la centrale di Latera |
Emissioni in atmosfera
Le concentrazioni dell’idrogeno solforato (H2S)
e del mercurio (Hg) vengono ridotti nell’impianto AMIS. L’efficienza globale di abbattimento dell’AMIS
(considerando un 10% di tempi fuori servizio dell’impianto) è del 70% per il
H2S e dell’80% per il Hg. Questi dati sono compatibili con i rilevamenti
dell’ARPAT nelle centrali amiatine.
Questa emissione ha un grave impatto sull’atmosfera e sugli ecosistemi. A parte che è inammissibile incentivare la Nuova Latera con fondi destinati alla riduzione dell’effetto serra, questo impatto ambientale dovrebbe essere sufficiente per rigettare il progetto. Lo studio dell'ENEL non contiene nessuna discussione di questo impatto.
Nell’allegato “Impatti sull’atmosfera”
presentato dall’ENEL si studiano le emissioni di NH3, H2S,
As, Hg, NOx , P.T.S. (Polveri Totali Sospese, assunte
cautelativamente uguali al PM10), SO2, CO, tramite simulazioni di
intensità e distribuzioni emissive, nel quadro di 4 scenari:
Scenario 1: funzionamento normale della
centrale con impianto AMIS attivo;
Scenario 2: funzionamento normale della
centrale con impianto AMIS fuori servizio;Scenario 3: prove di produzione;
Scenario 4: fermo centrale.
Non si considerano emissioni di altri metalli
pesanti (anche radioattivi) e neanche emissioni del gas radioattivo radon.
L’inquinamento dell’atmosfera di tutte queste sostanze può avere gravi
conseguenze sulla salute della popolazione nelle vicinanze della centrale come
evidenziano vari studi, tra cui lo studio epidemiologico della ARS Toscana.
I risultati delle simulazioni sono riportati
nelle tabelle seguenti.
In quasi tutti i casi le concentrazioni dei
gas inquinanti risultano al di sotto dei valori massimi ammessi (D. Lgs. 155/10).
Casi critici dove i valori di emissione si
avvicinano ai limiti di legge o li superano sono:
- Scenario 2 (impianto AMIS fuori servizio
che corrisponde al 10% del tempo di funzione della centrale e quindi a circa 36
giorni all’anno) dove le emissioni di H2S appaiano soltanto di poco
sotto i limiti di legge, con 126 µg/m3 contro 150 µg/m3;
- Scenario 3 (prove di produzione) e 4 (fermo
centrale) dove le concentrazioni dell’H2S emesso possono superare i
limiti di legge.
In tutti i casi, le zone maggiormente esposte
alle emissioni dovrebbero essere quella dell’abitato di Latera, a soli 2 km
dalla centrale e nella direzione secondaria di provenienza del vento (S-SO) e
quella di Valentano, a meno di 5 km e nella direzione prevalente di vento (N).
Scenario
1: funzionamento normale della centrale con impianto AMIS attivo. Emissioni
dalla caldaia a biomassa e dalle due torri di raffreddamento
media giorno [µg/m3]
|
soglia limite [µg/m3]
|
media anno [µg/m3]
|
soglia limite [µg/m3]
|
distanza [km] di effetto massimo
|
direzione di provenienza del
vento
|
|
H2S
|
12,6*
|
150
|
2,2
|
NE
|
||
NH3
|
14,3
|
70
|
2,2
|
NE
|
||
As
|
0,003 ng/m3
|
6 ng/m3
|
0,8
|
NE
|
||
Hg
|
0,04 ng/m3
|
200 ng/m3
|
0,8
|
NE
|
||
NOx
|
21
|
200
|
0,6
|
30
|
0,13
|
N
|
PTS
|
0,1
|
50
|
0,8 (0,13)
|
NE (N)
|
||
SO2
|
8
|
125
|
0,4
|
20
|
0,13
|
N
|
CO
|
30 (m. oraria)
|
10000 (m. mobile)
|
1 ,75
|
E
|
media giorno [µg/m3]
|
soglia limite [µg/m3]
|
media anno [µg/m3]
|
soglia limite [µg/m3]
|
distanza [km]
|
direzione
|
|
H2S
|
126
|
150
|
2,2
|
NE
|
||
NH3
|
22
|
70
|
0,8
|
8
|
2,2 (0,8)
|
NE
|
As
|
0,02 ng/m3
|
6 ng/m3
|
0,8
|
NE
|
||
Hg
|
