Cresce di giorno in
giorno la consapevolezza della vulnerabilità del Lago di Bolsena e della
urgenza di proteggerlo. Allo stesso tempo è in crescita la superficie dei
terreni impiantati a noccioli, agevolata dal Piano di Sviluppo Rurale e
promossa dal Progetto
Nocciola Italia Ferrero che promette una “rivoluzione che parte dalla Tuscia”. E cresce anche la
preoccupazione: il nostro Lago farà la fine del Lago di Vico, danneggiato
gravemente (e forse irreversibilmente) da una nocciolicoltura non sostenibile?
La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago?
In questa prima
parte, discutiamo i rischi che la nocciolicoltura comporta per l’ambiente. In una
seconda parte, presenteremo proposte per soddisfare esigenze solo
apparentemente in conflitto: l’esigenza di sviluppo economico e quella di
tutela del territorio. Tratteremo i rischi per il tessuto socioeconomico del
territorio in un terzo post specifico.
I principali pericoli
per l’ambiente del bacino del Lago sono:
– l’ulteriore inquinamento da fosforo delle acque del Lago. I concimi
sono essenziali per la produttività di un noccioleto, e il fosforo ne è una
componente importante. Dal suolo dei campi, questi concimi raggiungono le acque
del Lago in vari modi – per ruscellamento, erosione, percolazione o drenaggio. Oggi,
l’apporto troppo grande di fosforo dal bacino (che supera il cosiddetto “carico
massimo sostenibile” o “carico critico”) è la causa dell’attuale degrado dello
stato ecologico del Lago, che comporta il rischio della sua eutrofizzazione.
erosione in un noccioleto in prossimità del Lago
Una stima, basata su parametri validi per i noccioleti convenzionali del
Lago di Vico, quantifica l’apporto addizionale
di fosforo da una superficie di mille ettari, a due tonnellate di fosforo
all’anno, quindi a circa il 30% del carico critico: questo in una situazione
dove tutti gli sforzi dovrebbero andare verso una diminuzione della
concentrazione di fosforo.
– l’inquinamento delle acque da fitofarmaci di sintesi. Attualmente,
nei noccioleti in tutto il mondo si impiegano molti pesticidi diversi (circa 70
sostanze), dannosi per gli operatori agricoli, il suolo, le acque, le api e gli
animali selvatici.
Se ci concentriamo sulle acque del Lago, il pericolo maggiore per flora
e fauna acquatica proviene (secondo gli studi sul Lago di Vico) dagli erbicidi,
e tra di loro dal glifosato. Già una importante relazione di Leone (UNITUS) di
venti anni fa conclude: “ … è assolutamente incompatibile l’uso del
glyphosate”. Ciò corrisponde
alla conclusione di una recente nota
informativa dell’ISPRA: “…ne
[del glifosato] va invece assolutamente
proibito l’uso all’interno di aree naturali protette”.
– l’abbassamento della falda acquifera dovuto ai prelievi per
l’irrigazione. Produttività del noccioleto e qualità del prodotto dipendono da
un apporto consistente di acqua d’irrigazione. Il fabbisogno annuale di
noccioleti di un’estensione di mille ettari, potrebbe raggiungere fino ad alcuni milioni di
metri cubi di acqua che viene sottratta dalla falda, cioè fin a un terzo
del volume dei prelievi per vari usi (idropotabile, irrigazione, ecc.) attuali.
Consideriamo che l’uso che si fa oggi della risorsa acqua nel bacino del
Lago non è sostenibile: già 20 anni fa, nell’ultimo studio disponibile, veniva
osservato un continuo e consistente abbassamento del livello della falda.
Occorre risanare questa situazione, invece di aggravarla.
Poi, il prelievo addizionale di acqua dal bacino ha un effetto
indiretto indesiderato: aumenterebbe il tempo di ricambio del Lago e in tal
modo il pericolo di eutrofizzazione.
– la riduzione della biodiversità dovuta all’impianto massiccio di
grandi superfici di noccioleti. Ciò è in contraddizione all’obbligo – ai sensi della
Direttiva Habitat – di mantenere e ripristinare la biodiversità della zona del
Lago di Bolsena. Solo conservando la complessità dell’ecosistema si può
garantire la sua qualità e funzionalità, il suo equilibrio e la sua resilienza.
La riduzione della biodiversità ha multiple conseguenze negative – ad esempio
riduce la capacità dell’ecosistema del Lago di far fronte all’inquinamento da
fosforo e da sostanze biocide, e allo stress idrico.
La conclusione è evidente: l’impianto di noccioleti nel bacino non è sostenibile,
se le modalità di gestione sono le stesse delle colture convenzionali intorno
al Lago di Vico. Inoltre, questo modo di gestione ormai superato è in
contraddizione con le indicazioni della normativa nazionale ed europea.
In una seconda parte a seguire, proporremo soluzioni sostenibili per la
nocciolicoltura nel bacino del Lago di Bolsena.
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