sabato 27 luglio 2013

SOS Geotermia


Negli ultimi mesi si è intensificata la lotta contro i molteplici progetti di sfruttamento geotermico nell’Alto Lazio e nelle zone attigue dell’Umbria e della Toscana, grazie agli apporti energici del Comitato SOS Geotermia, del Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio e del Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina. Si profila una lotta comune e coordinata di comitati e associazioni ambientaliste dell’intera zona (tra cui il “leader storico” della lotta contro la geotermia selvaggia, l’associazione Lago di Bolsena), con l’intenzione di coinvolgere tutte le amministrazioni comunali (una ventina nel Lazio) il cui territorio è interessato dalle richieste di esplorazioni geotermiche.
Lo scorso 7 luglio, un documento condiviso dai sindaci di Orvieto, Castel Viscardo, Castel Giorgio, Allerona, Acquapendente e Montefiascone è stato consegnato al ministro dell’ambiente Andrea Orlando, e si prospetta che tutti i comuni coinvolti aderiscano alla richiesta di uno stop allo sfruttamento della geotermia. È iniziata una raccolta di firme in sostegno di una petizione popolare che chiede “di porre come priorità la salvaguardia della salute delle popolazioni e la tutela dell’integrità del territorio e delle sue preziose risorse naturali, e quindi di impedire il rilascio di permessi di sfruttamento delle risorse geotermiche”.



Altopiano dell'Alfina
 
In questo momento l’attenzione si concentra su due impianti “pilota” ubicati rispettivamente  nella Regione Lazio  e nella Regione Umbria denominati “Castel Giorgio - Torre Alfina” e proposti dall’ITW LKW Geotermia Italia S.p.a. Tra le finalità del decreto legislativo 28/2011, di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, è “la sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni nulle”. Tali impianti godono di importanti agevolazioni amministrative poiché l’approvazione e la gestione dei programmi relativi alla sperimentazione di impianti pilota geotermoelettrici sono “di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente, d’intesa con la Regione interessata” – non è quindi previsto il coinvolgimento dei comuni nei processi decisionali.

In parallelo alla raccolta firme e ad una campagna di sensibilizzazione, i comitati cittadini conducono un’azione giuridica con un esposto per conflitti d’interesse nei confronti del prof. Franco Barberi e dell’ing. Guido Monteforte Specchi. Barberi (già sottosegretario alla Protezione civile e condannato in primo grado a 6 anni di reclusione e risarcimento fino a 450mila euro per le vittime del terremoto dell’Aquila) è project supervisor della Itw Lkw e allo stesso tempo membro della Commissione Cirm che il 13 marzo 2012 ha dato “parere favorevole” al progetto “Castel Giorgio – Torre Alfina”. Monteforte Specchi invece, pur operando per la realizzazione del progetto, è presidente della commissione che verifica l’impatto ambientale.

I rischi maggiori dello sfruttamento geotermico nelle nostre zone, anche in impianti “con emissioni nulle”, sono collegati alla complessa struttura geologica del sottosuolo, mal conosciuta nei dettagli, e alla possibile esistenza di cappe di gas a pressione nei serbatoi geotermici.

Un rischio principale è l’inquinamento della falda acquifera superficiale. I bacini acquiferi potabili, sia sotterranei come quello dell’Alfina, sia in parte affioranti come nel caso del Lago di Bolsena, sono già ora in precario equilibrio per la loro consistenza e la salubrità delle acque. Sotto la falda acquifera si trova uno strato di rocce sostanzialmente impermeabili dello spessore di oltre 1000 metri, e sotto ancora una falda contenente acqua caldissima (la falda geotermica), che contiene inquinanti pericolosi quali arsenico, anidride solforosa, anidride carbonica e altro. Per ottenere energia elettrica con la nuova tecnologia, s’invia l’acqua della falda geotermica, fornita dai pozzi di produzione, a degli scambiatori di calore in cui un fluido a circuito chiuso aziona le turbine elettriche. L’acqua geotermica, raffreddata attraversando lo scambiatore è quindi reiniettata integralmente nella falda geotermica attraverso dei pozzi ubicati a qualche chilometro di distanza, senza emissione di gas maleodoranti.

