Sulla nostra pagina facebook, l’ARPA Lazio ha
commentato l’articolo “Lacune nei controlli ARPA sul bacino lacustre più
importante della Tuscia?” del Comitato Cittadino di Bolsena (http://osservatoriodellagodibolsena.blogspot.it/2012/10/lacune-nei-controlli-arpa-sul-bacino.html):
"Ringraziamo per la segnalazione, ma riportiamo quanto già detto dal
Commissario Carrubba in merito alla questione: "Dire che i nostri
monitoraggi sono privi di base scientifica ed inattendibili è un pò troppo. E'
mettere in discussione la professionalità dei nostri lavoratori tutti. Ed
affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla. Si
fanno e si garantiscono, con sacrifici, quelle che per legge si debbono fare.
Certo, si potrebbe fare di più, ma magari dovremmo avere le risorse per farlo.
In ogni caso ARPA LAZIO fa quel che deve fare per proteggere ambiente e
cittadini. Anche di Bolsena"”
Non si tratta dunque di una risposta concreta e argomentata alle critiche
espresse nell’articolo del Comitato Cittadino di Bolsena (per inciso condivise
durante il convegno di Montefiascone (“Il Lago di Bolsena: un ecosistema a
rischio?”) dal professor Nascetti, da Rosario Mosello, Direttore dell’Istituto
per lo Studio degli Ecosistemi di Pallanza e dal presidente dell’associazione
“Lago di Bolsena”, Piero Bruni). Invece, il Commissario Carrubba difende
globalmente l’operato dei lavoratori, che, in verità, non era messo in causa:
da una lettura attenta dell’articolo è evidente che si critica il lavoro di chi
redige e firma il rapporto annuale, e di chi imposta e organizza il lavoro dei
tecnici dipendenti (tra l’altro, lo stesso Piero Bruni ha lodato, a Montefiascone,
il lavoro dei tecnici dell’ARPA Viterbo).
Citiamo l’articolo del Comitato per quanto riguarda la determinazione del
SEL:
“Secondo la normativa applicata nel rapporto dell’ARPA, lo
stato ecologico è determinato da 4 parametri quando manifestano i valori
annuali più sfavorevoli, ossia: la trasparenza, la concentrazione
dell’ossigeno, la concentrazione della clorofilla "a" e la
concentrazione del fosforo. Le deduzioni dell’ARPA si basano su campioni presi
in aprile e in luglio, lontano dalle condizioni di “massima stratificazione”
(che si verificano in dicembre) prescritte dalla normativa per la
determinazione delle concentrazioni “più sfavorevoli” dell’ossigeno e del
fosforo.
La conseguenza di questo errore è, che il
giudizio dell’ARPA sullo stato ecologico del Lago di Bolsena (“buono”) è privo di base scientifica e, infatti,
“inattendibile”.”
È in causa il
giudizio globale, che – visto che mancano i dati in condizioni di “massima
stratificazione” – chiaramente non sarebbe dovuto essere fatto.
Citiamo, per
quanto riguarda lo stato di qualità:
“Le analisi
dell’ARPA per la determinazione dello stato chimico del Lago evidenziano
concentrazioni di atrazina e altri prodotti fitosanitari e biocidi molto
variabili con la profondità e con il tempo, in genere largamente superiori ai
limiti di legge, altre volte sotto le soglie di risoluzione delle misurazioni;
variazioni senza evidente trend sistematico. Il rapporto, riferendosi a queste
fluttuazioni inspiegabili, costata (giustamente) la necessità di ulteriori
approfondimenti.
Malgrado questi fatti, il rapporto per l’anno
2011 definisce lo stato di qualità come “buono”, dove invece, con rigore
scientifico, dovrebbe costatare che nessuna affermazione è possibile per
mancanza di dati rilevanti.”
Anche qui è
in causa il giudizio globale che non sarebbe dovuto essere fatto - visto che
mancano le necessarie informazioni sia sullo stato ecologico, sia sullo stato
chimico del Lago (che insieme determinano lo stato di qualità).
Per quanto
riguarda i giudizi sulla balneabilità, citiamo il Comitato Cittadino:
“Infine, al riguardo
dello stato igienico sanitario del Lago di Bolsena, vediamo che la balneabilità
risulta, sempre secondo il rapporto in questione, quasi dappertutto
“eccellente”: in chiara contradizione con il fatto che da ormai tre anni il
collettore circumlacuale delle acque fognarie è disastrato, che nella stagione
2011 sono stati documentati numerosi riversamenti di liquami fognari nel lago,
che da anni alcune stazioni di pompaggio del collettore erano prive di pompe e
versavano liquami sistematicamente in fossi o direttamente nel Lago, che interi
quartieri sulle sponde del Lago sono privi di sistemi di raccolta e smaltimento
di acque fognarie (p. e. Sant’Antonio a Bolsena), e che la Regione, allertata
dalla raccolta firme “Salvalago”, si è resa conto della gravità della
situazione e ha stanziato quasi 4 milioni di Euro per il risanamento del
sistema fognario.
