di quest’anno, con più di cento microsismi in pochi giorni. Molto probabilmente ciò è dovuto alla fase finale di "ottimizzazione" del pozzo dopo la perforazione vera e propria, con una stimolazione chimica per aumentare la permeabilità nel serbatoio. Evidentemente qualcosa è andato fuori controllo tanto che il 12 e il 13 novembre si sono avute due scosse avvertite anche a Strasburgo, una di magnitudo 2.6 e una di 3.1, quest’ultima con lievi danni ad alcuni edifici e diverse abitazioni evacuate. I Francesi si chiedono, ora, che cosa accadrà in futuro?

Il BCSF (Bureau Central Sismologique Français), l’omologo del nostro Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha classificato tutti questi terremoti come sismi “indotti”, cioè causati dall’attività umana. Specialmente i valori delle ultime scosse hanno superato quelli dell’attività sismica media naturale della Fossa Renana.

Nello studio d’impatto ambientale relativo all’impianto geotermico francese, il rischio sismico collegato alle trivellazioni era stato considerato trascurabile, data la bassa sismicità naturale della zona. Ma, a quanto pare, le trivellazioni hanno scombussolato il sottosuolo al punto da generare terremoti sempre più frequenti ed intensi. Le perforazioni vengono effettuate ad una profondità di circa 4.500 m per “esplorare” la risorsa geotermica e sono propedeutiche alla realizzazione di una centrale geotermica binaria a ciclo chiuso di circa 6 MW elettrici ai quali si aggiungono più di 30 MW termici. L’impianto prevede un flusso di 350 tonnellate all’ora di fluido geotermico.

L’impresa Fonroche ha escluso che i terremoti siano stati indotti dai lavori di perforazione perché “le trivellazioni sono state sospese l’8 novembre (4 giorni prima della scossa), conformemente alla normale programmazione delle operazioni in corso” e perché il sisma si è verificato ad almeno 5 km a sud del sito di ricerca geotermica. I geologi consultati, tuttavia, ritengono che la sospensione delle attività non consente affatto di escludere il diretto collegamento tra i terremoti e le trivellazioni; anche dopo che la stimolazione di faglie presenti nel sottosuolo è cessata, infatti, è possibile che si verifichi un’attività sismica differita. Inoltre, come si è visto in casi analoghi nel mondo, i terremoti possono generarsi anche ad alcune decine di chilometri dal sito di sfruttamento geotermico.

I lavori della Fonroche, intanto, nel rispetto del principio di precauzione, sono stati fermati; un decreto della prefettura locale stabilisce, infatti, “la sospensione delle operazioni in corso” in caso di “registrazione di sismi che superino la soglia di 2 della scala Richter”; le attività potranno riprendere solo dopo le analisi della situazione sismica condotte da un pool di esperti geologi.


Tutta questa vicenda deve far riflettere le autorità italiane sulla validità dei progetti geotermici previsti a Castel Giorgio, a Torre Alfina e intorno alla caldera vulcanica del Lago di Bolsena, oggetto di interesse di alcune imprese che vogliono investire in questo territorio approfittando degli incentivi statali alla geotermia elettrica.

A Castel Giorgio, in Umbria, sul confine idrogeologico settentrionale del Lago di Bolsena, e a Torre Alfina nel comune di Acquapendente, sono previsti due impianti geotermici binari di 5 MW per la produzione di energia elettrica. Si tratta di impianti “pilota” per i quali non sono previste emissioni in atmosfera, ma che incidono fortemente sulla stabilità del sottosuolo. Quello di Castel Giorgio, ad esempio, tramite 9 pozzi, la cui profondità varia da 1100 a 2300 metri, trasferisce ben 1000 tonnellate all’ora di fluido geotermico da una zona sotto il bacino Tevere ad una zona lontana 4 km sotto il bacino del lago di Bolsena. Nel sottosuolo il movimento di tali quantità di fluido per un periodo di 25 anni provocherebbe pericolosi stress termici e pressori, come sottolineato più volte dai geologi.

