Come tutti sappiamo e come abbiamo riferito ripetute
volte, da anni la salute del Lago di Bolsena è minacciata dalla fatiscenza
delle strutture fognarie: il collettore circumlacuale è sempre meno in grado di
raccogliere le acque nere, i depuratori non riescono più a depurarle. Sistematicamente,
una parte delle fogne finisce nel Lago, l’altra parte nel fiume Marta.
Conosciamo anche le cause del disastro: la situazione di stallo
amministrativo-politico che perdura da più di quattro anni. Il COBALB, consorzio
storicamente preposto a raccolta e depurazione delle acque fognarie, deve per
legge confluire nella Talete, gestore unico del servizio idrico integrato.
Talete, dalla parte sua, si rifiuta di accoglierlo, perché il consorzio è fortemente
indebitato. Il debito accumulato negli anni, di più di due milioni di Euro, è dovuto
a diversi fatti: uno maggiore è che da anni la Regione Lazio non sostiene più
la gestione del COBALB (come, in base alle leggi regionali 21 e la 22 del 1994,
avveniva prima), un altro che Talete trattiene la quota destinata alla
depurazione contenuta nelle bollette (ma forse ha trasferito recentemente una
parte di questa somma al consorzio). Comunque, è sempre il COBALB che di fatto
gestisce collettore e depuratori e ne garantisce una minima funzionalità.
Due anni fa, più di 13 mila cittadini hanno aderito
alla petizione Salvalago e chiesto l’intervento della Regione per risolvere
definitivamente il problema. Come risposta, la Regione ha riconosciuto la
gravità della situazione e si è impegnata con uno stanziamento di
complessivamente 4 milioni di Euro destinato al completo risanamento del
sistema fognario. Solo una piccola parte della somma è stata erogata
per colmare le urgenze più gravi.
All’arrivo della Giunta Zingaretti si sperava
nell’energico intervento della Regione annunciato nella campagna elettorale.
Invece, la nuova amministrazione si è chiusa in un inspiegabile mutismo passivo
e si è ritirata dall’impegno preso (è dubbio però se i fondi destinati alla
copertura dell’impegno esistevano davvero), allo stesso tempo interrompendo il
dialogo con la cittadinanza (nonostante le promesse di trasparenza e
condivisione preelettorali) e rinunciando ad un’azione decisa e propositiva per
prendere in mano la situazione. Ora, non sono né i Sindaci da soli, né il
COBALB, né la Provincia che possono risolvere il problema: è necessaria una
concertazione sotto la guida intelligente e responsabile della Regione per
individuare una soluzione condivisa, sostenibile per tutti.
I Comuni hanno compiuto un primo passo, doloroso per
loro nell’attuale situazione finanziaria, dichiarando la loro disponibilità a
farsi carico del debito del COBALB - che però potrebbe essere molto maggiore di
quello dichiarato nel suo bilancio. Anche qui è indispensabile l’intervento
della Regione – per chiedere e fare chiarezza e per dare garanzie ai Comuni.
Altrimenti, si rischia il fallimento del COBALB e un dilatamento all’infinito
dei tempi di risoluzione dello stallo giuridico.
Tutto sommato, considerando la precarietà delle
strutture, il sistema fognario ha superato l’estate senza grandi incidenti,
grazie a un piccolo stanziamento tampone e la vigilanza del personale del
COBALB: vari piccoli sversamenti e perdite, un grave sversamento nel Lago dalla
stazione 8 tra Bolsena e Montefiascone, denunciato dal Corpo Forestale e
seguito da un divieto di balneazione, la stazione di San Lorenzo fuori servizio
(ormai da anni), le sottostazioni dei Felceti e di Valentano che funzionano a
intermittenza (attualmente versando tutte le fogne nel Fosso Spinetto), il
depuratore di Valentano con funzionalità ridotta, il depuratore di Marta ormai
abbandonato a se stesso … Altre anomalie, ricadenti nella gestione di agenzie
regionali, da rilevare: il livello troppo alto del Lago (ARDIS) e
l’insufficiente sorveglianza sia igienico-sanitaria, sia ambientale delle acque
(ARPA).
Per niente più positiva è la situazione sull’altro
fronte caldo ambientale, riguardo all’attacco della geotermia industriale -
attirata dai generosi incentivi in sostegno dello sfruttamento industriale
delle energie rinnovabili - al bacino del Lago di Bolsena. Come esposto in
alcuni post precedenti, lo sfruttamento delle risorse geotermiche profonde nel
nostro territorio può comportare rischi seri per l’ambiente e per la
popolazione. Da un lato, c’è da temere l’inquinamento della falda acquifera
superficiale (di cui il Lago è la parte affiorante) con le acque contenute nei
serbatoi geotermici. Dall’altro, le attività connesse alla realizzazione e all’esercizio
delle centrali geotermiche possono provocare terremoti di una magnitudo
comparabile a quella tipica della zona; gravi rischi che meritano un attento
esame.
La cittadinanza aveva rilevato molte lacune,
omissioni, sbagli e scorrettezze nell’iter di approvazione e di valutazione
d’impatto ambientale (VIA) del primo impianto pilota progettato nella zona di
Castel Giorgio, sull’altopiano dell’Alfina (tra l’altro, i rischi citati sopra
non sono nemmeno stati presi in considerazione). Confrontato a questa
opposizione organizzata e argomentata, condivisa dalla Regione Umbria, e al rischio
di vedere bocciato il progetto nella commissione per le valutazioni ambientali regionali
(con l’impossibilità di ripresentarlo tal quale), la ditta ITW-LKW negli ultimi
giorni di agosto aveva ritirato il progetto.
Si teme, però, che ciò che poteva sembrare un fatto
positivo, è solo il risultato di una disposizione del Decreto Fare entrato in
vigore il 21 agosto, che sottrae impianti pilota geotermici alle valutazioni
regionali. Infatti, affida la valutazione dell’impatto ambientale agli organi
statali, più aperti agli argomenti delle imprese e lontani dal dissenso locale.
Forse più grave ancora: lo stesso decreto esenta questi impianti dal rispetto
della “Direttiva Seveso” (norma europea tesa alla prevenzione ed al controllo
dei rischi di accadimento di incidenti rilevanti). Tutto questo grazie all'intervento notturno di un lobbista siciliano, l'onorevole Abrignani.
Comunque, la cittadinanza, organizzata in un comitato
interregionale per la salvaguardia dell’ambiente, è decisa di continuare la
lotta. Può contare sull’appoggio di molti Comuni e delle Province di Terni e
Viterbo e spera in una ferma reazione delle Regioni (Umbria e Lazio) in difesa
del loro territorio: difficilmente lo stato potrà ignorare la compatta e
determinata opposizione della popolazione e delle amministrazioni locali.
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