Schema di un impianto geotermico simile a quello proposto nell'Alfina
 
Il rischio d’inquinamento della falda potabile nasce dal fatto che lo strato di terreni che separa le due falde acquifere non è del tutto impermeabile perché la tettonica dell’Era terziaria e le trascorse attività vulcaniche vi hanno provocato innumerevoli fratture, difficilmente individuabili, che potenzialmente consentono flussi di acqua ascendenti e discendenti. L’attuale equilibrio tra le due falde verrebbe turbato dai pozzi geotermici, quelli d’iniezione che creano una sovrapressione, e quelli di estrazione che provocano una depressione, con la possibile attivazione di flussi di scambio tra i due serbatoi. Una possibile conseguenza è l’inquinamento ulteriore dell’acqua potabile con arsenico.

Un altro rischio importante deriva dalla particolare precarietà e sensibilità sismica del sottosuolo fratturato. Ogni intervento meccanico, come una perforazione, ogni iniezione di liquidi a pressione, e ogni fuoruscita di liquidi o gas a pressione, provoca uno stress meccanico che può causare fenomeni sismici anche di notevole intensità (e si tratta solo di uno dei meccanismi sismogeni possibili). Un esempio recentissimo è il terremoto (oppure lo “sciame sismico”) scatenato il 20 luglio da lavori legati alla perforazione geotermica a Sittertobel, nei pressi di San Gallo in Svizzera; le autorità hanno subito ordinato la sospensione delle attività. Nel 2006 a Basilea, un progetto simile è stato abbandonato dopo l'erompere insistente di fenomeni sismici. Più grande è la sensibilità sismica di una zona, più grande è il rischio: come dimostrano i disastrosi terremoti avvenuti a Castel Giorgio e Tuscania (di magnitudo prossima a 5), questa sensibilità è elevata nel nostro territorio, mentre nella zona di San Gallo è bassa. Secondo Ernst Huenges, responsabile del progetto di ricerca europeo “Geiser”(che studia metodi per mitigare la sismicità indotta), terremoti indotti possono raggiungere intensità comparabili a quelli di eventi sismici naturali tipici della zona.

Questi terremoti possono causare danni a strutture private e pubbliche. Come ci insegna l‘esperienza, anche in paesi con una coscienza civica sviluppata come la Germania e la Svizzera, i danni provocati sono di regola a carico dei privati o dei comuni, e non delle aziende o delle amministrazioni che hanno rilasciato i permessi, perché è quasi impossibile dimostrare con certezza il nesso causale tra sfruttamento geotermico e sisma.

Un ulteriore problema e legato all’incentivazione generosa delle energie rinnovabili nell’ambito della “Green Economy” che, in assenza di una programmazione energetica nazionale e regionale e di efficaci meccanismi di tutela, favorisce attività speculative dannose per l’ambiente e la salute dei cittadini – invitiamo all’approfondimento con il romanzo-inchiesta “Io carne cruda. La green economy tra sogno e incubo” di Daniele Camilli e Elena Hagi. Il Lago di Bolsena è sotto tutela dell’Unione Europea come SIC-ZPS, e la relativa normativa stabilisce che qualsiasi progetto o intervento volto ad avere incidenza significativa sul sito considerato, deve essere oggetto di Valutazione di Incidenza sull’ecosistema lacustre. Tale valutazione deve essere fatta non separatamente per ogni singolo pozzo ma sul complessivo piano di intervento.

