venerdì 26 giugno 2020

Qualcosa è andato storto ad Agnano

Durante le trivellazioni per un progetto geotermico nella parte settentrionale della piana di Agnano (Comune di Pozzuoli) nei Campi Flegrei, è avvenuta un’eruzione di gas dal sottosuolo che non è stato possibile controllare. La mattina del 10 giugno, due giorni dopo l’avvio dei lavori, il cantiere è stato fermato su ordinanza del sindaco di Pozzuoli, che ha chiesto all'assessore regionale alle attività produttive e alla ricerca scientifica, Antonio Marchiello, di revocare anche l'autorizzazione della Regione Campania per l’opera.



La nuova fumarola antropogena raggiunge un’altezza di fino a 50 metri e rilascia grandi quantità di fluido geotermico – di solito si tratta di anidride carbonica, vapore d’acqua, acido solfidrico, anidride solforosa, metano, ammoniaca misto a polveri sottili e tracce di sostanze velenose: “Anidride carbonica e gas atmosferici” secondo il frugale comunicato del Osservatorio Vesuviano.
La trivellazione segnava l’avvio del progetto “GeoGrid - Tecnologie e sistemi innovativi per l’utilizzo sostenibile dell’energia geotermica” della società capofila GRADED, che fa parte del SMART POWER SYSTEM. GeoGrid ha come obiettivo “lo sviluppo di tecnologie e sistemi innovativi per l’uso sostenibile della risorsa geotermica ad alta, media e bassa entalpia con impianti ad elevata efficienza energetica e ridotto impatto ambientale”. Al progetto, a cui partecipano come “soggetti beneficiari” varie università, il CNR e l’INGV, viene concesso per Decreto Direzionale un contributo di circa 3,6 milioni di Euro.
Diventa subito evidente il problema ricorrente di tali progetti, la presenza di conflitti d’interesse: l’INGV come soggetto beneficiario, da una parte, e dall’altra come ente preposto al controllo (anche tramite l’Osservatorio Vesuviano), alla sorveglianza e alla valutazione dei rischi del progetto. Le università come beneficiari, e anche come garanti per la qualità del progetto e delle opere.
Dopo l’iniziale stupore circa l’accaduto e l’assenza di informazioni sul progetto, la cittadinanza sostenuta dalla consigliera regionale (M5S) Marì Muscarà e da Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell'INGV, si è attivata, e l’assessore Marchiello ha fornito alcuni chiarimenti:
- ad aprile, la Regione ha autorizzato la società Graded alla perforazione di un pozzo profondo 180 m al solo scopo di ricerca dietro il parere dell’Esperto Prof. Daniele Fiaschi, nominato con D.D. n. 47 del 13.02.2018 (non accessibile online) per la determinazione del livello di qualità dei proponenti e della proposta progettuale, un esperto che doveva valutare anche gli impatti attesi del progetto;
- dopo l’accaduto, la Regione ha sospeso questa autorizzazione e ha chiesto l’intervento della protezione civile nazionale;
- lunedì 22 giugno, si è riunita la Commissione Grandi Rischi per esaminare una relazione dell’Osservatorio Vesuviano per valutare i rischi e per decidere quali azioni sono da intraprendere.

