Il Lago di Bolsena è un
ecosistema spazialmente limitato e a lento ricambio idrico e sempre di più sono
evidenti segnali di forte declino a seguito delle numerose attività e criticità
che insistono sul bacino; crediamo sia giunto il momento di porsi seriamente il
problema del "limite" e quindi di assumere la consapevolezza, a tutti
i livelli politici, che è diventata non più rimandabile una seria e ragionata
"programmazione" e "regolamentazione" delle attività che
insistono sul lago.
Non farlo significa a nostro
avviso arrivare a breve (5-10 anni) al "crash" dell'ecosistema, con
tutte le conseguenze ambientali ed economiche (soprattutto legate al turismo)
che inevitabilmente ne deriverebbero. Queste le principali problematiche da
affrontare:
1) è necessario assumere
un atteggiamento di consapevolezza da parte delle 7 amministrazioni comunali
che insistono sul lago, mettendo da parte i campanilismi, e comprendere che è
diventata irrinunciabile una gestione unitaria e condivisa delle problematiche
del bacino lacustre (non 7 orticelli ma un grande orto unico da rimettere in
sesto ... con il contributo, la fatica, l' impegno di tutti);
2) la qualità dell'acqua è al centro dell'azione del SALVALAGO, dobbiamo continuare nella direzione intrapresa finché non si è raggiunto l'obiettivo ;
3) la gestione della quantità dell'acqua e la regolazione del livello del lago a Marta; è evidente che la gestione proposta dall'ARDIS non si è rivelata adeguata per le diverse esigenze che insistono sul lago (sia di carattere ambientale che di carattere economico/turistico). Nel Piano di Gestione della ZPS (redatto congiuntamente dall'Università della Tuscia e da
4) è necessario occuparsi in maniera unitaria della gestione della fascia ripariale (piante acquatiche, cannucce di palude, salici, pioppo e ontani); quella fascia, importantissima per numerose specie animali, ma importantissima anche perché funziona da ecosistema filtro e tampona rallentandolo, l'ingresso dei prodotti chimici derivati dall'agricoltura nel lago. Questa fascia attualmente è "al lumicino", a partire dalle cannucce di palude; occorre comprendere che non si può continuare ad oltranza ad aggiungere piccole strutture turistiche e a sottrarre habitat naturale.
Va posto il problema del limite (cui sopra accennavamo) e le 7 amministrazioni dovrebbero ragionare insieme sull'utilizzo dell'interfaccia terra/lago con una pianificazione integrata che preveda zone di totale salvaguardia, zone di possibile ulteriore sviluppo, zone in cui ripristinare l'ecosistema ripariale. Un unico Piano di Utilizzo degli Arenili, in cui sia posta la questione ecologica, ed unico per i 7 comuni.
5) Occorre mettere a punto, con il contributo delle Amministrazioni e della Società Civile, un serio, ragionato e condiviso progetto di sviluppo e di rilancio del Lago, che metta al centro il fatto che stiamo parlando di un ecosistema che può offrire molteplici "servizi" (compresi quelli turistici!) purché lo si rispetti e gli si permetta di "funzionare". Un progetto che coinvolga l'agricoltura (favorendo e sviluppando in modo significativo quella integrata e/o biologica), la pesca e i pescatori (formazione e crescita culturale della categoria), il turismo (ampliando le nicchie settoriali che coprono temporalmente tutto l'arco dell'anno), la natura (con il rispetto e il ripristino degli ecosistemi ripariali e la risoluzione del problema della qualità e della
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