Tutto ciò è stato esposto non per negare l’importanza delle energie rinnovabili - che al contrario costituiscono, dopo la riduzione degli sprechi di energia e l’aumento dell’efficacia energetica, il terzo passo essenziale verso una gestione sostenibile delle risorse energetiche –, ma nella convinzione che l’introduzione delle energie sostenibili con delle modalità insostenibili, senza rispetto per l’ambiente e il cittadino, è un nonsenso.

venerdì 19 luglio 2013

Goletta dei Laghi 2013

Pubblichiamo il riassunto delle analisi della Goletta dei Laghi di Legambiente 2013 per il Lago di Bolsena (campionamenti del 5 luglio):

 

Comune
Punto
 
Giudizio

Bolsena
Foce del Fosso del cimitero
 Entro i limiti di legge
Montefiascone
Foce torrente nei pressi del parco giochi
Inquinato
Marta
spiaggia presso via Cava
 Entro i limiti di legge
Capodimonte
spiaggia in via Regina Margherita (tra via dei Pini e via degli Eucaliptus)
Inquinato
San Lorenzo Nuovo
Canale in località Prati Renari
 Entro i limiti di legge




 
 
 
Il giudizio di Legambiente viene dato in base ai risultati ottenuti dalle analisi microbiologiche: sono presi come riferimento i valori limite per la balneazione indicati dal Decreto Legislativo del 31 marzo 2010 nell’allegato A. Il giudizio “inquinato” significa una concentrazione di Enterococchi intestinali tra 500 e 1000 ufc/100 ml, e/o una concentrazione di Escherichia Coli tra 1000 e 2000 ufc/100 ml.
Secondo le parole di Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, l’obiettivo della Goletta dei Laghi è di individuare le criticità dei bacini lacustri e di “avviare un costruttivo confronto con le amministrazioni e gli enti preposti” per risolvere queste criticità.
Le analisi di Legambiente, benché puntuali e non esaustive, rivelano ancora una volta l’insufficienza della sorveglianza igienico-sanitaria svolta dall’ARPA Lazio, che trova balneabilità “eccellente” in quasi tutto il Lago. Abbiamo più volte illustrato e commentato questa insufficienza (in agosto, ottobre e dicembre 2012); il miglior riassunto è sempre quello del “Rapporto sullo stato di salute del Lago di Bolsena” dell’associazione “La Porticella”. Citiamo due punti essenziali:
- L’ARPA Lazio fa le analisi soltanto una volta il mese – procedura prevista dalla legge nel caso di assenza del rischio di ”inquinamenti di breve durata”, quindi nell’ipotesi di una situazione stabile, statica della qualità delle acque. Ipotesi non valida per il nostro Lago, con un collettore fognario disastrato e numerose fonti d’inquinamento attive (a parte altre criticità ancora);
- il numero dei punti di campionamento è insufficiente. L’esempio più eclatante è quello di Capodimonte: tutta la spiaggia (la più frequentata del Lago), dal porto al ristorante Pepenero, è senza sorveglianza sanitaria.
Così non sorprende che l’ARPA, inizio settembre 2011, poteva definire “eccellente” la balneabilità di questa spiaggia, dove per cinque giorni tutte le acque reflue di Capodimonte si erano riversate nel Lago. È proprio qui, nel mezzo di questa vasta zona, che Legambiente trova adesso “inquinate” le acque.
Le lacune nei controlli sono state segnalate più volte a Comuni, Arpa e Regione: nessuna risposta. Poiché la parola dell’ARPA per definizione “è legge”, ognuno che mette in dubbio il suo giudizio (gli “allarmisti”, i “terroristi ambientali”) rischia la denuncia – come avvenne l’anno scorso per la Goletta dei Laghi a Marta.
Si osserva una “solidarietà” implicita ed esplicita tra organi di controllo e istituzioni preposte alla tutela della salute della popolazione e dell'ambiente, atta a sopprimere ogni fatto considerato scomodo e dannoso all’immagine (turistica) del Lago di Bolsena (Saviano e Camilli sanno dare un nome a questo meccanismo). All'azione coerente che consiste nell'intervenire per salvaguardare la salute del Lago e dei bagnanti, si sostituisce la finzione. Invece di eliminare le fonti d'inquinamento e di ripristinare il collettore, i sindaci dichiarano che abbiamo il lago più pulito dell’Italia (o dell’Europa, a scelta) e l’ARPA ci regala il giudizio “eccellente”; certo che neanche la Regione capisce più perché dovrebbe sprecare fondi per risanare una situazione così esemplare.
Purtroppo la popolazione e il turista non si fanno ingannare facilmente: il cittadino, che tocca la sporcizia con le mani, per ora soltanto brontola; il turista va altrove, allertato da diversi articoli apparsi in giornali all’estero: uno di loro dà al nostro lago l’appellativo esplicito di “Scheisssee” – lago di merda.

