sabato 27 luglio 2013

SOS Geotermia


Negli ultimi mesi si è intensificata la lotta contro i molteplici progetti di sfruttamento geotermico nell’Alto Lazio e nelle zone attigue dell’Umbria e della Toscana, grazie agli apporti energici del Comitato SOS Geotermia, del Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio e del Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina. Si profila una lotta comune e coordinata di comitati e associazioni ambientaliste dell’intera zona (tra cui il “leader storico” della lotta contro la geotermia selvaggia, l’associazione Lago di Bolsena), con l’intenzione di coinvolgere tutte le amministrazioni comunali (una ventina nel Lazio) il cui territorio è interessato dalle richieste di esplorazioni geotermiche.
Lo scorso 7 luglio, un documento condiviso dai sindaci di Orvieto, Castel Viscardo, Castel Giorgio, Allerona, Acquapendente e Montefiascone è stato consegnato al ministro dell’ambiente Andrea Orlando, e si prospetta che tutti i comuni coinvolti aderiscano alla richiesta di uno stop allo sfruttamento della geotermia. È iniziata una raccolta di firme in sostegno di una petizione popolare che chiede “di porre come priorità la salvaguardia della salute delle popolazioni e la tutela dell’integrità del territorio e delle sue preziose risorse naturali, e quindi di impedire il rilascio di permessi di sfruttamento delle risorse geotermiche”.



Altopiano dell'Alfina
 
In questo momento l’attenzione si concentra su due impianti “pilota” ubicati rispettivamente  nella Regione Lazio  e nella Regione Umbria denominati “Castel Giorgio - Torre Alfina” e proposti dall’ITW LKW Geotermia Italia S.p.a. Tra le finalità del decreto legislativo 28/2011, di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, è “la sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni nulle”. Tali impianti godono di importanti agevolazioni amministrative poiché l’approvazione e la gestione dei programmi relativi alla sperimentazione di impianti pilota geotermoelettrici sono “di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente, d’intesa con la Regione interessata” – non è quindi previsto il coinvolgimento dei comuni nei processi decisionali.

In parallelo alla raccolta firme e ad una campagna di sensibilizzazione, i comitati cittadini conducono un’azione giuridica con un esposto per conflitti d’interesse nei confronti del prof. Franco Barberi e dell’ing. Guido Monteforte Specchi. Barberi (già sottosegretario alla Protezione civile e condannato in primo grado a 6 anni di reclusione e risarcimento fino a 450mila euro per le vittime del terremoto dell’Aquila) è project supervisor della Itw Lkw e allo stesso tempo membro della Commissione Cirm che il 13 marzo 2012 ha dato “parere favorevole” al progetto “Castel Giorgio – Torre Alfina”. Monteforte Specchi invece, pur operando per la realizzazione del progetto, è presidente della commissione che verifica l’impatto ambientale.

I rischi maggiori dello sfruttamento geotermico nelle nostre zone, anche in impianti “con emissioni nulle”, sono collegati alla complessa struttura geologica del sottosuolo, mal conosciuta nei dettagli, e alla possibile esistenza di cappe di gas a pressione nei serbatoi geotermici.

Un rischio principale è l’inquinamento della falda acquifera superficiale. I bacini acquiferi potabili, sia sotterranei come quello dell’Alfina, sia in parte affioranti come nel caso del Lago di Bolsena, sono già ora in precario equilibrio per la loro consistenza e la salubrità delle acque. Sotto la falda acquifera si trova uno strato di rocce sostanzialmente impermeabili dello spessore di oltre 1000 metri, e sotto ancora una falda contenente acqua caldissima (la falda geotermica), che contiene inquinanti pericolosi quali arsenico, anidride solforosa, anidride carbonica e altro. Per ottenere energia elettrica con la nuova tecnologia, s’invia l’acqua della falda geotermica, fornita dai pozzi di produzione, a degli scambiatori di calore in cui un fluido a circuito chiuso aziona le turbine elettriche. L’acqua geotermica, raffreddata attraversando lo scambiatore è quindi reiniettata integralmente nella falda geotermica attraverso dei pozzi ubicati a qualche chilometro di distanza, senza emissione di gas maleodoranti.