1 ng/m3
|
200 ng/m3
|
0,8
|
NE
|
||
NOx
|
21
|
200
|
0,6
|
30
|
0,13
|
N
|
PTS
|
0,1
|
50
|
0,8 (0,13)
|
NE (N)
|
||
SO2
|
8
|
125
|
0,4
|
20
|
0,13
|
N
|
CO
|
30 (m. oraria)
|
10000 (m. mobile)
|
1 ,75
|
E
|
concentrazione massima giornaliera [µg/m3] *
|
soglia limite
|
flusso di massa
|
T fluido
|
distanza
|
direzione
|
|
H2S
|
58 - 291
|
150
|
35 g/s
|
120
|
0,4 km
|
sottovento
|
concentrazione massima giornaliera [µg/m3] *
|
soglia limite [µg/m3]
|
flusso di massa
|
T fluido
|
distanza
|
direzione
|
|
H2S
|
62 - 311
|
150
|
52 g/s
|
120
|
0,8 km
|
sottovento
|
NH3
|
13 - 68
|
170
|
11 g/s
|
120
|
0,8 km
|
sottovento
|
Infatti, se paragoniamo (vedi tabella) i valori soglia della percezione
olfattiva per l’idrogeno solforato e l’ammoniaca con le concentrazioni emerse
dalle simulazioni dell’ENEL per gli scenari 1 (esercizio normale) e 2 (AMIS
fuori servizio), possiamo constatare che i malodori provenienti dalla centrale
saranno percepibili costantemente, anche durante l’esercizio normale, in zone
attorno alla centrale difficili da delimitare, ma sicuramente comprendendo gli abitati
Valentano e Latera (situati rispettivamente nella prima e nella seconda direzione
preferenziale dei venti), con gravi conseguenze per il benessere della
popolazione e non per ultimo per i valori in denaro degli esercizi e immobili.
Nei periodi di fuori servizio dell’AMIS questi odori provocheranno malori
come mal ti testa, irritazioni degli occhi, vomito e altri – per almeno 36
giorno all’anno
Confronto tra
concentrazioni emesse e soglie di percezione olfattiva:
gas
|
scenario 1: concentrazione [µg/m3]
|
scenario 2: concentrazione [µg/m3]
|
limite di legge [µg/m3]
|
soglia olfattiva [µg/m3]
|
H2S
|
12,6 (33)*
|
126
|
150
|
1 - 10
|
NH3
|
14,3
|
22
|
70
|
1,5 - 10
|
* come specificato sopra, il valore più basso è probabilmente risultato di
un errore di calcolo
Consumo d’acqua degli acquiferi
Inoltre, in impianti geotermici del tipo “Flash”, circa il 20% del fluido
geotermico estratto può essere rilasciato in atmosfera, ciò che aumenta gli
scompensi nel serbatoio profondo e crea problemi di depauperamento della
riserva. Per compensare gli inconvenienti, spesso si ricorre all’iniezione di
acqua addizionale da altre risorse, p. e. da falde superficiali. Il progetto
non ne fa menzione, ma non è escluso che il gestore ne farà ricorso in un
secondo tempo. Si tratterebbe di una quantità enorme di acqua (quasi un milione
di metri cubi all’anno) da prelevare dalle falde della zona.
Latera |
Inquinamento della falda
acquifera superficiale e rischio di sismi indotti
Gli impianti geotermici che trasferiscono fluidi da una zona ad un’altra
del sottosuolo rappresentano una seria minaccia per l’inquinamento degli
acquiferi superficiali della zona (quello del Fiora (Caldera di Latera / Lago
di Mezzano) e quello del Lago di Bolsena) e aumentano il rischio sismico del
territorio.
L’impianto geotermico previsto a Latera preleverebbe 500 t/h di fluido da
due pozzi nella postazione Latera_4 profondi circa 2000 metri e, dopo avergli
sottratto calore nella centrale, lo reinietta in due pozzi nella postazione
Latera_14 a circa 4 km di distanza (non ci sono note posizioni e zone di
prelievo e iniezione; sappiamo solo che tutti i pozzi sono deviati). La
postazione Latera_4 si trova sotto il bacino idrogeologico del Lago di Bolsena,
la postazione Latera_14 sotto quello del Fiora.