domenica 7 luglio 2013

Appello all'Unione Europea


Il primo luglio 2013, l’azione Salvalago, attraverso l’associazione capofila “Lago di Bolsena”, si è rivolta all’Assessore Regionale Fabio Refrigeri con la richiesta di confermare l’impegno relativo al finanziamento del ripristino del collettore circumlacuale, preso dalla giunta regionale precedente. La richiesta è accompagnata da una dettagliata relazione sulle criticità ambientali del Lago di Bolsena; è stata indirizzata per conoscenza anche alla commissione per l’ambiente dell'UE. Riportiamo qui sotto la lettera e un riassunto della relazione completa (disponibile su richiesta).
Per quanto riguarda lo stato attuale del collettore, globalmente è funzionante. Da riferire il guasto della pompa dei Felceti (Valentano), uno scarico abusivo di un quartiere residenziale a Gradoli scoperto recentemente, l’assenza delle pompe nella stazione San Lorenzo, l’ostruzione del tubo a Grotte di Castro, e una perdita dal tubo principale che collega Bolsena a Montefiascone - con conseguenti sversamenti dei liquami in fossi e campi. Il depuratore di Marta è sostanzialmente privo di funzionalità e riversa i liquami nel fiume Marta.


Lettera all’assessore:

Egr. Assessore,
non avendo avuto occasione di avere informazioni dirette, abbiamo ricostruito la situazione del lago di Bolsena al meglio delle nostre possibilità. Ci risulta che entro il mese di luglio dovrebbe essere approvato il bilancio regionale nel quale sarebbe incluso il finanziamento necessario per ripristinare del disastrato collettore fognario del lago di Bolsena.
Nella qualità di capofila di numerose associazioni ambientaliste che hanno raccolto 13000 firme a sostegno del ripristino funzionale del collettore sosteniamo calorosamente tale finanziamento, la cui effettiva realizzazione dipende in primo luogo dall’inserimento nel bilancio del 2013 della somma di due milioni di euro. A riprova che la nostra rappresentatività è legittima, inviamo a parte le fotocopie delle firme della petizione i cui originali sono stati consegnati alla precedente Giunta.
A parte l’appassionato sostegno della cittadinanza vorremmo evidenziare che la Comunità Europea è il vero tutore del nostro lago. Anzitutto lo ha inserito fra i Siti d’Interesso Comunitario e Zona di Protezione Speciale, con l’obbligo di Valutazione d’Incidenza per qualsiasi intervento, poi ha finanziato lo studio di un Piano di Gestione, approvato dalla Provincia (non ancora dalla Regione). Ha stabilito che i laghi che nel 2008 erano in uno stato qualitativo (SEL) “sufficiente” dovranno passare allo stato “buono” entro il 2015, altrimenti saranno applicate penalità. Ha emanato norme che impongono la depurazione dei reflui prima di essere immessi nelle acqua superficiali, che invece, nel caso del nostro lago, sono scaricati nel fiume emissario senza depurazione. Anche per il contenuto di arsenico la Comunità Europea ha emanato adeguate normative e previsto penalità.
In questo quadro il ripristino del collettore fognario e del depuratore sono di fondamentale importanza. Se il finanziamento non verrà approvato ci giochiamo il lago e la reputazione con la Comunità Europea. E’ vero che la Regione Lazio attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche, ma se fosse data la priorità a progetti infrastrutturali, di minore urgenza, anche se sicuramente importanti, sarebbe poi difficile trovare scusanti per giustificare il deterioramento qualitativo del lago.
Contiamo sulla Sua dimostrata lungimiranza e con stima La ringraziamo.
Piero Bruni
Presidente

