Esiste un’ampia legislazione
nazionale ed europea che tenta di circoscrivere, limitare e eliminare le minacce
cui attualmente sono esposti gli ecosistemi. Sono norme e leggi create nella
consapevolezza di un pericolo imminente per la specie umana stessa, pericolo
che impone la scelta di rendere sostenibili le nostre azioni nel senso
di “soddisfare i bisogni della
generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future
di far fronte ai propri bisogni” (Rapporto
Brundtland). La sostenibilità ambientale (“ecosostenibilità”) è
essenziale per garantire stabilità, salute e resilienza degli ecosistemi e per assicurare
la permanenza dei servizi che ci regalano.
noccioleto biologico
- l’inquinamento
delle acque da scarichi fognari e dall’agricoltura,
- l’alterazione
del bilancio idrologico,
- l’alterazione
di flora e fauna dell’ecosistema.
In tutti questi
settori la diffusione di noccioleti nel bacino del Lago costituisce una minaccia
e spinge a chiederci: come eliminare o ridurre la portata di questi pericoli? è
possibile garantire la sostenibilità ambientale dei noccioleti e delle tecniche
colturali usate?
Per quel che
riguarda l’inquinamento delle acque dal fosforo, esistono due vie principali: ridurre
o eliminare le possibilità che il fosforo, sparso sui campi con il concime,
raggiunga il Lago oppure, in alternativa, diminuire la quantità di fosforo
apportato alle colture:
- una prima possibilità è dunque ridurre
a un minimo dilavamento, erosione e drenaggio di fosfati dai campi. Le principali
misure a questo fine sono l’uso di concimi a lento rilascio di nutrienti e
l’inerbimento perenne delle colture, evitando impianti in terreni con grandi
pendenze (più di 8%) e vicino a corsi d’acqua e al Lago. Sono efficaci a questo
scopo anche fasce di vegetazione per intercettare nutrienti nelle acque di
deflusso.
-
rappresentativa per la seconda via, innovativa, è la fertilizzazione fogliare
nel noccioleto: il concime non è più sparso sul terreno, ma spruzzato sulle
foglie che l’assorbono e lo rendono disponibile per la pianta. Questa tecnica
sperimentata dal Dafne dell’Università della Tuscia permette di
ridurre drasticamente la quantità di fosforo apportato al terreno. Un’alternativa
potrebbe essere anche la (parziale) fertirrigazione.
diserbo meccanico nel noccioleto
L’inquinamento delle acque da
fitofarmaci di sintesi presenta un altro pericolo: tutte queste sostanze sono
dannose per l’ecosistema e si accumulano negli organismi con rischi sanitari
spesso gravi. La soluzione conosciuta e sperimentata nella pratica è il ricorso
all’inerbimento perenne con sfalci controllati (per evitare il diserbo chimico), la spollonatura meccanica, e in generale
l’utilizzo esclusivo di sostanze ammesse nell’agricoltura biologica. In ogni
caso, è d’obbligo astenersi dall’uso di sostanze nocive per organismi acquatici
e di alta solubilità nell’acqua (glifosato!)
e di trattamenti chimici in preraccolta, che è un periodo ad alto rischio di
precipitazioni violente, causa di forte dilavamento ed erosione.
Ci sono poche possibilità per
evitare l’impatto sul
bilancio idrologico dei prelievi per
l’irrigazione. Il nocciolo esige un determinato apporto d’acqua, altrimenti si
mettono in pericolo sviluppo e produttività ottimali della pianta. Un certo
risparmio è possibile selezionando varietà poco esigenti di acqua o impiegando
portainnesti resistenti alla siccità. Soprattutto si tratterebbe però di
minimizzare gli sprechi dovuti a modalità di irrigazione sommarie e
incontrollate (molto diffuse oggi) favorendo la microirrigazione (“a goccia” o
subirrigazione) programmata e controllata, apportando niente più del reale
fabbisogno d’acqua.
suolo nel noccioleto biodinamico
Per proteggere la
biodiversità ed evitare l’alterazione
di flora e fauna dell’ecosistema, è
necessario mettere un limite alla superficie totale dei noccioleti nel bacino e
ridurre le superfici dei singoli impianti, prevedendo appezzamenti di
vegetazione interposti – siepi, boschetti, fasce di vegetazione. La riduzione
della biodiversità in monocolture di nocciolo ha molti effetti negativi, tra cui
la proliferazione di malattie e insetti fitofagi che a loro volta richiedono
sempre più trattamenti fitosanitari, sempre più pesanti (vedi ad esempio il
grave problema del “cimiciato”).
L’insieme di queste misure –
che in parte appartengono al corredo dell’agricoltura biologica, e in parte
integrano questo per soddisfare le esigenze specifiche del territorio – corrisponde
pienamente alle richieste della stessa Ferrero, nelle
parole del project manager Fabio Piretta di “qualità, trasparenza, tracciabilità e sostenibilità ambientale del prodotto”. Regole da cui,
sottolinea Piretta, non si prescinde, “altrimenti
le nocciole in fabbrica neanche ci mettono piede”. Fondamentale, quindi, “migliorare le pratiche agricole per ridurre
l’impatto ambientale”. È questa “la
rivoluzione che parte dalla Tuscia”, o sono solo parole? E chi sorveglia
che siano osservate queste regole
imprescindibili?
Esistono già gli strumenti
per attivare queste regole di sostenibilità ambientale:
-
l’obbligo della “Valutazione d’Incidenza Ambientale” (VINCA)
per l’impianto di noccioleti con cambiamento d’uso del suolo nei siti Natura
2000,
-
le recenti integrazioni nella Legge Regionale L.R. 06/10/1997, n. 29, Capo IV (vedi
qui), che individuano gli organi di controllo per violazioni della
normativa e le relative pene (multe e obbligo di ripristino dello stato dei
luoghi).
Però, l’esperienza degli
ultimi anni ha dimostrato che la minaccia principale per l’ambiente non è la
mancanza di regole, norme, leggi, ma l’assenza della volontà politica di
applicarle e farle rispettare.
La situazione ambientale attuale
del bacino del Lago è caratterizzata da anni di gestione di suolo, acque ed ecosistema
non sostenibile, e di conseguenza da
un degrado di tutti i componenti dell’ecosistema del territorio. Ne segue, che
non rimane nessun margine per inserire richieste, pressioni, prelievi addizionali.
Unica soluzione: ridurre, in tutti i settori, le attuali pressioni eccessive - evitare
inquinamento, limitare severamente prelievi, ridurre stress e sprechi, ovvero una
conversione generale a pratiche agricole ecosostenibili.
Allora sì che il territorio
potrebbe accogliere una certa superficie di noccioleti per il bene
dell’economia locale, definendo e imponendo chiare regole di ecosostenibilità dei
nuovi impianti secondo le indicazioni di cui sopra. Un modello per la corilicoltura
del futuro?
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