Rimangono ancora senza risposta molte questioni importanti, tra cui:
- perché il progetto non è stato sottoposto a una vera e propria valutazione sia del suo impatto sull’ambiente che dei rischi connessi, considerando che in questa zona ogni alterazione degli equilibri nei sistemi idrogeologico e idrotermale comporta rischi sismici e vulcanici?
- quali impatti del progetto ha considerato e valutato l’Esperto?
- che cosa prevede esattamente il progetto e perché non è pubblicato sui siti della Regione?
- perché la popolazione e il comune di Pozzuoli, che già nel 2015 aveva deliberato la sua avversità a progetti geotermici, non sono stati ufficialmente informati del progetto?
- le università, il CNR e l’INGV, che sono i referenti scientifici del progetto, hanno svolto il loro ruolo che sarebbe di garantire il massimo livello scientifico e tecnologico delle opere?
- perché non si esprimono sull’accaduto né la società proponente, né i soggetti beneficiari” [1]?
- le procure stanno indagando sull’accaduto?
- perché le analisi e la relazione dell’Osservatorio Vesuviano non sono state pubblicate?
Fare geotermia nei Campi Flegrei è un’impresa pericolosa. È un’area ad alto rischio vulcanico nonché sismico – una caldera attiva in quiescenza apparente, costituita da numerosi crateri ed edifici vulcanici. È una “zona rossa” dove l’evacuazione preventiva è, in caso di ripresa eruttiva, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione. Un’area in ebollizione, con fumarole, sorgenti di acqua termale calda, pozzi di fango bollente e un spettacolare movimento di livello del suolo, il bradisismo, con velocità che negli anni passati hanno raggiunto anche valori di un metro all’anno.

Carta della zona rossa dei Campi Flegrei e delle sue evidenze vulcaniche. Nel cerchio rosso la caldera di Agnano, formatasi solo 4100 anni fa
Nei Campi Flegrei, le imprese geotermiche sono attirate dalla risorsa idrotermale ad alta temperatura che si trova eccezionalmente vicino alla superficie, riscaldata dal magma nel suo serbatoio con tetto a soli 4 km e in recente risalita. Già nel 2015, la Geoelectric srl aveva presentato il progetto “per la realizzazione di un impianto geotermico pilota nell’area del Permesso di Ricerca ‘Scarfoglio’”, che prevedeva, nella località Agnano, la realizzazione di 5 pozzi di profondità tra 900 e 1000 metri per l’estrazione del fluido a circa 150 °C e la sua reiniezione, e la costruzione di una centrale binaria a ciclo chiuso (vedi qui per la documentazione).
Nel luglio 2015 sul progetto il consiglio comunale di Pozzuoli ha dato parere negativo - in base al principio di precauzione a tutela della pubblica incolumità, e perché il modello idrogeologico e geotermico, come definito dal progetto, non garantiva una valutazione attendibile dei possibili effetti.
Nel 2017 arrivò il No definitivo della commissione tecnica di verifica per l’impatto ambientale del MISE, motivato dall’incapacità del proponente di presentare la documentazione d’integrazione richiesta. La Regione Campania aveva espresso parere negativo: “… l’impianto, nel contesto ambientale, antropico, e socio-economico che caratterizza i Campi Flegrei determina rilevanti impatti negativi, in termini di sismicità indotta/innescabile anche di tipo bradisismico, con conseguenti danni a beni e persone non mitigabili in alcun modo sul sistema socio-economico …” (BURC del 9 ottobre 2017). Determinante per la bocciatura sono state le obiezioni e osservazioni avanzate da Giuseppe Mastrolorenzo; in merito era stato richiesto anche un parere ufficiale dell’INGV sui rischi del progetto.
Nel contempo, un progetto analogo a Serrara Fontana (isola di Ischia) fu bocciato sulla base di analoghe osservazioni presentate da Mastrolorenzo e da altri soggetti, quale la Regione Campania.
E adesso, nonostante tutti questi pareri fondati e definitivi, viene avviato quasi clandestinamente un nuovo progetto geotermico, a dimostrazione del fatto che le imprese geotermiche non sono pronte ad abbandonare un business lucrativo. Il progetto è presentato nel linguaggio della green economy in consonanza totale con un recente discorso del ministro Patuanelli. In contrasto con questa veste lucente però si trova il livello scientifico e tecnico delle opere, a partire dal macchinario vetusto (del pozzaiolo di Pozzuoli?) e dei operai sul cantiere improvvisato, che ignari di tutto pericolo lavoravano senza protezione e prive di attrezzature per monitorare eventuali fuoriuscite di fluido o gas.

