venerdì 6 settembre 2019

che fine hanno fatto le ordinanze contro i noccioleti?


Dopo un inverno intenso di mobilitazione contro l’incontrollata diffusione di noccioleti nell’Alta Tuscia, dopo la testimonianza della regista Alice Rohrwacher e dopo il grande successo del convegno a Orvieto “Il Nocciolo del Problema”, si erano riuniti a Bolsena il 5 aprile 2019 i sindaci del Lago, dei comuni di Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Marta, Montefiascone, Valentano e Capodimonte. Mossi dalla preoccupazione per la salute della popolazione e dalla volontà di salvaguardare l’ambiente, tutti si erano impegnati a firmare ordinanze per ostacolare l’impianto di noccioleti nel territorio.
I rappresentanti dei comuni del Lago riuniti a Bolsena, il 5 aprile 2019

Infatti, grandi superfici di noccioleti rappresentano una minaccia: inquinano l’acquifero e il Lago con nutrienti e fitofarmaci, depauperano la sua preziosa riserva d’acqua e degradano la biodiversità: “Da monito per tutti quanto accaduto al lago di Vico”.

Furono firmate rapidamente le ordinanze del Comune di Bolsena (n°18/2019 del 7 aprile) capofila della azione, e del Comune di Grotte di Castro, molto simili nel contenuto; segui il 25 maggio l’ordinanza di Montefiascone. Sono documenti che poggiano su una priorità comune – la necessità di tutelare il Lago e la salute pubblica.

Le ordinanze di Bolsena e di Grotte di Castro vietano “di realizzare impianti di noccioleti intensivi onde evitare un elevato consumo di acqua, di fitofarmaci, di antiparassitari, di insetticidi, di diserbanti e di concimi necessari alla coltivazione degli stessi, in quanto l’uso continuativo e massiccio di dette sostanze potrebbe determinare il degrado globale ed irreversibile dell’ecosistema terrestre ed acquatico con distruzione di habitat e biodiversità e con gravissime ricadute sulla salute pubblica.”
noccioleto sul Lago

Il divieto si estende, nel caso di Grotte di Castro, su tutto il territorio comunale. Per Bolsena riguarda soltanto la parte ricadente nel bacino imbrifero del Lago (il che è incoerente poiché per proteggere il Lago occorre tutelare il suo acquifero e quindi anche il bacino idrogeologico). Si teme che ambedue siano ordinanze attaccabili dal punto di vista legale, poiché potrebbero portare pregiudizio alla nocciolicoltura in generale; sono inoltre carenti in vari aspetti scientifici e legali.
Si tratta però di mozioni di grande importanza: danno un chiaro segnale di volontà politica per difendere il territorio dallo sfruttamento agroindustriale e per destinarlo, invece, a un uso ecosostenibile delle sue risorse ambientali e culturali.

Molto diversa è l’ordinanza di Montefiascone, che richiede in sostanza l’applicazione di due norme di legge in vigore già da anni, ma disattese:

- il Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (che sarà aggiornato a breve),
- l’obbligo di una Valutazione d’Incidenza (VINCA) preventiva per piani e progetti (come l’impianto di noccioleti) che hanno una possibile incidenza sul Sito di Interesse Comunitario (SIC) del Lago di Bolsena.

L’ordinanza falisca prende come modello varie ordinanze di comuni dei Cimini e del Lago di Vico (p. e. l’ordinanza di Corchiano) e le integra con le disposizioni necessarie per le zone protette della Rete Natura 2000. È un’ordinanza inattaccabile dal punto di vista legale e valida scientificamente (a parte la limitazione, incoerente anche qui, al bacino imbrifero). Certo che in nuce, richiede soprattutto l’osservanza di due norme già esistenti: non è per questo però superflua, poiché porta alla conoscenza della popolazione, degli amministratori e delle forze d’ordine locali queste leggi (ignorate da tutti), e assicura e facilita la loro applicazione ed osservanza tramite sanzioni amministrative pesanti a livello comunale.

Dopo il primo passo coraggioso di questi tre comuni, si pensava che rapidamente tutti gli altri comuni avrebbero adottato simili provvedimenti, ma non è stato così. Da un lato perché l’imminenza delle elezioni comunali ha bloccato l’operatività di alcuni comuni, dall’altro, a causa della convocazione del tavolo tecnico sull’uso dei fitofarmaci dal Prefetto di Viterbo. La sua idea iniziale era stato di avviare un dialogo a partire da un approfondimento sulla problematica sanitaria, ambientale e agricola. Le associazioni di categoria, però, hanno trasformato il tavolo in un forum di promozione della loro visione agroindustriale, che vorrebbero estendere, senza distinzione, a tutto il territorio. Con ciò, il dialogo si è bloccato sul nascere.

A riprendere l’iniziativa sono i 13 sindaci del Biodistretto della via Amerina e delle Forre che intendono riunirsi per adottare ordinanze identiche, che regolano l’uso dei fitofarmaci e vietano l’utilizzo del glifosato.
Intanto, attorno al Lago di Bolsena, si continua ad impiantare noccioleti, senza regole, illegalmente. È urgente che anche qui attorno al Lago i sindaci riprendono l’iniziativa ed emettono le ordinanze annunciate per proteggere il territorio.


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