Riassunto della RELAZIONE SUL LAGO DI BOLSENA

Alla fine dell’anno 2012 la giunta Regionale di destra, che aveva a Presidente Renata Polverini si è dimessa ed una nuova giunta di sinistra con Presidente Nicola Zingaretti è stata eletta ed ha quindi operato solo da pochi mesi.
Con la presente relazione la nostra Associazione si propone di presentare alla nuova Giunta ed ai cittadini un quadro della situazione del nostro lago, sulla base di informazioni raccolte da noi ambientalisti.
Nel bacino lacustre stanno purtroppo accadendo numerosi fatti negativi che possono compromettere il suo delicato ecosistema: l’inquinamento causato dal disastrato stato del collettore fognario circumlacuale; l’elevato contenuto di arsenico nelle rete idropotabile; la carente gestione del livello, la costruzione di un nuovo grande porto turistico a Marta e il programmato sfruttamento geotermico.

Collettore fognario circumlacuale
Il collettore è un lungo tubo che circonda due terzi del lago, attivato da una ventina di stazioni di pompaggio in successione che inviano i liquami ad un depuratore ubicato sul fiume emissario. Quando una stazione si guasta, quelle a monte seguitano ad inviare liquami che finiscono nel serbatoio di accumulo che dopo qualche minuto si riempie. Se la squadra di soccorso interviene dopo ore o giorni, i liquami finiscono nel lago attraverso lo scarico di “troppo pieno”.
Con il passare degli anni l’impianto è andato in rovina. In alcune stazioni dove erano in funzione quattro pompe ne è rimasta una che gira in continuazione, il sistema di teleallarme non funziona, mancano ricambi. ecc. In queste condizioni gli sversamenti nel lago sono frequenti.
Gli sversamenti provocano il degrado della qualità dell’acqua del lgo e danneggiano il turismo che è l’unica risorsa economica locale. La concentrazione di fosforo, attribuibile allo scarico di liquami urbani ed ai dilavamenti agricoli, è aumentata del 60% in cinque anni. Anche il depuratore è  disastrato ed i liquami finiscono nell’emissario senza essere  depurati a sufficienza.
Nell’agosto del 2011 diverse Associazioni ambientaliste con la nostra a capofila organizzarono la petizione Salvalago che rapidamente raccolse 13.000 firme, La petizione venne consegnata al Governatore Polverini che inserì nel bilancio 2012  la somma di 2 milioni di euro e 1,5 in quella del 2013, ma niente è stato fatto.
 Sembra che la nuova Giunta sia disposta a finanziare di 2 milioni di euro per ripristinate il collettore, ma per sapere se questo avverrà effettivamente occorre attendere il bilancio regionale 2013 che dovrebbe essere concluso e approvato entro la fine di Luglio.
Tale finanziamento dovrà essere integrato da altri 1,5 milioni di euro nel 2014 per ripristinare il depuratore sull’emissario. Infine occorre che l’anello fognario venga completato nella parte mancante.

