Si diffondono sempre di più impianti eolici e fotovoltaici nel Viterbese a coprire e alterare migliaia di ettari di suolo agricolo. Secondo gli ultimi indizi, si progettano nuovi megaimpianti eolici anche attorno al Lago di Bolsena. Il Viterbese, terra di conquista, teatro di scontri tra indigeni privi di diritti e occupatori come una volta, nel Selvaggio West?
Dobbiamo parlare di “Suicidio ambientale” – questa la posizione di Mibact, di sindaci e ambientalisti – oppure di “necessità di energia”, la posizione della Regione Lazio? Necessità assoluta o speculazione energetica? Come orientarci?
Partiamo dalla premessa di cui non si discute: gli impianti di produzione di energia rinnovabile sono necessari per combattere il cambiamento climatico, il quale è una delle minacce principali per l’equilibrio del pianeta e per l’umanità (vedi il recentissimo Emissions Gap Report dell'UNEP).
Ne consegue
che ognuno che invita a riflessione e discussione, ogni persona che si oppone alla costruzione di tali impianti, è
irresponsabile, ottusa o semplicemente NIMBY?
Non è proprio così, considerando che:
- le minacce principali per il pianeta e l’umanità sono due, interconnesse: la distruzione degli ecosistemi e delle loro risorse, e il cambiamento climatico (in questo ordine). Favorire a priori la distruzione dell’ambiente per ridurre l’effetto serra è un nonsenso;
- il cambiamento climatico si combatte in molti modi diversi. Solo nel caso di un’emergenza assoluta, qualora non vi fossero alternative alla realizzazione di un dato impianto, sarebbe lecito farlo, persino ai danni dell’ambiente o di persone. Una tale urgenza non esiste.
Occorre
quindi valutare i pro e i contro di ogni soluzione per ridurre l’effetto serra
e favorire soluzioni con minore impatto ambientale.
Non basta la
convenienza economica per giustificare la realizzazione di un dato impianto di
energia rinnovabile, se nel bilancio non si tiene conto dei danni che provoca e
delle ricadute anche economiche di questi danni. Lo afferma anche la normativa:
“Il costo economico delle misure ... alternative non può essere l’unico fattore determinante nella scelta delle
soluzioni” (e, non dimentichiamo, che dare un “prezzo” al degrado
dell’ambiente, alla distruzione della bellezza, alla compromissione della
salute è un’operazione delicata e in ogni caso molto riduttiva).
Per illustrare tutto ciò, prendiamo un
esempio pratico e attuale: il progetto del Parco Eolico di Tuscania.
Prevede 16 aerogeneratori ognuno da 5.625 MWp per complessivi 90 MWp,
da installare nel comune di Tuscania. Impianti di servizio e stazioni di
transito e di utenza si trovano anche nel comune di Arlena di Castro, alcune
turbine sono a poca distanza del territorio dei comuni di Tessennano e Canino.
Gli
aerogeneratori hanno le seguenti dimensioni: Diametro pale:
170m, raggio pale: 85m, altezza al mozzo: 165m, altezza complessiva: 250m.
Vedi qui una pianta del progetto con indicazione di impianti limitrofi già esistenti.
Proponente è
la società "WPD San Giuliano S.r.l." con sede in Roma. La società
madre è la multinazionale WPD AG con sede a Brema (Germania), attiva da anni e in tutto il
mondo nell’eolico (on- e off-shore) e nel solare. Il progetto è in fase di
Valutazione di Impatto Ambientale al MATTM dal 01/05/2020. Qui la documentazione.
Il progetto
presenta importanti criticità ambientali e paesaggistiche e difetti nella
progettazione rilevati nelle osservazioni di privati, enti pubblici e
associazioni del territorio (vedi per esempio qui e la documentazione citata sopra).
Tra le criticità si annoverano il contrasto con la pianificazione energetica
della Regione Lazio, l’impatto paesaggistico e ambientale, la carenza e la superficialità
dello Studio Faunistico, la violazione delle disposizioni della Direttiva
Habitat (omissione della VINCA) e l’assenza di proposte alternative.
Davvero non
ci sono alternative alla realizzazione di questo progetto, opzioni meno
impattanti?
Sì che ce ne sono, e diverse. Elenchiamone alcune che sono, nota bene, tra le proposte principali del nuovo Piano Energetico Regionale (“PER”, in fase di approvazione) del Lazio:
- il risparmio energetico e misure per rendere efficiente l’uso dell’energia;
- il ricorso al minieolico (< 50 kW, altezza < 50m) in aree già degradate da attività antropiche e la diffusione del “micro-eolico” (< 1 kW);
- la costruzione diffusa di impianti fotovoltaici sui tetti e in aree degradate. Il nuovo PER non prevede più grandi impianti eolici e fotovoltaici su terraferma, salvo in aree già degradate da attività antropiche;
- il ricorso all’eolico nel mare (“offshore”).
Le scelte
della WPD - di proporre un Parco Eolico, e di collocarlo a Tuscania – non sono
dunque dettate da una necessità ecologica, i motivi sono altri. Il primo ne è
che la WPD è specializzata in progetti di grandi dimensioni e non è interessata
a realizzare piccoli impianti diffusi o singoli progetti di ottimizzazione
energetica. Il secondo motivo è che la WPD, anche se è esperta in impianti
offshore e li realizza in tutto il mondo, favorisce l’impianto eolico onshore
di Tuscania perché in fin dei conti è economicamente vantaggioso.
La questione
non è, quindi, se siamo pro o contro le energie rinnovabili, ma piuttosto:
accettiamo che si dia la priorità al profitto di una impresa ai danni del bene
comune?
La Regione
Lazio sembra scissa: gli uffici preposti alle autorizzazioni ambientali sostengono
con generosità i megaimpianti, mentre il Piano Energetico della stessa Regione
non li prevede più!
Tre delle
associazioni ambientaliste nazionali – Greenpeace, Legambiente e Wwf – favoriscono invece la soluzione
della WPD senza neanche menzionare o discutere alternative. Italia Nostra prende una chiara e
circonstanziata posizione contro il megaimpianto.
Le tre
associazioni invocano la svolta energetica, chiedono di chiudere rapidamente le
centrali di Civitavecchia (di una potenza complessiva di 2GW) – e hanno ragione.
Per riuscirci però, non basta un altro parco megaeolico su terra (ce ne vorrebbero 40! e
dove li mettiamo?), o una centrale geotermica di tipo Castel Giorgio (ce ne
vorrebbero 400! e chi le vuole?).
Ci vuole una
progettazione energetica chiara e coerente, e un respiro e una visione più
ampi – tutto questo lo propone il Piano Energetico Regionale: seguiamo i suoi
indirizzi.