La società proponente ipotizza che
1 - fra la zona di reiniezione e quella di prelievo vi sia
intercomunicazione idraulica per cui il fluido reiniettato tornerebbe senza
impedimento per via ipogea nella zona di prelievo;
2 - che sia impermeabile (“acquiclude”) la roccia di copertura interposta
fra il serbatoio geotermico e l’acquifero superficiale.
Queste due ipotesi sono confutate sia dalla relazione geologica allegata al
progetto proposto dall’ENEL, sia dalla relazione geologica di G. Vignaroli et
al.: “Structural compartmentalisation of a geothermal system, the Torre Alfina
field (central Italy)”, in: “Tectonophysics” 608 (2013) pagg 482-498.
La relazione geologica fornita dall’ENEL, e specificamente la figura 3-5
della descrizione tecnica, mostra (vedi illustrazione) una sezione tipica del
campo di Nuova Latera che è molto diversa dallo schema ipotizzato: in un tratto
di 5 km sono tracciate una decina di faglie.
Nella sezione geologica le vulcaniti sono viola, il serbatoio geotermico è
azzurro, l’aquiclude è verde. L’illustrazione dimostra chiaramente che le
faglie possono ostacolare i flussi orizzontali, infatti nella zona evidenziata
con un ovale rosso il serbatoio geotermico è separato dalle vulcaniti, che sono
permeabili, solo da una faglia. Le falde acquifere dei due serbatoi sono
diverse per livello piezometrico, per temperatura e per composizione chimica:
quindi la faglia fa da paratia stagna.
Il lavoro di Vignaroli et. al. dimostra come i
sistemi di faglie presenti nel serbatoio carbonatico interessato dal progetto
geotermico ostacolano il movimento orizzontale dei
fluidi creando dei “compartimenti stagni”. È quindi difficile che i fluidi
reiniettati nel serbatoio carbonatico tornino attraverso vie sotterranee alla
zona di prelievo. Si tratta di volumi enormi: 500 tonnellate all’ora per 24 ore
per 365 giorni per molti anni.
È probabile che si verifichi un travaso da una zona all’altra creando un deficit permanente di fluido geotermico nella zona di prelievo
e un sovrappiù nella zona di reiniezione. A questo scompenso si aggiunge lo
squilibrio causato dalla caratteristica tecnologica dell’impianto “flash”, che
sottrae in modo permanente fino al 20% del fluido geotermico dalla zona di prelievo.
La somma di questi squilibri nel sottosuolo ha due effetti importanti con
gravi ricadute sull’ambiente:
- l’innesco di terremoti;
- lo scambio di liquidi tra il serbatoio geotermico e la falda acquifera
potabile.
1 - terremoti
La sollecitazione con
trivellazioni e soprattutto con iniezione e estrazione di fluidi di faglie
attive può innescare il movimento delle rocce lungo il piano di faglia –
possibilmente “lubrificato” dai fluidi – inducendo terremoti.
Questi terremoti
possono essere particolarmente dannosi, anche se la loro magnitudo fosse
contenuta, poiché le faglie sollecitate si trovano vicino alla superficie.
È importante
rilevare, che la Regione Campania ha rigettato il progetto “Impianto pilota
geotermico denominato Serrara Fontana” (vedi il post, con caratteristiche
del sottosuolo simili a quelle della nostra zona) proprio a causa del rischio
sismico (vedi il Decreto Dirigenziale n. 15 del 16/06/2017):
“…Per tutto quanto
rappresentato si ritiene che l’impianto, … determina rilevanti impatti negativi, in
termini di sismicità indotta/innescabile e conseguenti danni a beni e persone,
non mitigabili di alcun modo, nonché, conseguentemente, anche al sistema socio
economico fondato sul turismo”.
Lo studio di impatto
ambientale presentato dall’ENEL, nel capitolo “rischio sismico” si limita a
constatare che secondo la classificazione regionale, l’area oggetto
dell’intervento (i Comuni di Latera e Valentano) ricade in sottozona “2B”.
2 - scambio di liquidi tra il
serbatoio geotermico e la falda acquifera potabile
In conclusione le due ipotesi della società proponente non sono valide:
1 - la zona di reiniezione e quella di prelievo sono difficilmente
intercomunicanti per cui, pompando grandi quantità di fluidi dal compartimento
produttivo a quello della reiniezione, si creerebbe depressione nel primo e
sovrappressione nel secondo. Tale travaso da una zona all’altra causerebbe
scompensi pressori e termici (che si aggiungono agli scompensi dovuti alla
sottrazione di grandi quantità di fluido geotermico) che sono possibili cause
di sismi.
