I
riferimenti principali circa l’emissione di gas climalteranti e gas e altre
sostanze nocive sono i monitoraggi a cura dell’ARPAT ((Agenzia Regionale per la
Protezione Ambientale della Toscana) sin dal 1997, con un primo e
interessantissimo riassunto “Energia
geotermica - Impieghi, implicazioni ambientali, minimizzazione dell'impatto”
curato da Eros Bacci. Già questa opera evidenzia l’emissione dalle centrali
toscane di gas climalteranti “che
potranno portare a variazioni climatiche la cui portata è ancora oggi ignota”
[!] e calcola un fattore di emissione per l’anidride carbonica (per le centrali
di Larderello) di 380 gCO2/kWh.
Seguono
altri riassunti, tra cui il Rapporto
geotermia 2009 per il periodo dal 2002 al 2009. Una prima fondamentale pubblicazione
scientifica internazionale dedicata a questo tema è il lavoro di M.
Bravi e R. Basosi (Environmental impact of electricity from selected
geothermal power plants in Italy, Journal of Cleaner Production 66 (2014),
301-308), che analizza le emissioni di gas incondensabili contenuti nei fluidi
geotermici da quattro centrali dell’area di Monte Amiata sulla base dei
monitoraggi dell’ARPAT.
Recentemente
le nostre conoscenze sul quadro emissivo delle centrali toscane si sono
approfondite grazie ad altre pubblicazioni scientifiche: M.-L.
Parisi et al. “Life cycle assessment of atmospheric emission
profiles of the Italian geothermal power plants”, Journal of Cleaner production
234 (2019), pp. 881-894, l’articolo collegato N.
Ferrara, R. Basosi, M.L. Parisi “Data analysis of atmospheric
emission from geothermal power plants in Italy”, Data in brief 25 (2019),
104339, e ancora R.
Basosi et al. “Life Cycle Analysis of a Geothermal Power Plant:
Comparison of the Environmental Performance with Other Renewable Energy
Systems”, Sustainability 12 (2020), p. 7.
Il “best
value” per il fattore di emissione di CO2 (riferito al tutto il
ciclo di vita delle centrali) è determinato da Parisi et al., nella media
ponderata di tutte le centrali della Toscana, a 483 gCO2/kWh. Il fattore totale di gas climalteranti, includendo
le sostanziose emissioni di metano, risulta di 660 g(CO2)eq/kWh. Questi fattori di emissione
sono più alti di quelli per le centrali a combustibile fossile italiane, prese
in considerazione nella media nazionale per l’attuale mix termoelettrico.
Le
centrali della Toscana non emettono soltanto gas climalteranti in quantità
elevate, ma anche altri gas e altre sostanze nocive per la salute e per
l’ambiente (vedi tabella 1). Il loro impatto sulla salute pubblica è ben studiato dalla Regione Toscana e riassunto in una nota di Medici per l'Ambiente.
Sorprende,
in questa luce, l’affermazione
della rivista Greenreport, organo del Cosvig (Consorzio per lo sviluppo
delle Aree Geotermiche), che cita così il rapporto dell’EEA (European Environment
Agency), l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nominato Renewable
energy in europe 2019, e uscito il 16 dicembre 2019:
“L’uso di questa fonte rinnovabile permette
di tagliare le emissioni di inquinanti e di CO2 non solo nel nostro Paese ma in
tutta Europa, spiega l’Agenzia
europea dell’ambiente”. Si legge che “Dalla
geotermia arrivano dunque chiari benefici contro la crisi climatica e
l’inquinamento atmosferico …” e “…Come
mostra infatti l’Agenzia europea
dell’ambiente, al 2018 l’incremento nella produzione geotermoelettrica – ad
oggi presente esclusivamente in Toscana – ha consentito all’Italia di evitare
l’impiego di 164,09 ktoe di combustibili fossili, oltre all’emissione in atmosfera
di 0,51 Mton di CO2 e di numerosi inquinanti: 0,15 kt di NOx, 0,01 kt di PM10,
0,05 kt di SO2 e 0,04 kt di VOC. “
Questa
notizia è stata diffusa anche all’estero nel Global
Geothermal News sotto il titolo:
Italia, l’energia
geotermica salva vite (Italy: Geothermal Energy Saves Lives – Report)!
Infatti,
il rapporto
dell’EEA e il suo “dashboard”
(per la categoria della produzione di energia geotermoelettrica in Italia), ci
mostrano proprio questi dati, in completa contraddizione con i dati ambientali
rilevati dall’ARPAT e con la realtà (vedi Tabella 1).