In particolare, fra gli studiosi, citiamo il geologo prof. Giuseppe Mastrolorenzo,
vulcanologo dell’INGV e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, il quale durante un’intervista radiofonica, alcuni giorni fa, ha dichiarato che “L’area di Castel Giorgio è un’area ad elevatissima sismicità. Lì vi sono faglie attive che in passato hanno generato terremoti, anche di magnitudo prossima a 6 con ipocentro intorno agli 8 km, che hanno avuto effetti fino al 9° o 10° grado della scala Mercalli. È avvenuto nel 1695 e più recentemente nel 1957, con terremoti rispettivamente di magnitudo 5.7 e 4.9 con effetti devastanti”.



Secondo il vulcanologo “L’attività di estrazione e reiniezione di fluidi in quell’area potrebbe causare una serie di conseguenze: 1) alterare il sistema idrotermale e modificare le falde superficiali; quella più superficiale è una falda di acqua potabile, di cui fa parte il lago di Bolsena, che rischierebbe di essere contaminata da una grande quantità di arsenico, qualora risalissero i fluidi idrotermali da elevata profondità. 2) Deformazioni del suolo: subsidenza nelle zone di estrazione e sollevamento del suolo in quelle di reiniezione. 3) Sismicità indotta o innescata: si è visto a livello mondiale che, quando si va ad agire con iniezioni ed estrazioni di fluidi in aree prossime a faglie tettoniche attive (anche a qualche decina di chilometri), si può verificare la condizione per la quale tali faglie, già in condizioni critiche, vengano messe in movimento, “innescate” appunto, e si potrebbe avere uno scorrimento, cioè un terremoto anche per effetto di piccole perturbazioni”.

Mastrolorenzo ha inoltre ricordato che “Nel 2016, dopo il parere positivo della Commissione di Impatto Ambientale, si è verificato un terremoto di magnitudo 4.1 localizzato a 1 Km da Castel Giorgio, proprio nell’area in cui si pensa di fare la centrale. Sebbene non molto forte, questo terremoto indica che proprio quel tratto delle ben note faglie distensive poste in quell’area è in condizioni pre-critiche, cioè in futuro sicuramente genererà altri terremoti. Il problema è capire, ora, quale sia la probabilità che le azioni di estrazione e reiniezione di fluidi possano causare un anticipo di quei terremoti che sicuramente si verificheranno (perché quelle strutture stanno accumulando energia tettonica per i movimenti continui, seppur lenti, dell’Appenino). Di chi sarebbero allora le responsabilità se un terremoto che dovrebbe verificarsi tra qualche secolo si verificasse tra qualche anno? Questo è quello che sto cercando di denunciare e di segnalare alle autorità in termini di pericolosità connessa alle attività antropiche”.

trivellazione a Vendenheim
Ci chiediamo, allora, perché continuare a dare incentivi alla geotermia profonda in modo indiscriminato? Alcune tipologie di impianti geotermici sono sicuramente migliori di altre (ad esempio quelle che non immettono gas velenosi nell’aria), ma ciò che non si considera è DOVE questi impianti vengono installati. Non sono certo compatibili con un territorio di origine vulcanica come il nostro, caratterizzato da una elevatissima sismicità e da molte faglie attraverso le quali possono risalire i fluidi geotermici cancerogeni contaminando le falde acquifere potabili.
Come mostra l’esperienza francese e come i geologi hanno spiegato nelle numerose conferenze pubbliche svoltesi in Umbria e nei paesi intorno al lago di Bolsena, il pericolo dei terremoti non si ha solo nel periodo di funzionamento della centrale, ma anche prima, ovvero nella fase di trivellazione dei pozzi geotermici.

Probabilmente non è semplice confrontare situazioni geologiche così lontane e diverse, ma ciò che è accaduto in Francia mostra chiaramente che l’attività geotermica “sollecita” sconosciute ed imprevedibili forze presenti nel sottosuolo fino a generare pericolosi terremoti, anche differiti nel tempo.

Facciamo appello a tutte le Autorità italiane affinché non si commetta il grave errore di autorizzare definitivamente l’impianto di Castel Giorgio, così come tutti quelli che si trovano in aree a rischio. Incentivare lo sfruttamento di risorsa geotermica in queste zone è una follia.






1 commento:

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