L’inverno 2023-2024 è stato particolare per il lago, con le sue temperature miti e con un sensibile riscaldamento degli strati superficiali dell’acqua a partire da gennaio e per tutto febbraio. Inoltre e più importante ancora, sono mancati i normali periodi di forti venti freddi da settentrione, che in altri anni riescono a rimescolare il volume d’acqua del lago e ad arricchirlo fino in fondo di ossigeno.
Alcuni effetti di questa situazione eccezionale sono illustrati nei grafici seguenti, elaborati a partire dai recenti monitoraggi dell’Associazione Lago di Bolsena.
Il primo grafico evidenzia che all’inizio dell’anno 2024, la
“stratificazione” – la suddivisione del lago in strati distinti e stabili con
temperature diverse - che si era formata nel corso del 2023, è rimasta intatta
- si è indebolita e spostata a una notevole profondità (a circa 60 metri), ma non
è stata interamente cancellata da un rimescolamento invernale delle acque. Inoltre,
si osserva che la nuova stratificazione dovuta al riscaldamento delle acque
superficiali nel 2024, è iniziata precocemente sovrapponendosi alla vecchia. Già
nel mese di febbraio si osserva uno strato in superficie (”epilimnio”), con una
temperatura di circa 11°C e uno spessore di circa 4,5 metri. Poco più profondo
si trova uno strato di transizione (il “metalimnio”) spesso circa 4 metri, dove
la temperatura scende rapidamente (ma comunque solo di un mezzo grado). Tra 8
metri e 50 metri poi, la temperatura continua a diminuire lentamente.
Visto l’assenza di forti venti capaci di sconvolgerlo, lo
strato superficiale riscaldato è stato di una stabilità sufficiente per ostacolare
scambi verticali di sostanze disciolte nell’acqua come ossigeno, nutrienti e
altre. Solo questo strato è pienamente rimescolato, in contatto con l’atmosfera
e quindi completamente ossigenato, le acque più profonde (“l’ipolimnio”) invece
no. Come si vede nei grafici, nell’ipolimnio, nella sua parte tra 9 metri e 60
metri, assieme alla temperatura scende lentamente anche la concentrazione di
ossigeno.
A una profondità di 60 metri si osserva il residuo della
stratificazione dell’anno 2023, che separa efficacemente la parte superiore
dell’ipolimnio da quella inferiore, nel senso che impedisce scambi verticali
nella colonna d’acqua. In tal modo, le acque a profondità più grandi, tra 60
metri e 128 metri, sono separate dalla superficie e prive della possibilità di
ossigenarsi durante l’anno.
Grafico 1: Profilo della temperatura del lago (scala verticale a
sinistra) in funzione della profondità il 19 febbraio 2024 (simboli arancioni)
e il 20 febbraio 2022 (dopo rimescolamento completo, simboli blu). Linea rossa
e linea viola: Gauss-fit alla derivata del profilo di febbraio 2024 (scala
verticale a destra).
Il secondo grafico rappresenta la distribuzione dell’ossigeno disciolto nelle acque in funzione della profondità a febbraio e ad aprile 2024, confrontata con l’andamento tipico dopo un rimescolamento completo del lago (come è successo per esempio nell’anno 2022), dove temperatura e concentrazione di sostanze disciolte sono pressoché uguali a tutte le profondità, e dove non esistono quindi barriere alla totale circolazione dell’acqua con le sue sostanze disciolte in tutto il volume del lago. Durante tutto l’inverno scorso invece, la distribuzione dell’ossigeno mostra caratteristiche tipiche del periodo di massima stratificazione, con una lenta e continua diminuzione fino alla sua completa assenza (“anossia”) sul fondo, in uno strato di acqua spesso quattro metri. Questo strato è iniziato a formarsi a luglio 2023, aumentato di spessore fino a 7 metri a fine dicembre 2023, per diminuire a 4 metri a febbraio e sparire inizio aprile. Nel nostro lago non è mai stata osservata un’anossia che perdurava così a lungo e che si dissolveva soltanto ad aprile - e questo grazie piuttosto a una ridistribuzione dell’ossigeno nell’ipolimnio profondo che a un suo rifornimento dalla superficie.
Grafico 2: Profilo della concentrazione di ossigeno disciolto in
funzione della profondità (in alto, scala a sinistra) e della concentrazione di
clorofilla-a (in basso, scala a destra), il 19 febbraio 2024 (simboli
arancioni), il 7 aprile 2024 (simboli verdi) e il 14 marzo 2022 (simboli blu)
La concentrazione del fitoplancton viene illustrata
direttamente dalla misura concomitante della clorofilla-a (grafico 2, curve in
basso).
Tuttavia, l’effetto benefico della fotosintesi durerà poco,
perché l’ossigeno disciolto nell’ipolimnio sarà consumato dai batteri che
digeriscono le spoglie del fitoplancton mentre scendono verso il fondo, e
dall’ossidazione di metaboliti reattivi come NH3 e CH4.
Da molti anni e con un’attenzione che cresce di anno in anno,
la scienza mette in luce gli effetti del cambiamento climatico sull’ecologia
dei laghi. L’inverno 2023-2024 illustra chiaramente i principali tratti della
risposta dei laghi a questo cambiamento, che sono:
·
l’accentuarsi della stratificazione, per quanto
riguarda la sua stabilità e la sua durata nell’anno, con un inizio anticipato,
·
la sovrapposizione di stratificazioni, isolando
gli strati profondi dalla superficie,
·
la diminuzione della concentrazione di ossigeno
nell’ipolimnio,
·
un’anossia sul fondolago che durerà più a lungo
nel tempo e che interesserà uno strato di acqua sempre più spesso.
Questi effetti del cambiamento climatico si aggiungeranno a
quelli dell’apporto eccessivo di nutrienti che osserviamo, anche quelli, da
molti anni, con:
·
una generale diminuzione della concentrazione di
ossigeno, soprattutto negli strati profondi,
·
la formazione di sostanze tossiche (NH3,
H2S … ) e climalteranti (CH4) nelle acque a basso
contenuto di ossigeno,
·
un ulteriore aumento del carico di fosforo (in
un ciclo a retroazione positiva), a causa della diminuzione della capacità
netta dei sedimenti di fondolago di sequestrarlo.
A lungo termine, tutti questi fenomeni e meccanismi possono
indurre cambiamenti irreversibili nell’ecologia del lago, per esempio nella
struttura delle comunità degli organismi acquatici e delle reti trofiche, con un
crescente rischio per la biodiversità e i servizi ecosistemici che ci dona il
lago.
Vogliamo citarne solo un esempio – i cambiamenti che si
profilano per l’habitat del “nostro” coregone, che predilige acque pulite, ben
ossigenate e fresche. Trova il suo habitat ottimale nelle acque del lago che, dopo
un rimescolamento invernale completo, hanno una temperatura attorno a 9°C e sono
sature di ossigeno. Con l’avanzare delle stagioni, il coregone evita le acque
riscaldate dell’epilimnio e le acque impoverite in ossigeno sul fondo, poiché inizia
a soffrire a una concentrazione inferiore a 6 mg/l: il suo spazio vitale man
mano si restringe. Oggi (inizio maggio 2024) trova condizioni ideali di
temperatura e ossigeno soltanto tra 20 metri e 60 metri di profondità, e questa
“finestra” si ridurrà ancora durante l’anno, con il rischio che il coregone in
questo spazio ristretto non possa trovare le condizioni necessarie a soddisfare
tutte le altre sue esigenze vitali.