sabato 27 agosto 2022

Crisi idrica - come affrontare un futuro incerto


Immagine 1: Siccità nelle campagne

La siccità quest’anno colpisce l’Europa. Tra i 35° e i 55° di latitudine, fino al 80% meno di precipitazioni, sorgenti e torrenti a secco, fiumi ridotti a rigagnoli, il livello di laghi e invasi ai minimi storici.

Non è solo la mancanza di acqua che minaccia la natura e l’uomo, ma anche le temperature elevate, gli incendi che devastano boschi e campagne e le ricadute sugli ecosistemi, sull’agricoltura, sull’economia e sulla salute umana che spesso agiscono in sinergia con altri comportamenti e azioni non-sostenibili.

Immagine 2: Mappa di siccità in Europa per la prima decade di Agosto 2022, che mostra il Combined Drought Indicator CDI, un indicatore di siccità che tiene conto del volume di precipitazioni, dell’umidità del suolo e dell’attività fotosintetica delle piante (vedi qui)

 

La siccità affligge molti paesi nel mondo, dalla California alla Cina. Ancora, si tratta di un fenomeno puntuale che rischia, secondo le previsioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel for Climate Change – Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), di ripetersi sempre più spesso (vedi immagine 3) assieme ad altri eventi estremi come tempeste, diluvi e inondazioni.

Immagine 3: Scarsità d’acqua nel 2050. Previsione dell’IPCC, sesto rapporto (2022), TS, p. 75

Il cambiamento climatico rappresenta dunque una sfida mondiale anche alla gestione del patrimonio idrico, e di conseguenza richiede una pianificazione intelligente e a lungo termine che deve affrontare le situazioni estreme e mitigare le loro conseguenze. Nell’attuale situazione incerta e instabile, l’IPCC raccomanda di agire da subito, passo per passo e in modo flessibile, favorendo soluzioni che comunque portano benefici anche ad altri aspetti della salute e resilienza degli ecosistemi (soluzioni “no-regret”).

Tutti i laghi soffrono e anche il nostro, con un livello di circa 50 cm sotto la media pluriennale in continua discesa. Responsabile, certo, la mancanza di piogge, ma anche una gestione che non tiene conto né della sua specifica vulnerabilità, né del pericolo che incombe su di lui.

L’immagine schematica dell’acquifero del Lago illustra le sue caratteristiche particolari e la sua vulnerabilità (immagine 4). Lo specchio del Lago è la parte affiorante di un acquifero più esteso, ospitato nel materiale permeabile espulso dai vulcani del Complesso Vulcanico dei Vulsini. Il suo livello è determinato dal bilancio idrico, risultato dell’insieme di entrate e uscite rappresentate nell’immagine dalle frecce blu e rosse, la cui lunghezza è proporzionale ai valori indicati nell’ultimo bilancio idrico ufficiale del 2005 (Capelli G., Mazza R., Gazzetti C. (2005), Strumenti e strategie per la tutela e l’uso compatibile della risorsa idrica nel Lazio, Pitagora Editrice, Bologna).

 Il Lago di Bolsena riceve la sua acqua dalle piogge che cadono su un’area decisamente piccola definita dall’insieme dei bacini imbrifero e idrogeologico. Quest’area è solo circa 3 volte più grande dello specchio del lago (situazione simile a quella degli altri laghi vulcanici dell’Italia centrale), mentre per i laghi alpini questa zona di raccolta è molto più grande, fino a 30 volte più estesa dello specchio per il Lago Maggiore: la disponibilità del nostro lago a fornire acqua per i vari usi e consumi è quindi molto limitata, fatto che lo rende vulnerabile e richiama alla prudenza.

Immagine 4: Rappresentazione schematica dell’acquifero del Lago di Bolsena e bilancio idrico. L’acquifero è diviso in due parti principali – nel volume libero del Lago e nella parte ospitata nel materiale vulcanico espulso di struttura eterogena, che a sua volta è un acquifero a strati multipli fra loro idraulicamente interconnessi. Confrontato al flusso rapido di acqua nel volume libero, la circolazione è notevolmente rallentata nel materiale vulcanico, che ha come base strati antichi sedimentari a bassa permeabilità, la cui struttura è essenzialmente sconosciuta. Attraverso discontinuità nel basamento gli acquiferi dei laghi vulcanici sono interconnessi, con relativi flussi di scambio

 

Come proteggere il patrimonio idrico del Lago?