Schema di un impianto geotermico simile a quello proposto nell'Alfina
 
Il rischio d’inquinamento della falda potabile nasce dal fatto che lo strato di terreni che separa le due falde acquifere non è del tutto impermeabile perché la tettonica dell’Era terziaria e le trascorse attività vulcaniche vi hanno provocato innumerevoli fratture, difficilmente individuabili, che potenzialmente consentono flussi di acqua ascendenti e discendenti. L’attuale equilibrio tra le due falde verrebbe turbato dai pozzi geotermici, quelli d’iniezione che creano una sovrapressione, e quelli di estrazione che provocano una depressione, con la possibile attivazione di flussi di scambio tra i due serbatoi. Una possibile conseguenza è l’inquinamento ulteriore dell’acqua potabile con arsenico.

Un altro rischio importante deriva dalla particolare precarietà e sensibilità sismica del sottosuolo fratturato. Ogni intervento meccanico, come una perforazione, ogni iniezione di liquidi a pressione, e ogni fuoruscita di liquidi o gas a pressione, provoca uno stress meccanico che può causare fenomeni sismici anche di notevole intensità (e si tratta solo di uno dei meccanismi sismogeni possibili). Un esempio recentissimo è il terremoto (oppure lo “sciame sismico”) scatenato il 20 luglio da lavori legati alla perforazione geotermica a Sittertobel, nei pressi di San Gallo in Svizzera; le autorità hanno subito ordinato la sospensione delle attività. Nel 2006 a Basilea, un progetto simile è stato abbandonato dopo l'erompere insistente di fenomeni sismici. Più grande è la sensibilità sismica di una zona, più grande è il rischio: come dimostrano i disastrosi terremoti avvenuti a Castel Giorgio e Tuscania (di magnitudo prossima a 5), questa sensibilità è elevata nel nostro territorio, mentre nella zona di San Gallo è bassa. Secondo Ernst Huenges, responsabile del progetto di ricerca europeo “Geiser”(che studia metodi per mitigare la sismicità indotta), terremoti indotti possono raggiungere intensità comparabili a quelli di eventi sismici naturali tipici della zona.

Questi terremoti possono causare danni a strutture private e pubbliche. Come ci insegna l‘esperienza, anche in paesi con una coscienza civica sviluppata come la Germania e la Svizzera, i danni provocati sono di regola a carico dei privati o dei comuni, e non delle aziende o delle amministrazioni che hanno rilasciato i permessi, perché è quasi impossibile dimostrare con certezza il nesso causale tra sfruttamento geotermico e sisma.

Un ulteriore problema e legato all’incentivazione generosa delle energie rinnovabili nell’ambito della “Green Economy” che, in assenza di una programmazione energetica nazionale e regionale e di efficaci meccanismi di tutela, favorisce attività speculative dannose per l’ambiente e la salute dei cittadini – invitiamo all’approfondimento con il romanzo-inchiesta “Io carne cruda. La green economy tra sogno e incubo” di Daniele Camilli e Elena Hagi. Il Lago di Bolsena è sotto tutela dell’Unione Europea come SIC-ZPS, e la relativa normativa stabilisce che qualsiasi progetto o intervento volto ad avere incidenza significativa sul sito considerato, deve essere oggetto di Valutazione di Incidenza sull’ecosistema lacustre. Tale valutazione deve essere fatta non separatamente per ogni singolo pozzo ma sul complessivo piano di intervento.

Tutto ciò è stato esposto non per negare l’importanza delle energie rinnovabili - che al contrario costituiscono, dopo la riduzione degli sprechi di energia e l’aumento dell’efficacia energetica, il terzo passo essenziale verso una gestione sostenibile delle risorse energetiche –, ma nella convinzione che l’introduzione delle energie sostenibili con delle modalità insostenibili, senza rispetto per l’ambiente e il cittadino, è un nonsenso.

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