Complessivamente per via
epistolare e in audizione Bruni ha esposto i punti salienti: il continuo
degrado dello stato di salute del Lago, causato dall’apporto di sostanze
nutrienti dal disastrato sistema fognario e dall’agricoltura. Ha rilevato che
questa situazione presenta violazioni di tre importanti direttive europee:
della Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE), della Direttiva Quadro sulle Acque
(DQA, 2000/60/CE) e della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Durante l’audizione
gli efficaci interventi degli eurodeputati Dario Tamburrano ed Eleonora Evi
(M5S) hanno confermato il potenziale grave pericolo per le acque del Lago
dovuto allo sfruttamento industriale dell’energia geotermica nel bacino del
Lago, che rischierebbe a contaminare irreversibilmente la sua falda acquifera
con sostanze tossiche e cancerogene.
La vera notizia, nuova e
importante, dell’esame della petizione è stata la risposta della Commissione
Europea. Finora i suoi interventi si erano limitati ad esigere adattamenti del
sistema fognario come richiesto dalla Direttiva Acque Reflue. Per quanto
riguarda lo stato ecologico del Lago, la Commissione aveva ritenuto, sulla base
dei dati forniti dallo Stato Italiano, che il corpo idrico non presentasse
rischi significativi di eutrofizzazione e che il suo stato fosse buono. I nuovi
elementi forniti dal firmatario – il degrado dello stato del Lago da “Buono” a
Sufficiente” certificato dall’ARPA Lazio, le registrazioni multiparametriche
dell’Associazione Lago di Bolsena, le contestuali analisi chimiche effettuate
dall’Istituto per gli Ecosistemi di Pallanza - hanno indotto la Commissione a
considerare un’eventuale violazione anche della DQA. Infine, la Commissione
ritiene possibile anche una violazione della Direttiva Habitat, perché le
Misure di Conservazione adottate dalla Regione Lazio non corrisponderebbero ai
requisiti stabiliti.
Quindi, se anche con tempi lunghi – dovuti alla
complessità delle vie di comunicazione come pure ai ritardi delle autorità
italiane nel rispondere – l’intervento di Bruni si sta dimostrando efficace.
Il primo risultato ne era
stato l’avvio di un’indagine della Commissione con EU Pilot 6800/14, che ha
dato luogo a numerosi scambi con le autorità italiane. Dopo aver constatato che
il Lago e il suo bacino sono stati designati come area sensibile ai sensi della
DGR 317/2003, la Commissione aveva invitato le autorità italiane a riparare e
completare l'impianto di trattamento delle acque reflue, non conforme alla
pertinente legislazione dell'UE. Le autorità italiane si erano impegnate a
farlo e secondo le ultime informazioni fornite alla Commissione, i lavori di
riparazione dovevano iniziare il 5 settembre 2017. A tale proposito Bruni ha
comunicato che i lavori non sono ancora iniziati, malgrado siano trascorsi 12
mesi dall’aggiudicazione dell’appalto e sei mesi dalla consegna del cantiere
all’impresa designata. È un rinvio che aumenta significativamente il contenuto
di fosforo nel lago.
Un secondo risultato si sta delineando adesso e
consiste nel fatto che la Commissione Europea
considera il degrado ecologico del Lago una possibile violazione del principio
di non-degrado della DQA e svolgerà ulteriori indagini a questo proposito.
Non potrà non essere
oggetto di questa procedura quella che è la causa fondamentale dei pericoli in
cui versa il Lago: l’assenza di una gestione coordinata ed efficace di tutto
l’insieme dell’ecosistema e delle sue problematiche. L’introduzione di un tale
“lake management” è anche una fondamentale richiesta delle tre Direttive
Europee in questione, ed è questo l’ultimo punto sollevato dal firmatario.
Al momento dell’uscita di
Piero Bruni dalla sala dell’audizione, la Presidente Cecilia Wikström e scesa
dal suo palco per salutarlo con una inattesa e calorosa stretta di mano.
Grazie, Piero Bruni.
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