Il colmo è che GeoGrid, secondo un post del consigliere regionale dei Verdi Borrelli, non era autorizzata a realizzare interventi di trivellazione e geyser, pericolosissimi per una zona sismica e densamente abitata come quella di Agnano. Per tali interventi non sarebbe mai stato presentato alcun incartamento né stata fatta una conferenza dei servizi.
Quali sono i paralleli con i progetti geotermici attorno al Lago di Bolsena? Che cosa ci può insegnare l’esperienza campana?
Paralleli sono, prima di tutto, il disprezzo delle imprese e della lobby geotermica per la popolazione e per l’ambiente, e la loro scorrettezza. La superficialità scientifica delle valutazioni d’impatto e la prontezza di istituti di ricerca e università ad adattare i loro pareri ai bisogni delle imprese. Poi, il fatto che i sistemi geotermici in contesti complessi sono imprevedibili: che la nostro conoscenza attuale di questi sistemi è completamente insufficiente per descrivere il loro comportamento e quindi per prevedere (o addirittura escludere) i rischi.
Il disastro di Pozzuoli dimostra come anche una piccola perforazione a profondità molto modesta, e con consulenze scientifiche di università e centri di ricerca può fare brutte sorprese e creare un'emergenza di difficile soluzione che richiede l'intervento di urgenza della Protezione Civile Nazionale e della Commissione Grandi Rischi.
Importante è l’esempio che dà il sindaco di Pozzuoli: mosso dalla preoccupazione per la sicurezza della popolazione, nella sua veste di rappresentante locale della protezione civile applica il principio di precauzione e chiude un cantiere geotermico prendendo su di sé il rischio di richieste di risarcimento dalla parte delle imprese proponenti.
Nello stesso modo si sono mossi recentemente i 30 sindaci riuniti nel "Comitato Geotermia" intorno al Lago di Bolsena.
Importante anche l'esperienza, comune a Pozzuoli e al Lago, che una cittadinanza attiva e informata è capace ad opporsi con successo a progetti industriali speculativi e pericolosi, fossero anche sostenuti dalla potente lobby geotermica.


C’è un'altra corrispondenza: durante la perforazione del primo pozzo che l’ENEL nel 1973 trivellò sull’Altopiano dell’Alfina, quando la perforazione raggiunse una cappa di CO2 (vedi la pubblicazione) alla profondità di 663 m, è avvenuto un “blow-out” – l’eruzione del pozzo. Fino alla sua chiusura qualche giorno dopo, sono fuoriusciti 300 tonnellate di fluido geotermico all’ora, inquinando la zona circonstante, per fortuna disabitata. Un’illustrazione presa da questa pubblicazione mostra anche che chiudere la perforazione può essere delicato e difficile: a causa dell’innalzamento della pressione nel pozzo che spinge il fluido geotermico a trovare vie alternative d’uscita nelle vicinanze. Fattori aggravanti nel caso attuale di Agnano sono l’estrema friabilità del sottosuolo, il fatto che la parte superiore del pozzo non è stata ancora rivestita e l’elevata densità abitativa della zona.




[1] Il 24 giugno il presidente dell’INGV ha affermato che “… il progetto di perforazione è stato realizzato all’insaputa dell’attuale amministrazione dell’INGV. Il Progetto Geogrid fu lanciato all’inizio del 2016 dalla precedente amministrazione dell’ente e la costituzione della successiva ATS è stata realizzata senza he all’INGV fosse consegnato l’allegato tecnico che prevedeva la perforazione stessa. Non appena venuti a conoscenza dell’operato di Graded e della fuga di gas, il sottoscritto ha invitato tutti gli attori coinvolti a far chiudere minerariamente subito il pozzo al fine di fermare l’emissione della fumarola.” In seguito a questa chiara presa di posizione, il sindaco di Pozzuoli ha firmato un’ordinanza dove chiede l’eliminazione della situazione di pericolo del sito della perforazione geotermica nell’area di via Antiniana, in località Agnano-Pisciarelli, e la messa in sicurezza dei luoghi.