 In che maniera possiamo gestire questo patrimonio di acqua dolce, come possiamo proteggerlo?

 Possiamo intervenire sulle uscite di acqua in due modi, riducendo sia i prelievi che il deflusso dal fiume Marta. Sono interventi evidenti e fondamentali per la tutela del Lago. Un altro modo per limitare le perdite d’acqua dal bacino del Lago consiste in un insieme di misure agricolturali per ridurre la evapotraspirazione (vedi qui): la perdita d’acqua per evaporazione dai suoli nel comprensorio e per rilascio all’atmosfera dalla vegetazione di copertura.

Abbiamo anche la possibilità di intervenire, ma solo entro certi limiti, sulle entrate di acqua nel Lago tentando di aumentare la quantità di piogge che cade sul suo bacino: si tratta di interventi sulla vegetazione e sul paesaggio con lo scopo di favorire la formazione di turbolenze e di abbassare la velocità dei venti, creando “ruvidità” nel comprensorio (vedi qui). Nell’insieme, questo studio dell’ETH di Zurigo prospetta un possibile aumento delle precipitazioni che compenserebbe la diminuzione a causa del cambiamento climatico.

 C’è un altro intervento sulle entrate d’acqua che può portare grandi benefici; non si tratta di un loro aumento ma di una loro ridistribuzione, modificando le percentuali relative delle acque piovane che raggiungono l’acquifero via ruscellamento (“piogge ruscellate” nello schema) e delle acque piovane che percolano nel terreno (“piogge percolate”). L’idea centrale qui è di favorire la ricarica dell’acquifero e di ridurre il defluire rapido di acqua nello specchio del Lago, di ridare naturalità ai flussi di acqua che si intrecciano con la terra, in superficie e in profondità.

 Fondamentale è, però, che la possibilità di una gestione, cioè di interventi mirati per conservare o migliorare lo stato del patrimonio idrico del Lago, presuppone una conoscenza dello stato di fatto, dei parametri che determinano l’evoluzione dell’acquifero e dei meccanismi che la caratterizzano. In altre parole: prima di intervenire sul Lago, dobbiamo capire come funziona e qual è il suo stato attuale. Purtroppo, questa conoscenza è insufficiente:

1) Non disponiamo di un bilancio idrico aggiornato.

2)  La quantità dei prelievi dai molti pozzi sparsi nel bacino è sconosciuta – manca l’aggiornamento del censimento dei pozzi (l’ultimo, già allora incompleto, data di circa 20 anni fa). Manca anche il rilevamento dei volumi prelevati (ma i contatori obbligatori sono stati installati solo in pochi casi).

3) La quantità attuale del deflusso è sconosciuta, causa la mancanza di un flussometro e della registrazione del movimento delle paratoie.

4) Né il volume dell’acqua ospitata nei depositi vulcanici all’interno del bacino idrogeologico (che forma un serbatoio, una specie di invaso a monte dello specchio del Lago – vedi immagine 4) è conosciuto, né la sua distribuzione né la dinamica dell’afflusso di acqua da questo “serbatoio” nel volume libero del Lago. L’afflusso è forte quando il “serbatoio” è pieno e raggiunge nei punti più alti (lungo lo spartiacque idrogeologico oppure “idrodinamico”) valori elevati (480 m nei pressi di Castel Giorgio nell’immagine 4); man mano che la riserva d’acqua nei piroclastiti si riduce, l’afflusso diminuisce.

Solo una conoscenza completa dell’acquifero permetterebbe l’ottimale gestione del patrimonio idrico del Lago:

- Con una gestione del livello secondo le linee indicate nella prima delle misure di conservazione per il sito Natura 2000 (7.1.1 Divieti ed obblighi generali, vedi qui), che prescrive che tale gestione deve assicurare l’andamento annuale del livello indicato nell’immagine 5.

