venerdì 13 settembre 2013

Aggiornamenti: Salvalago e Geotermia


Come tutti sappiamo e come abbiamo riferito ripetute volte, da anni la salute del Lago di Bolsena è minacciata dalla fatiscenza delle strutture fognarie: il collettore circumlacuale è sempre meno in grado di raccogliere le acque nere, i depuratori non riescono più a depurarle. Sistematicamente, una parte delle fogne finisce nel Lago, l’altra parte nel fiume Marta. Conosciamo anche le cause del disastro: la situazione di stallo amministrativo-politico che perdura da più di quattro anni. Il COBALB, consorzio storicamente preposto a raccolta e depurazione delle acque fognarie, deve per legge confluire nella Talete, gestore unico del servizio idrico integrato. Talete, dalla parte sua, si rifiuta di accoglierlo, perché il consorzio è fortemente indebitato. Il debito accumulato negli anni, di più di due milioni di Euro, è dovuto a diversi fatti: uno maggiore è che da anni la Regione Lazio non sostiene più la gestione del COBALB (come, in base alle leggi regionali 21 e la 22 del 1994, avveniva prima), un altro che Talete trattiene la quota destinata alla depurazione contenuta nelle bollette (ma forse ha trasferito recentemente una parte di questa somma al consorzio). Comunque, è sempre il COBALB che di fatto gestisce collettore e depuratori e ne garantisce una minima funzionalità.

Due anni fa, più di 13 mila cittadini hanno aderito alla petizione Salvalago e chiesto l’intervento della Regione per risolvere definitivamente il problema. Come risposta, la Regione ha riconosciuto la gravità della situazione e si è impegnata con uno stanziamento di complessivamente 4 milioni di Euro destinato al completo risanamento del sistema fognario. Solo una piccola parte della somma è stata erogata per colmare le urgenze più gravi.

All’arrivo della Giunta Zingaretti si sperava nell’energico intervento della Regione annunciato nella campagna elettorale. Invece, la nuova amministrazione si è chiusa in un inspiegabile mutismo passivo e si è ritirata dall’impegno preso (è dubbio però se i fondi destinati alla copertura dell’impegno esistevano davvero), allo stesso tempo interrompendo il dialogo con la cittadinanza (nonostante le promesse di trasparenza e condivisione preelettorali) e rinunciando ad un’azione decisa e propositiva per prendere in mano la situazione. Ora, non sono né i Sindaci da soli, né il COBALB, né la Provincia che possono risolvere il problema: è necessaria una concertazione sotto la guida intelligente e responsabile della Regione per individuare una soluzione condivisa, sostenibile per tutti.

I Comuni hanno compiuto un primo passo, doloroso per loro nell’attuale situazione finanziaria, dichiarando la loro disponibilità a farsi carico del debito del COBALB - che però potrebbe essere molto maggiore di quello dichiarato nel suo bilancio. Anche qui è indispensabile l’intervento della Regione – per chiedere e fare chiarezza e per dare garanzie ai Comuni. Altrimenti, si rischia il fallimento del COBALB e un dilatamento all’infinito dei tempi di risoluzione dello stallo giuridico.

Tutto sommato, considerando la precarietà delle strutture, il sistema fognario ha superato l’estate senza grandi incidenti, grazie a un piccolo stanziamento tampone e la vigilanza del personale del COBALB: vari piccoli sversamenti e perdite, un grave sversamento nel Lago dalla stazione 8 tra Bolsena e Montefiascone, denunciato dal Corpo Forestale e seguito da un divieto di balneazione, la stazione di San Lorenzo fuori servizio (ormai da anni), le sottostazioni dei Felceti e di Valentano che funzionano a intermittenza (attualmente versando tutte le fogne nel Fosso Spinetto), il depuratore di Valentano con funzionalità ridotta, il depuratore di Marta ormai abbandonato a se stesso … Altre anomalie, ricadenti nella gestione di agenzie regionali, da rilevare: il livello troppo alto del Lago (ARDIS) e l’insufficiente sorveglianza sia igienico-sanitaria, sia ambientale delle acque (ARPA).
 
 

Per niente più positiva è la situazione sull’altro fronte caldo ambientale, riguardo all’attacco della geotermia industriale - attirata dai generosi incentivi in sostegno dello sfruttamento industriale delle energie rinnovabili - al bacino del Lago di Bolsena. Come esposto in alcuni post precedenti, lo sfruttamento delle risorse geotermiche profonde nel nostro territorio può comportare rischi seri per l’ambiente e per la popolazione. Da un lato, c’è da temere l’inquinamento della falda acquifera superficiale (di cui il Lago è la parte affiorante) con le acque contenute nei serbatoi geotermici. Dall’altro, le attività connesse alla realizzazione e all’esercizio delle centrali geotermiche possono provocare terremoti di una magnitudo comparabile a quella tipica della zona; gravi rischi che meritano un attento esame.

La cittadinanza aveva rilevato molte lacune, omissioni, sbagli e scorrettezze nell’iter di approvazione e di valutazione d’impatto ambientale (VIA) del primo impianto pilota progettato nella zona di Castel Giorgio, sull’altopiano dell’Alfina (tra l’altro, i rischi citati sopra non sono nemmeno stati presi in considerazione). Confrontato a questa opposizione organizzata e argomentata, condivisa dalla Regione Umbria, e al rischio di vedere bocciato il progetto nella commissione per le valutazioni ambientali regionali (con l’impossibilità di ripresentarlo tal quale), la ditta ITW-LKW negli ultimi giorni di agosto aveva ritirato il progetto.

Si teme, però, che ciò che poteva sembrare un fatto positivo, è solo il risultato di una disposizione del Decreto Fare entrato in vigore il 21 agosto, che sottrae impianti pilota geotermici alle valutazioni regionali. Infatti, affida la valutazione dell’impatto ambientale agli organi statali, più aperti agli argomenti delle imprese e lontani dal dissenso locale. Forse più grave ancora: lo stesso decreto esenta questi impianti dal rispetto della “Direttiva Seveso” (norma europea tesa alla prevenzione ed al controllo dei rischi di accadimento di incidenti rilevanti). Tutto questo grazie all'intervento notturno di un lobbista siciliano, l'onorevole Abrignani.

Comunque, la cittadinanza, organizzata in un comitato interregionale per la salvaguardia dell’ambiente, è decisa di continuare la lotta. Può contare sull’appoggio di molti Comuni e delle Province di Terni e Viterbo e spera in una ferma reazione delle Regioni (Umbria e Lazio) in difesa del loro territorio: difficilmente lo stato potrà ignorare la compatta e determinata opposizione della popolazione e delle amministrazioni locali.

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