Tabella
1: Confronto delle emissioni misurate dall’ARPAT con le emissioni secondo l’EEA
(1)
Emissioni secondo il rapporto Renewable
energy in europe 2019 dell’EEA, riferite all’anno 2018;
(2) Emissioni
calcolati dai fattori di emissione di Ferrara
et al. e con la produzione annuale lorda di energia elettrica di
tutte le centrali geotermoelettriche italiane per l’anno 2018 di 6105,4 GWh
(Dati TERNA).
sostanza
|
emissione secondo EEA (1)
|
emissioni secondo ARPAT (2)
|
CO2
|
- 0,51 Mt
|
2,95 Mt
|
CH4
|
|
43,3 kt
|
SO2
|
-0,05 kt
|
12,2 kt
|
H2S
|
|
8,2 kt
|
NH3
|
|
7,5 kt
|
CO
|
|
303 t
|
Hg
|
|
2,3 t
|
Sb
|
|
250 kg
|
As
|
|
244 kg
|
PM10
|
- 0,01
|
*
|
PM2.5
|
0
|
*
|
NOx
|
- 0,15 kt
|
*
|
VOC
|
-0,04 kt
|
&
|
Il segno
“meno” significa che la produzione di elettricità nelle centrali geotermiche
permette di evitare le emissioni che verrebbero prodotte da centrali
termoelettriche alimentate da combustibili fossili nel mix nazionale,
* dati non
disponibili. Sappiamo però che centrali geotermiche a ciclo aperto emettono
consistenti quantità di polveri sottili, sia di tipo primario che secondario, a
causa dell’ammoniaca contenuta nei fluidi rilasciati,
&
centrali geotermiche non emettono VOC (composti
organici volatili), da considerare solo emissioni VOC durante il
ciclo di vita delle centrali.
Le
associazioni ambientaliste del Lago di Bolsena, in stretta collaborazione con
la rete NOGESI,
si sono quindi rivolte agli organi europei per chiarimenti: al Centro tematico
europeo per mitigazione del cambiamento climatico ed energia (European
Topic Centre on Climate Change Mitigation and Energy (ETC / CME)),
che fa parte dell’EEA, e in parallelo, alla Commissione Europea, sia alla Direzione
Generale Clima (CLIMA) e che alla Direzione
Generale Ambiente (ENV).
Tramite
un rapido ed efficace scambio di mail abbiamo potuto constatare:
1
- L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) elabora statisticamente e pubblica nel
suo rapporto i dati raccolti dagli stati membri nei loro inventari nazionali di
emissione di gas a effetto serra (breve Gas Serra – GS) e trasmessi
ufficialmente a Eurostat. L’EEA non
controlla la fondatezza dei dati, non calcola la quantità di emissioni né
determina o controlla i fattori di emissione utilizzati; sottomette i dati
soltanto a un “quality check” che permette di rilevare errori grossolani.
2
– Prima della pubblicazione, la bozza del rapporto viene trasmessa a EIONET –
la Rete Europea di Informazione e Osservazione Ambientale che riunisce esperti
dell’EEA e degli stati membri – per consultazione, correzioni, commenti.
3
– Per l’Italia, l’organo nazionale responsabile della redazione dell’inventario
delle emissioni di Gas Serra è L’ISPRA, che lo pubblica annualmente assieme a
un report, il National Inventory Report, dove espone le metodologie di stima,
le fonti dei dati di base e dei fattori di emissione utilizzati. L’ultimo
inventario è del 2020. Contiene la serie storica dell’energia
elettrica prodotta nelle centrali geotermiche, ma non menziona le loro emissioni
di Gas Serra.
4
– È possibile che l’ISPRA utilizzi il fattore di emissione “default” indicato
dall’IPCC
(Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) che è uguale a zero. La
ragione per questa scelta dell’IPCC non è che gli esperti del cambiamento
climatico ritengono che centrali geotermiche non emettono Gas Serra, ma perché
non esiste ancora, su livello mondiale, una metodologia validata per la stima
di emissioni di Gas Serra da centrali geotermiche (probabilmente perché queste
emissioni sono estremamente variabili – nella letteratura si trovano valori da 0
g(CO2)eq/kWh fino
a 1500 g(CO2)eq/kWh - a seconda della regione dove si
trova la centrale, a seconda delle caratteristiche dell’impianto, e a seconda
chi provvede al calcolo delle emissioni).
