In una recente lettera “agli Amici (e non) del lago di Bolsena, al Ministro
dell’Ambiente, al Presidente, Assessori e Funzionari della Regione Lazio”,
l’instancabile presidente dell’associazione Lago di Bolsena, Piero Bruni,
affronta il problema della Misura Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE),
della rete di Siti di Interesse Comunitario (SIC) conosciuta come Natura 2000, e delle misure di conservazione finalizzate alla designazione delle zone
speciali di conservazione (ZSC) preadottate dalla Regione Lazio con decreto
della giunta regionale n. 886 del 15 dicembre 2014.
Spiega Bruni: “Come noto le aree definite SIC sono Siti
d’Interesse Comunitario, la loro tutela riguarda soprattutto l’habitat fisico e
biologico. Quelle definite ZPS sono Zone di Protezione Speciale, la loro tutela
riguarda esclusivamente gli uccelli. La designazione dei SIC e ZPS da parte del
Ministero dell’Ambiente risale al 2007. Nel Lazio vi sono 37 SIC, fra i quali il
lago di Bolsena, che è il sito più importante, più sensibile e più vulnerabile
del Lazio.”
La designazione delle ZSC
sarebbe dovuta avvenire entro 6 anni dalla data di individuazione definitiva
dei Siti d’Importanza Comunitaria "nelle quali applicare le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino dell’Habitat." (art.6.1 della Direttiva Habitat, vedi documento).
Per l’Italia i termini
sono scaduti negli anni 2010-2012 e, di conseguenza, la Commissione Europea ha
aperto nel 2013 il caso di preinfrazione EU Pilot 4999/13/ENVI a carico dell’Italia.
Continua Bruni: “Per arrestare la procedura la Regione Lazio
ha predisposto in gran fretta le misure di conservazione per il lago di Bolsena
che intende presentare alla UE. Attualmente le sta sottoponendo agli attori economici
e sociali per raccogliere le loro osservazioni, come prevede l’obbligo della
concertazione. La scadenza per la presentazione delle osservazioni è il 16
Marzo. Successivamente le osservazioni, eventualmente modificate, verranno
definitivamente adottate dalla Regione e trasmesse alla UE.
Le misure che la Regione Lazio intende proporre alla UE
sono tre: la regolazione del livello del lago; le restrizioni al carpfishing e
un ancoraggio delle barche che non danneggi le alghe sui fondali. A nostro
parere è improbabile che la UE sospenda la procedura di infrazione sulla base
delle misure suddette che, di tutta evidenza, sono ridicole per mantenere e
ripristinare l’Habitat. Tanto più che nel nostro caso si tratta di ripristino,
essendo gravemente aumentata nel dal 2007 ad oggi la concentrazione di fosforo
totale nel lago.
Secondo la Regione le osservazioni degli attori economici
e sociali dovrebbero essere formulate solo in merito alle anzidette tre
proposte utilizzando moduli specifici, tuttavia la nostra Associazione ha
ritenuto necessario presentare osservazioni con una visione più ampia. Infatti
il lago è la parte affiorante e visibile di un grande acquifero che è il bacino
idrogeologico. Il lago, che si trova a valle, ne subisce gli effetti, ma le
cause del degrado sono a monte, quasi tutte all'esterno dello specchio
lacustre. Ne risulta che la conservazione del SIC deve coinvolgere tutte le
cause che possono avere incidenza significativa sul SIC (Direttiva (92/43/CEE
art. 6, commi 3 e 4). Se così non fosse sarebbero escluse dalle misure di
conservazione: il collettore fognario circumlacuale; l’uso di fitofarmaci
agricoli; la geotermia; la mancanza di un tratto del collettore; l’abusivismo
degli scarichi; ecc, tutti fattori ubicati all'esterno del SIC che però
incidono in modo determinante sulla conservazione e il ripristino dell’Habitat.”
E infatti, se diamo uno sguardo
ad altri paesi dell’UE, e specificamente alle Misure di Conservazione adottate
per un lago in molti versi comparabile al nostro, il Lago di Starnberg in
Baviera (che ospita i famosi “Starnbergersee Renken” molto simili al coregone),
vediamo subito – anche soltanto sfogliando e guardando le immagini – che qui
si tratta di un lavoro serio che contempla “tutti
fattori che incidono sulla conservazione e l’eventuale ripristino dell’Habitat”.