 Immagine 5: Legge di Gestione dell’incile del Lago di Bolsena. Ritraccia l’andamento del livello nella media pluriennale ed è incentrata su un livello di 90 cm, lontano dal livello di 140 cm dove il Lago esonda e dalla soglia minima di 70 cm sotto la quale la vegetazione ripariale viene danneggiata. Ricordiamo anche che il deflusso non deve scendere sotto il minimo vitale di 0,5 m3/s per l'ecosistema dell'alto corso del fiume Marta, e che un deflusso ancora minore allungherebbe il tempo di ricambio del Lago a più di 300 anni. 

 - Con la cura di evitare la diminuzione del volume globale della risorsa d’acqua (obbligo di conservazione), monitorando in continuazione la sua consistenza e favorendo la sua ricarica: assicurando che possa, anche in periodi di siccità, ricaricare a lungo termine il volume libero del Lago.

Comunque sia, oggi siamo lontani da una tale gestione ottimale - già la misura di conservazione sulla gestione del livello è semplicemente disattesa - la regolazione dell’apertura delle paratoie sul fiume Marta avviene in modo approssimativo e mira soprattutto a evitare le esondazioni. Il volume globale della risorsa d’acqua non è neanche rilevato.


Come affrontare il futuro?

 Come suggerisce l’IPCC, potremmo da subito implementare un insieme di soluzioni evidenti e utili:

1) Limitare i consumi d’acqua ed evitare sprechi

– nei comportamenti quotidiani di ognuno (vedi qui per un utile catalogo di misure);

– nella gestione delle reti di distribuzione, eliminando perdite dalle tubazioni;

– nell’agricoltura con una gestione dei suoli e altre misure colturali che riducono evaporazione, deflusso superficiale e erosione, e favoriscono infiltrazione e percolazione nell’acquifero – copertura permanente del suolo, impianto di fasce vegetate o interi appezzamenti di arbusti e alberi, rallentando il flusso nei fossi esistenti e/o creando nuovi corsi d’acqua con flusso lento (soluzioni permaculturali adottate con successo nel mondo, per esempio qui), e ancora 

– nell’agricoltura, evitando colture con alto fabbisogno di acqua non adatte alle nostre zone e, se del caso, adottando sistemi di irrigazione di precisione.

2) Eliminare prelievi abusivi, in primis i pozzi da grande derivazione realizzati recentemente, p. es. per irrigare nuovi noccioleti, rigorosamente abusivi.

3) Risanare i suoli e gli ecosistemi per aumentare la loro resilienza.

4) Creare condizioni favorevoli per precipitazioni impiantando boschi e fasce boschive e arbustive.

5) Raccogliere le acque bianche e grigie e farle infiltrare nel terreno.

6) Riutilizzare le acque nere depurate per usi irrigui.

7) Proteggere il Lago: evitare ogni inquinamento dell'acquifero e il degrado degli ecosistemi che lo ospitano.

8) Di fondamentale importanza rimane però il compito di approfondire la nostra conoscenza dello stato dell’acquifero del Lago, dei parametri che determinano la sua evoluzione e dei meccanismi che la caratterizzano: di stabilirne un bilancio idrico dinamico e di seguire la sua evoluzione tramite monitoraggi costanti.

In assenza di queste informazioni, per precauzione non si possono autorizzare piani, progetti, interventi e attività che possano incidere in maniera significativa sull’acquifero del Lago di Bolsena, protetto come risorsa preziosa di acqua dolce dalla Direttiva Quadro sulle Acque e come habitat di un sito della rete Natura 2000 dalla Direttiva Habitat, che vieta ogni suo degrado.

 Prendiamoci cura del nostro lago! Abbiamo davanti agli occhi l'esempio dei due laghi fratelli del nostro, del Lago di Vico e del Lago di Bracciano, che ci dovrebbe mettere in guardia: l'acqua dell'acquifero del Lago di Vico non è potabile a causa dell'inquinamento degli ecosistemi (vedi qui), la risorsa d'acqua del Lago di Bracciano è stata drasticamente diminuita dai prelievi sconsiderati dell'ACEA e stenta a ricostituirsi (vedi qui).


Immagine 6: Piantare alberi per combattere la siccità

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