Pubblichiamo qui una lettera inviataci
dalla Signora Tellik di Bolsena a proposito dell'erosione superficiale della
strada sterrata sul lungolago tra Marta e Montefiascone, provocata dalle forti
piogge attorno all’11 febbraio:
A
proposito del dissesto geologico della strada tra Marta e Montefiascone da voi
descritto...
Da
tempo la Signora di Bolsena, percorrendo le strade attorno al lago, si chiedeva
quanto ancora la terra avrebbe sopportato - sostenuto - se stessa, così sbriciolata
dal passaggio assiduo di trattori, macchinari pesanti che spaccano e spaccano e
polverizzano la terra... per arare, dicono... Certo, la meccanizzazione
dell'agricoltura fu una rivoluzione, ma l'occhio di chi vive sulla terra, del
contadino che da essa trae il proprio sostentamento, non dovrebbe restare
in allerta, pronto a leggere i segnali del dissesto? E gli alberi? dove sono
finite le alberature? e le siepi di piccoli e medi arbusti sulle linee di
confine? Chi, come, quando è stato ordinato di abbattere le siepi di confine,
mettendo così a repentaglio la capacità di resistenza della terra ai deflussi
delle acque piovane? La signora, come tutte le brave massaie, sa bene che in
casa propria è sì padrona, ma qualora una parte della sua casa dovesse mettere
a repentaglio la sicurezza altrui (una tegola smossa dal vento, un cornicione
pericolante), si preoccuperebbe di fare riparazioni; né si sognerebbe di
collocare vasi o altro sulla strada comunale, giacché subito i vicini le
busserebbero alla porta, pretendendone la rimozione. Per quale motivo dunque i
proprietari dei terreni non sono chiamati a sorvegliare che la propria terra non vada a degradare le strade
confinanti? E anzi, ad ogni passaggio di trattore espandono il proprio coltivo,
rosicchiando il confine, come se oltre la propria terra non esistesse più
nulla. La signora già da tempo è stufa dei discorsi sul degrado geologico, e
dello ‘scarica barile’ delle responsabilità, quando il danno (e spesso grave) è
già avvenuto. Non sarebbe ora di riportare ognuno alla propria responsabilità,
in quanto proprietario e cittadino che vive sì sul proprio bene, ma che non può
dimenticare che tutt’attorno vivono altre persone e sussistono spazi comuni? E tornando al grave dissesto della strada tra
Montefiascone e Marta (già di per sé bruttina – come si osa chiamarla ‘strada’?
piuttosto una carrareccia!), il proprietario del campo, contadino o
imprenditore agricolo (per essere più moderni), forse dovrebbe rivedere le proprie
tecniche di intervento sulla terra, che risultano assai antiquate. Persino la
signora di Bolsena , che è massaia e nulla più, sa che l’agricoltura del futuro
è quella che guarda alla terra in modo globale, e che segue criteri di sinergia
degli interventi: prima di continuare a
polverizzare la terra con le arature profonde, un moderno agricoltore misura il
livello di permeabilità, che va di pari passo con la fertilità, conta poi
quanto concime chimico dovrà riversare su quel terreno impoverito (che dalle
nostre parti finisce tutto nel lago, inevitabilmente), e quanti trattamenti
dovrà eseguire per combattere i parassiti. Una siepe fitta e variegata è la
soluzione naturale per ‘distogliere’ i parassiti dal coltivo ed ospitare avifauna
che di essi si nutre; la stessa siepe di confine costituisce la più efficace
barriera di sostegno della terra stessa in caso di grandi piogge; minori
saranno i costi di intervento antiparassitario, che andranno a bilanciare la
perdita eventuale di qualche metro quadro di coltivo che la siepe avrà
eventualmente sottratto (anche se il dubbio è forte circa la terra sottratta
negli anni sui confini a scapito delle strade comunali). Non è vero che il
mondo è sempre uguale: tutto si trasforma, e prima che la natura ci travolga
con la sua congenita trasformazione, dovremmo noi umani provvedere e prevenire
la trasformazione (che spesso è accelerata proprio da noi stessi). La signora di Bolsena nella sua ingenuità da
massaia, è convinta che proprio nella capacità di osservazione e trasformazione
risiede il proprio valore umano, quel valore che forse avrebbe consentito ai
dinosauri di evitare l’estinzione. Avvolte le sembra che certe persone si
comportino come dinosauri, e prova pena nell’immaginare la loro inevitabile
estinzione. E per concludere, la signora di Bolsena si chiede: ma che ci sta a
fare un gigantesco copertone di trattore in mezzo alla strada? Da dove sbuca?
Non è forse vietato abbandonare copertoni in natura? E quel dinosauro del suo
proprietario verrà a rimuoverlo dalla pubblica via? Chissà?! Maria Tellik
Alcune foto e commenti per illustrare quanto esposto nella lettera:
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ristagni d'acqua nel campo confinante con la strada |
Le interruzioni della strada – letti di scolo scavati dalle acque – sono distribuiti lungo tutto un suo tratto (dalla fine della strada asfaltata nel Comune di Marta (all'altezza della stazione 14 del COBALB) fino al (ex-)ristorante Il Faro (Comune di Montefiascone)). Questo tratto confina, verso l’entroterra, con un lungo campo lavorato che si estende fino al piede della collina coperta di boschi. Vari punti di ristagno d’acqua indicano che il suolo nel campo è poco permeabile, in tutta probabilità dovuto a tecniche colturali inadatte. Questo fatto, assieme all’assenza di una bordura di alberi lungo il campo (che da una parte con le loro radici profonde danno stabilità al terreno, dall’altra aumentano la permeabilità del suolo e la capacità di infiltrazione), fa sì che le acque, concentrate in alcuni punti, defluiscono verso il Lago scavando fossi nella strada bianca.
L'ultima foto mostra che anche qui il dissesto idrogeologico è dovuto all'intervento dell'uomo: Il passaggio di mezzi pesanti (utilizzati nei lavori legati al taglio di un bosco) ha creato un sentiero (che corre lungo il piede della collina e raggiunge la strada bianca del lungolago) con superficie impermeabile e abbassata relativo ai terreni adiacenti: un letto artificiale che convoglia le acque di scorrimento dalla collina attraverso la strada bianca.
Due osservazioni per finire:
- tra il punto di erosione più appariscente e l’inizio della strada asfaltata nel territorio di Montefiascone, la strada bianca è accompagnata da un boschetto, ed è rimasta intatta;
- in due punti di ristagno d’acqua si sente puzza di fogne; entrambi distano dalla stazione 14 (dov’è avvenuto il guasto segnalato in un post precedente) di alcune centinaia di metri. Da verificare se ciò è dovuto a un ulteriore guasto dell’anello circumlacuale.
Un'ultima foto che ci ha gentilmente trasmesso Quinto Ficari, presa immediatamente dopo le forti piogge attorno al 11 febbraio: Si vede chiaramente il grande sversamento proveniente dalla stazione 14 del COBALB (nascosta dietro alla sporgenza boschiva a sinistra), e si vede il campo tra bosco e strada di cui parlavamo sopra, che inizia dalla stazione a si estende verso sinistra (verso Montefiascone). Si vede anche che le acque dal campo raggiungono il Lago lungo tutta la sua riva, però non in modo uniforme: in basso a sinistra si scorge lo sversamento importante dovuto al letto scavato nel punto della penultima foto.