Arsenico
Nella rete dell’acqua potabile della provincia di Viterbo, sono presenti sostanze cancerogene quali l’arsenico ed i fluoruri. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato dal 1992 di limitare il contenuto di arsenico a 10 milionesimi di grammo per litro e quello dei fluoruri a 1,5 millesimi di grammo per litro. I loro effetti cancerogeni si manifestano con l’assunzione prolungata di acqua potabile (ipoteticamente un consumo di due litri al giorno nel corso della vita). Il contenuto di arsenico e dei fluoruri contenuti nella rete potabile di ciascun comune della provincia di Viterbo è indicato nel sito www.asl.vt.it.
Le falde acquifere dalle quali si estrae acqua potabile sono alimentate dalle piogge. Queste, percolando attraverso le rocce vulcaniche vengono contaminate lungo il loro percorso da arsenico e da fluoruri rilasciati naturalmente dalle rocce stesse. Tanto più lungo è il percorso dell’acqua nel sottosuolo, tanto maggiore è la probabilità di contaminazione.
A profondità maggiori si trovano le acque termali e geotermiche che contengono quantità di inquinanti decisamente superiori. Fra la falda inquinante e quella potabile è interposto uno strato impermeabile che ne impedirebbe la comunicazione se non fosse in gran parte fratturato. Per questo motivo le acque che provengono da pozzi sottoposti ad eccessiva estrazione richiamano attraverso le fratture una percentuale di acqua contaminata che, se pure piccola, ha pesanti effetti sulla potabilità.
Le possibili soluzioni per diluire l’acqua della rete con acqua meno contaminata sono tre: il trattamento chimico che è molto costoso; l’acqua di falde con basso contenuto di arsenico, attualmente a livello di studio, e l’acqua del lago di Bolsena. Ciascuna soluzione non esclude le altre. Il lago di Bolsena ha un contenuto di arsenico che rientra nei parametri della potabilità, ma il contenuto dei fluoruri è al limite. Miscelando l’acqua del lago con l’acqua della rete potabile dovrebbe essere possibile rientrare nei parametri richiesti.
L’acqua del lago di Bracciano è utilizzata per Roma ed in quel caso l’emissario è stato soppresso e praticamente sostituito dall’acquedotto. Nel caso del Lago di Bolsena, se si vuole evitare la soppressione del fiume Marta bisogna limitare l’uso dell’acqua per l’irrigazione agricola nella quantità equivalente a quella utilizzata per la rete idropotabile. La domanda principale è: quanti litri al secondo occorre prelevare dal lago?
Nel lago di Bracciano è stata proibita la navigazione a motore perché l’acqua ha un uso potabile. Se questo provvedimento è stato ritenuto necessario per tutelare la salute dei romani dovrebbe teoricamente essere necessario anche per tutelare quella dei viterbesi.
Tuttavia non ci sembra che si debba arrivare a tanto, ma una qualche limitazione all’espansione della navigazione, ora illimitata, dovrebbe essere considerata. Infine bisognerà che il collettore circumlacuale sia perfettamente funzionante. Ecco perché il problema dell’arsenico si intreccia con la tutela della qualità dell’acqua del lago in tutte le sue cause di degrado: collettore fognario; agricoltura: navigabilità e geotermia.

Geotermia
Al di sotto degli acquiferi più superficiali ed interconnessi con le acque del lago si trova uno spesso strato di rocce che, come accennato, sarebbero impermeabili se non fossero fratturate per fenomeni vulcano-tettonici. Sotto ancora si trova il serbatoio geotermico. Le citate fratture sono una via di comunicazione fra le falde più superficiali ed il serbatoio geotermico, come dimostrano le manifestazioni idrotermali presenti nell’intorno del lago.
Gli impianti geotermici proposti estraggono acqua calda dalla falda geotermica tramite pozzi di produzione e poi, dopo aver sottratto all’acqua energia termica, tramite scambiatori di calore, la re-iniettano raffreddata nella stessa formazione geotermica a qualche chilometro di distanza. Secondo le aspettative il fluido raffreddato dovrebbe scaldarsi nuovamente nel sottosuolo migrando all’interno della falda geotermica dalla zona di re-iniezione a quella dei pozzi di produzione ma, data la loro notevole distanza, ed a causa delle fratture, le cose potrebbero andare molto diversamente.
Infatti la depressione causata dai pozzi di estrazione potrebbe provocare attraverso le fratture un flusso discendente di acqua dalle falde superficiali verso il serbatoio geotermico. Inversamente la sovrappressione, creata dai pozzi di re-iniezione, potrebbe provocare un flusso ascendente di acque con caratteristiche geochimiche certamente non potabili (arsenico, boro, ecc.). La concessione di autorizzazioni per lo studio dello sfruttamento della risorsa geotermica va valutato con molta attenzione perché se la risorsa risultasse economicamente valida, sarebbe poi difficile far retrocedere gli interessati dal successivo sfruttamento estensivo.