Com’è possibile definire eccellente la balneabilità di
una spiaggia come quella di Capodimonte dove all’inizio di settembre 2011 si
sono riversate, per cinque giorni, tutte le acque fognarie del Comune? La
spiegazione sta nel fatto che l’ARPA fa troppo poche analisi dell’inquinamento
sanitario, nel tempo e nei luoghi, per tutelare a dovere i cittadini.”
Diamo ragione
al Commissario quando dice che “affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire
nulla”. Se approfondiamo la questione (nell’articolo del Comitato
Cittadino, per ragioni di spazio, manca l’argomentazione dettagliata), diventa
chiaro di quali lacune e omissioni parla il Comitato:
1) Secondo la
normativa vigente (ai sensi della Direttiva
2006/7/CE e disposizioni successive), a causa
dei ripetuti riversamenti di acque fognarie, le spiagge del Lago di Bolsena
sono da definire come “soggette a inquinamento di breve durata”. In questo
caso, sempre secondo la normativa, per giustificare il giudizio “eccellente”,
sarebbe obbligatorio che “siano adottate
misure di gestione adeguate. .. per prevenire l'esposizione dei bagnanti”. e “ ... per prevenire, ridurre o eliminare le cause
di inquinamento ...”.
Visto
l’assenza di queste misure di gestione, l’agenzia non avrebbe dovuto esprimere
il suo giudizio di eccellenza e sarebbe stata tenuta, invece di fare un solo
prelievo il mese, a monitorare e sorvegliare strettamente l’inquinamento
sanitario.
2) Se
prendiamo l’esempio di Capodimonte, un lungo tratto della spiaggia è privo di
sorveglianza igienica sanitaria, là dove la normativa prevede di ridurre la
distanza tra i punti di campionamento “opportunamente”
nelle zone ad alta densità di balneazione.
Nell’anno
2012, a quanto risulta dalle analisi pubblicate sul sito dell’ARPA, la zona
senza sorveglianza è stata estesa ancora di più – più di 2 km di spiaggia, il
tratto più frequentato di tutto il Lago, con migliaia di bagnanti, senza
sorveglianza sanitaria (in violazione delle
disposizioni del D.lgs. 116/08 art. 9: “...
Il punto di monitoraggio è fissato ... dove si prevede il maggior afflusso di
bagnanti ed il rischio più elevato di inquinamento ...”)! E non si tratta di mancanza di risorse, perché sono sorvegliati molti
altri punti molto meno critici.
3) Infine,
l’ARPA prende campioni, una volta il mese, all’imbocco di alcuni fossi – ciò
che sembrerebbe ragionevole, perché i fossi possono portare sostanze inquinanti
nel Lago. Però, non procede al campionamento quando ci sarebbe il “rischio” di costatare
un inquinamento, cioè dopo la pioggia quando i fossi asciutti d’estate portano
acqua e sostanze inquinanti – le modalità di prelievo specificano
esplicitamente che “i prelievi non
dovranno essere effettuati durante e nei due giorni successivi all’ultima
precipitazione atmosferica di rilievo ed all’ultima burrasca.” E la
protezione dei bagnanti?
Anche qui è criticato il giudizio comprensivo sulla balneabilità e l'impostazione del lavoro (la scelta dei punti e della frequenza dei controlli). Secondo noi, le critiche sono giustificate.
Riassumendo,
ci sembra che le critiche espresse dal Comitato Cittadino di Bolsena sono
giustificate in tutti i punti. Purtroppo, è assente ogni dialogo aperto e diretto tra l’ARPA e i
cittadini e gli scienziati, ogni scambio di opinione – di per se una lacuna del
lavoro scientifico dell’ARPA: ci permetterebbe di conoscere eventuali punti di
vista divergenti dell’ARPA, discuterli e anche riconoscere meglio errori nostri.
Ricordiamo che, secondo le parole del Direttore dell’Istituto per
lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pallanza, Rosario Mosello, il suo
istituto (uno dei più rinomati in Italia) intrattiene uno scambio continuo d’informazioni
con altri istituti e con le università – un esempio per tutti.