5
– La rappresentanza italiana nell’EIONET non ha né commentato, né corretto la
bozza del rapporto EEA.
6
– L’EEA conferma che l’Italia non ha
comunicato emissioni di Gas Serra da impianti geotermoelettrici, e rileva
che dovrebbe comunicarle se possono
essere misurate.
7
– Le emissioni di GS dalle centrali italiane certamente possono essere misurate
e sono state misurate da molti anni – almeno dal 1997, fino ad oggi. Il best
value per il fattore di emissione di gas climalteranti nella media nazionale è
di 660 g(CO2)eq/kWh.
Abbiamo
tentato di avere chiarimenti dal responsabile per gli inventari di Gas Serra
dell’ISPRA, ma non abbiamo ricevuto risposta, né ai nostri quesiti, né alla
nostra richiesta di un incontro.
A questo
proposito, l’eurodeputato Ignazio Corrao (M5S) ha depositato, il 30 settembre,
una interrogazione
alla Commissione Europea, che incalza sul tema della geotermia e la
spinge a stabilire limiti di emissioni delle centrali geotermiche nell’ambito
della revisione della Direttiva 2010/75/UE; e a considerare l’ipotesi di
escludere dagli incentivi le centrali produttrici di sostanze climalteranti,
come quelle a tecnologia “flash” ad oggi attive in Toscana.
La
risposta all’enigma “perché l’Italia non inserisce nel suo inventario di Gas Serra
le emissioni delle sue centrali geotermiche?” l’abbiamo invece trovata nel
recentissimo studio commissionato dalla Commissione Europea intitolato 'Geothermal
plants' and applications' emissions: overview and analysis'
("Emissioni delle applicazioni e degli impianti geotermici: quadro
generale e analisi").
Questo
studio discute in maniera approfondita anche la scelta dell’Italia di non
includere nel suo inventario di Gas Serra le emissioni di CO2 delle
sue centrali geotermiche, perché queste emissioni (dirette e misurabili)
verrebbero compensate da una riduzione delle emissioni naturali dal suolo nelle
vicinanze delle centrali.
Nelle
nostre comunicazioni e pubblicazioni, abbiamo sempre sostenuto che questa
scelta si basa su una pura ipotesi priva di dati e argomenti scientifici.
Le conclusioni dello studio europeo (p. 186)
confermano appieno il nostro punto di vista: "For all these reasons we
concluded that in the absence of additional scientifically based data the
effect of geothermal plant operation on CO2 emissions through natural pathways
should not be taken into account in the present study." ("Tutto considerato abbiamo
concluso che, in assenza di dati scientifici supplementari, per quanto riguarda
questo studio l'effetto dell'esercizio di centrali geotermiche sulle emissioni
di CO2 attraverso vie naturali non dovrebbe essere preso in
considerazione").
Lo
studio rimarca che questa conclusione corrisponde alla posizione presa da Fridriksson et
al. (2016). In questa pubblicazione che ha lo scopo di contribuire a
indirizzare gli investimenti della World Bank nel settore delle energie
rinnovabili, Fridriksson propone di assumere ex-ante, per centrali geotermiche
con serbatoi carbonatici, un fattore di emissione di CO2 di 750
g/kWh.
Possiamo
quindi constatare che è falsa l’attribuzione all’EEA dell’affermazione circa la
geotermia elettrica: “L’uso di questa
fonte rinnovabile permette di tagliare le emissioni di inquinanti e di CO2 non
solo nel nostro Paese ma in tutta Europa, spiega l’Agenzia europea
dell’ambiente”. L’EEA non fa altro che elaborare statisticamente e
pubblicare dati trasmessi dall’Italia.
Il
problema invece è che i dati sull’emissione di GS e altri inquinanti dalle
centrali geotermoelettriche italiane trasmesse all’EEA non corrispondono alla
realtà.
Per
molti anni, le centrali geotermiche hanno ricevuto (e probabilmente
continueranno a riceverle!) agevolazioni enormi per la loro capacità di
abbattere le emissioni di Gas Serra e di combattere così il cambiamento climatico
– una capacità fittizia basata su un errore o un falso scientifico, smentito
doppiamente dall’Unione Europea. Hanno sottratto, a danno del popolo italiano e
della Terra, fondi essenziali a tecnologie rinnovabili veramente in grado di
combattere il cambiamento climatico.