Indici di valutazione qualitativa dell’acqua del lago
Il controllo della qualità dell’acqua della rete potabile e delle acque superficiali è di pertinenza dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA). Per quanto riguarda il lago di Bolsena i controlli si riferiscono alla balneabilità e all’indicatore dello stato ecologico (SEL), che è un indicatore applicato dall’ARPA fino alla fine dell’anno 2011. Successivamente secondo una nuova normativa europea è stato adottato l’indicatore di Livello Trofico dei Laghi LTLeco.
L’indicatore SEL classificava lo stato dei laghi secondo cinque livelli di qualità decrescente: “eccellente”, “buono”, “sufficiente”, “mediocre” e “scarso”. Ad oggi l’ARPA ha rilasciato i risultati annuali del 2011 certificando nella sua relazione conclusiva che il SEL è “buono”.
Tale certificazione è stata da noi fortemente contestata in quanto secondo i nostri monitoraggi (le cui analisi chimiche sono effettuate da un laboratorio al massimo livello professionale) doveva essere “sufficiente”.
Tanto più che, poco tempo prima, nel corso di una riunione in Prefettura, la Dirigente Responsabile dell’ARPA Lazio aveva confermato la nostra classificazione “sufficiente” e dichiarato: esiste il rischio che la classificazione "sufficiente" subisca un ulteriore declassamento in quanto il lago contiene atrazina e diserbanti vari, oltre che registrare un aumento del fosforo.
La normativa europea prescrive che i laghi classificati “sufficiente” nel 2008 debbano essere migliorati a “buono” entro il 2015 altrimenti scatteranno le multe comunitarie. Secondo la sopra citata relazione ARPA del 2011, saremmo già in regola e niente più dovremmo fare. Incredibile! Il fosforo nel corso degli ultimi 6 anni è aumentato da 8 a ben 13 microgrammi/litro e nel periodo di massima stratificazione l’ossigeno al fondo è normalmente assente e talvolta è presente ammoniaca.
Dopo la fine del 2011 la normativa è cambiata ed è vigente l’indicatore LTLeco. La valutazione del degrado si basa sul confronto di più anni di monitoraggio. A meno che non si usino i nostri dati, qualsiasi confronto ufficiale con il passato non è possibile perchè i dati ARPA fino alla fine del 2011 non sono, a nostro parere, scientificamente validi. L’organizzazione dell’ARPA è stata recentemente cambiata ed ora contiamo che i risultati siano di una buona qualità scientifica.

