Molto interessanti sono i parallelismi tra questo progetto sull’Isola di Ischia
e i progetti nel comprensorio del Lago di Bolsena, e specificamente quello di
Castel Giorgio. Parallelismi che riguardano la struttura del sottosuolo, le
caratteristiche degli impianti e i meccanismi politico-imprenditoriali
all’opera.
Decisiva nella lotta (e questo è un altro parallelismo) è stata la
opposizione della cittadinanza sostenuta da esperti coraggiosi come Giuseppe
Mastrolorenzo, vulcanologo, primo ricercatore presso l’Osservatorio Vesuviano e
profondo conoscitore della zona.
Malgrado critiche e pressioni - il suo capo, Giuseppe De Natale, direttore
dell’Osservatorio Vesuviano (adesso rimosso) nonché consulente della ditta
proponente era favorevole all’impianto – Mastrolorenzo sottolineava con
insistenza e chiari argomenti il rischio grave e permanente di terremoti
indotti dall’esercizio della centrale. Pericolo legato alla struttura complessa
del sottosuolo, molto fratturata con numerose faglie attive, connessa a un
vulcanismo recente – come nel comprensorio del Lago di Bolsena.
Interessante e istruttivo
seguire una trasmissione audio, registrato
martedì 22 agosto 2017 da Radio Radicale. Mastrolorenzo spiega il meccanismo dell’innesco di terremoti – la
sollecitazione con trivellazioni e soprattutto con iniezione e estrazione di
fluidi di faglie attive -, e rileva che nessuno può prevedere quando si
produrrà un tale terremoto e di che magnitudo sarà. Il pericolo è tanto più
grande quanto le faglie sollecitate si trovano in superficie: I danni
importanti del terremoto del 21 agosto, di per se di magnitudo (4 soltanto) contenuta,
sono dovuti alla poca profondità dell’epicentro. Castel Giorgio |
Proprio a causa di
questa caratteristica, il geologo Franco Ortolani aveva criticato il progetto
della centrale su Ischia: “L’area
interessata al progetto è già̀ notoriamente sismica naturalmente. La reiniezione
di fluidi estratti può̀ causare sismicità̀ indotta”. Ortolani ha ricordato
che “un terremoto di magnitudo 2,3 nel
2008 con ipocentro a poche centinaia di metri dalla zona che sarebbe
interessata alla reiniezione di fluidi in pressione, ha determinato effetti
fino al quinto grado della scala Mercalli in una vasta area …”.
La grande differenza
tra il percorso del progetto di Ischia e quello di Castel Giorgio è che
l’istruttoria del progetto presso la Regione Campania è stata condotta con
attenzione scientifica e responsabilità. L’esame accurato ha rivelato le
numerose lacune nella documentazione e negli argomenti scientifici, giudicando
il progetto “inadeguato e pericoloso”,
essendo “fondata l’ipotesi di un
sismicità indotta ed innescabile”.
Nel dettaglio,
l’esame rilevava rischi non sostenibili per il territorio e la popolazione, per
gli habitat, per la risorsa idrotermale e per l’assetto idrogeologico (vedi qui): d’obbligo
rigettare il progetto.
A Castel Giorgio
invece, vicende poco trasparenti nella catena di autorizzazioni rilasciate dai
ministeri e una commissione VIA poco competente ma compiacente hanno permesso
che l’impianto sia arrivato a pochi passi dalla realizzazione.
A Ischia la
catastrofe geotermica è stata evitata, e nel comprensorio del Lago di Bolsena?
Mastrolorenzo parla di follia: “… o chi è
consapevole preferisce dare importanza ad altri interessi p. e. economici, o si
è veramente inconsapevoli. Sono due tipi di follia …”
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