2 - la pressione nella zona di reiniezione provocherebbe la risalita di
fluido geotermico contenente arsenico ed altre sostanze cancerogene
nell’acquifero superficiale inquinandolo. In parallelo, la depressione creato
nel serbatoio produttivo causerebbe la discesa di acqua sottratta
dall’acquifero superficiale depauperandolo.
Le falde superficiali in questione sono quella del Fiora (Lago di Mezzano /
Selva del Lamone) e quella del Lago di Bolsena. Si tratta di tre Zone Speciali di Conservazione della
rete Natura 2000 dove la qualità e la quantità dell’acqua superficiale è
elemento essenziale per la conservazione degli habitat.
Le conseguenze dei meccanismi suddetti sono l’inquinamento della falda
superficiale dal fluido geotermico e la perdita dell’acqua dalla falda potabile
verso il serbatoio profondo. Ad esempio, la concentrazione di arsenico nella
falda di acqua potabile è di circa 10 µg/l, mentre è di solito da 10 a 100
volte più alta nel fluido geotermico (per i pozzi dell’Alfina, è di circa 500
µg/l; secondo la relazione tecnica di progetto dell’ENEL (tabella 3-1), a
Latera ammonterebbe addirittura a 90
mg/l).
La reale esistenza di questi due meccanismi si osserva nella zona del campo
geotermico dell’Amiata (vedi lo studio di Borgia et. al.): la falda di acqua
potabile mostra un costante aumento della concentrazione di arsenico, e il
livello della falda potabile una drammatica diminuzione.
Gli scompensi nel sottosuolo impatterebbero anche sulla risorsa termale e
minerale della nostra zona mettendo a rischio un’importante fonte di indotto
del territorio.
Considerando tutto ciò, sono da rilevare due fatti:
- il progetto dell’ENEL non contiene nessuna discussione approfondita di
questi rischi;
- nel progetto non è prevista nessuna
garanzia economica in caso di danni a beni e persone derivanti dall’esercizio
dell’impianto. Sembra che si ritenga che ai danni dovrebbe rispondere
senz’altro la collettività: a fronte di un “interesse pubblico” finalizzato
alla produzione di soli 14 MW di energia elettrica, in più finanziato già da
questa stessa collettività.
A proposito dell’impianto a biomassa
La centrale Nuova Latera è progettata come impianto ibrido: per
incrementare l’efficienza globale, la temperatura dei vapori in uscita dai 2
“flash” viene portata da circa 200 °C a quasi 400 °C dai fumi provenienti da un
impianto a biomassa di una potenza di 6 MW termici. Un primo impianto di questo
tipo ibrido è stato inaugurato il 6 maggio 2016 a Castelnuovo Val di Cecina,
nella centrale Cornia 2.
La descrizione tecnica dell’impianto non è abbastanza dettagliata per
permettere di valutare le sue caratteristiche per quanto riguarda l’emissione
di sostanze pericolose in atmosfera. Quindi soltanto due brevi osservazioni:
- La combustione di biomassa a scopo di produzione di energia posa problemi
complessi (vedi ad esempio qui). Si può parlare di
“energia rinnovabile” soltanto per impianti di “seconda generazione”, dove la
biomassa è costituita da materiali come residui da coltivazioni destinate
all’alimentazione, da residui forestali o da scarti industriali come trucioli
di legno. L’impianto di Latera invece è di “prima generazione” poiché utilizza
piante coltivate per lo solo scopo energetico. Consideriamo anche che la
disponibilità della biomassa nelle vicinanze di Latera è ridotta e non basta
per coprire un fabbisogno di circa 50 t al giorno, ciò che crea problemi
addizionali: logistici, di trasporto, d’inquinamento e di danni da
diboscamento.
- Non è escluso il rischio che alla biomassa si possano aggiungere rifiuti
incinerabili comportando i gravi problemi di salute pubblica ben conosciuti.
Infatti, il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle
rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa
anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) - cioè il rifiuto secco trattato.
4 – Nuova Latera - quali
alternative?,
5 – Imprese, etica e fiducia e6 - Conclusioni
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