Livello del lago
Lo scorso settembre 2012 il battello pubblico di Bolsena si è incagliato nel porto perché il livello era troppo basso, mentre pochi mesi dopo, nel 2013, è tornato ad essere troppo alto, causando le proteste da parte del Comune di Bolsena per l’allagamento del litorale.
La Regione Lazio nel 2009 aveva affidato all’Università Tre di Roma uno studio per la gestione del livello del lago di Bolsena. Questo studio era composto da una prima parte di ricerche statistiche ed una seconda in cui proponeva una gestione del livello con la finalità di tutelare le cannucce lacustri. Sostanzialmente il programma dava le indicazioni necessarie per gestire le bocchette di deflusso nell’emissario in modo da contenere al minimo (circa 40 cm) le variazioni di livello fra primavera ed autunno.
L’ARDIS, che è l’ente che gestisce il livello del lago, non ha adottato le indicazioni dell’Università, chiaramente specificate in un tabulato mensile e infatti la variazione di deflusso è stata di un metro.
Per stabilire un programma definitivo per la gestione del livello sarebbe opportuno un incontro fra esperti dato che una revisione del programma si rende indispensabile se si intende utilizzare l’acqua del lago per diluire quella della rete potabile.

Porto di Marta
L’ARDIS sta costruendo a Marta un grande porto, del quale non conosciamo l’iter amministrativo. Nel 2007-2009 la Regione Lazio aveva disposto il finanziamento per il riordino dell’area lacuale all’incile del Marta, per complessivi due milioni di euro. Nella relazione tecnica l’opera è descritta sinteticamente come “opera di difesa dell’incile del moto ondoso che causa insabbiamento della darsena esistente, miglioramento dell’opera di deflusso ed eventuale rifacimento delle strutture a servizio della attività di pesca”.
Non sappiamo come sia avvenuto che un’opera inizialmente pianificata per la difesa dell’incile si sia trasformata in un porto. Rende perplessi il fatto che mentre la Regione ha difficoltà a finanziare il ripristino del funzionamento del collettore circumlacuale, l’ARDIS dispone di larghi finanziamenti. Il porto costa per ora 1,5 milioni di euro, la progettazione 500.000 euro, l’allargamento dell’emissario una cifra che non conosciamo, ma sicuramente ingente perché sono state palificate le sponde con chilometri di tronchi d’albero (una foresta), mentre a nostro parere sarebbe stata sufficiente una normale opera di manutenzione.  Inoltre non è stato utilizzato lo studio dell’Università Roma Tre che certamente avrà avuto un costo e che, se applicato, avrebbe evitato danni al litorale.
In linea di principio non siamo contrari al miglioramento delle strutture portuali di Marta attualmente precarie, a condizione che ciò non comporti un aumento delle imbarcazioni sul lago per le ragioni sopra riportate di tutela della qualità dell’acqua. 
Nella progettazione del Porto di Marta, si è tenuto conto di quanto stabilisce il comma 3 dell’art. 6 della Direttiva CEE che prevede, appunto, che qualsiasi progetto o Piano d’intervento volto ad avere incidenza significativa sul sito considerato, deve essere oggetto di Valutazione di Incidenza sull’ecosistema lacustre. La valutazione è stata effettivamente fatta ed ha avuto esisto positivo, ma non sappiamo se si riferiva alla sola opera muraria o anche all’aumento del carico di imbarcazioni sul lago, particolarmente inopportuno nel caso che venga usata l’acqua del lago per fini potabili.

Conclusioni
Il lago è il maggiore dei beni ambientali della Regione Lazio e deve essere salvato. Gli eventi descritti si intrecciano fra loro rendendo la situazione assai complessa che sarebbe bene risolvere in quadro unitario. Occorre un deciso “management action” da parte del Presidente della Regione Nicola Zingaretti e dell’Assessore regionale all’Ambiente Fabio Refrigeri. Fra pochi giorni dovrà essere concluso il primo passo, dal quale derivano tutti i successivi: l’approvazione del bilancio regionale con inseriti i primi 2 milioni di euro per il ripristino del disastrato collettore fognario.
P.S. Su un giornale di oggi è stata pubblicata una intervista al Consigliere Prof. Valentini che ha dichiarato che la Regione assegnerà presto alla Provincia di Viterbo 30 milioni di euro per vari miglioramenti, fra cui quello dell’l’isola Martana, ma non ha menzionato il finanziamento per il collettore fognario. E’ stata una svista del giornalista?