Adesso non è così che non
disponiamo di esperti e specialisti seri in grado di svolgere un ottimo lavoro qual'è il Piano di Gestione elaborato dai massimi esperti dell'ecosistema del Lago:
Bruni: “Nel 2008 la UE pagò l’Università della Tuscia per elaborare idonee
misure di conservazione, note come di Piano di Gestione (PdG), Furono approvate
dalla Provincia, ma ignorate dalla Regione che avrebbe avuto tutto il tempo (6
anni!) per esaminarle, concertarle e approvarle. Sicuramente il PdG verrà
consultato dalla UE come testo di riferimento. E’ sufficiente scorrere l’indice
per constare quali e quanti aspetti necessari per la tutela del lago siano
stati ignorati.
La nostra Associazione ha realizzato un opuscolo (Stato
Ecologico del Lago di Bolsena, anno 2014) che è un aggiornamento del PdG,
limitatamente alla parte fisica e chimica dato che, con l’aggiunta di ulteriori
sei anni di monitoraggi, si sono raccolte valide informazioni supplementari. Si
è giunti alla conclusione di considerare come obiettivi principali della ZSC il
ripristino della concentrazione di fosforo totale disciolto nel corpo d’acqua
dagli attuali 13 μg/l a 8 μg/l come era nel 2005, oltre alla assoluta
proibizione della geotermia nel bacino, attività che aumenterebbe la
concentrazione di arsenico nel lago e nella falda per uso potabile, oltre all'aumento del rischio sismico. Maggiori informazioni sulla geotermia sono sul
nostro sito www.bolsenaforum.net.
Secondo un’altra normativa UE il lago dovrebbe
qualitativamente migliorare dal 2007 al 2015. Siccome il miglioramento non c’è
stato (è aumentata la concentrazione di fosforo totale) si profila all'orizzonte una nuova procedura di infrazione. Lascia perplessi il fatto che
a causa di pretestuose carenze di finanziamento non siano stati iniziati i
lavori per ripristinare il collettore fognario il cui costo è di 2,3 milioni di
euro, mentre sono stati eseguiti fulminei lavori del costo di quasi 50 milioni
di euro per impianti di dearsenificazione. Tali impianti potevano in gran parte
essere evitati prelevando acqua direttamente dal lago.”
Quello che manca, quindi,
è l’intelligenza, la responsabilità e la volontà dei politici di osservare le
disposizioni della Direttiva Habitat.
L’approvazione delle
misure di conservazione è condizione necessaria per attivare pienamente i
finanziamenti a favore di enti, privati, ed altri soggetti coinvolti (ad
esempio Enti gestori, agricoltori, silvicoltori, associazioni di categoria
etc.) nelle azioni di tutela e valorizzazione della biodiversità previsti nei
Programmi Comunitari 2014-2020 nei territori della Rete Natura 2000. Le tre
misurine preadottate non convinceranno di sicuro l’UE a concederci questi
benefici: Oltre alle multe per l’infrazione da pagare, la Regione e gli attori
locali non potrà accedere ai finanziamenti europei.
Sappiamo chi sono i
responsabili di questa negligenza, di questa farsa che è anche un insulto alla
gente che s’impegna seriamente per la tutela dell’ambiente.
Conclude Bruni: “Quanto precede non sarebbe avvenuto se ci
fosse stato un costruttivo colloquio fra le Istituzioni e le Associazioni, come
promesso nel periodo elettorale. Invece la richiesta di colloqui da parte della
Associazioni è stata ostentatamente ignorata sia dai Politici che dai
Dirigenti, ben chiusi nei loro palazzi di granito, difesi da guardie armate.
Difficile ora ottenere comprensione dalla UE e dalle Associazioni
ambientaliste, tanto più che abbiamo da tempo avviato una petizione alla EU che
dovrebbe essere discussa dalla Commissione il prossimo Aprile.”
Complimenti per l'impegno, la preparazione, e la serietà della vostra azione.
RispondiEliminaPaolo Debernardi