venerdì 25 gennaio 2019

La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago? 2: proposte per soluzioni


Esiste un’ampia legislazione nazionale ed europea che tenta di circoscrivere, limitare e eliminare le minacce cui attualmente sono esposti gli ecosistemi. Sono norme e leggi create nella consapevolezza di un pericolo imminente per la specie umana stessa, pericolo che impone la scelta di rendere sostenibili le nostre azioni nel senso di “soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni” (Rapporto Brundtland). La sostenibilità ambientale (“ecosostenibilità”) è essenziale per garantire stabilità, salute e resilienza degli ecosistemi e per assicurare la permanenza dei servizi che ci regalano.
 
noccioleto biologico

Le principali minacce (“pressioni”) individuate per l’ecosistema del Lago di Bolsena sono (vedi la D. G. R. 14 aprile 2016, n. 162):

- l’inquinamento delle acque da scarichi fognari e dall’agricoltura,

- l’alterazione del bilancio idrologico,

- l’alterazione di flora e fauna dell’ecosistema.

In tutti questi settori la diffusione di noccioleti nel bacino del Lago costituisce una minaccia e spinge a chiederci: come eliminare o ridurre la portata di questi pericoli? è possibile garantire la sostenibilità ambientale dei noccioleti e delle tecniche colturali usate?

Per quel che riguarda l’inquinamento delle acque dal fosforo, esistono due vie principali: ridurre o eliminare le possibilità che il fosforo, sparso sui campi con il concime, raggiunga il Lago oppure, in alternativa, diminuire la quantità di fosforo apportato alle colture:

- una prima possibilità è dunque ridurre a un minimo dilavamento, erosione e drenaggio di fosfati dai campi. Le principali misure a questo fine sono l’uso di concimi a lento rilascio di nutrienti e l’inerbimento perenne delle colture, evitando impianti in terreni con grandi pendenze (più di 8%) e vicino a corsi d’acqua e al Lago. Sono efficaci a questo scopo anche fasce di vegetazione per intercettare nutrienti nelle acque di deflusso.

- rappresentativa per la seconda via, innovativa, è la fertilizzazione fogliare nel noccioleto: il concime non è più sparso sul terreno, ma spruzzato sulle foglie che l’assorbono e lo rendono disponibile per la pianta. Questa tecnica sperimentata dal Dafne dell’Università della Tuscia permette di ridurre drasticamente la quantità di fosforo apportato al terreno. Un’alternativa potrebbe essere anche la (parziale) fertirrigazione.
 
diserbo meccanico nel noccioleto

L’inquinamento delle acque da fitofarmaci di sintesi presenta un altro pericolo: tutte queste sostanze sono dannose per l’ecosistema e si accumulano negli organismi con rischi sanitari spesso gravi. La soluzione conosciuta e sperimentata nella pratica è il ricorso all’inerbimento perenne con sfalci controllati (per evitare il diserbo chimico), la spollonatura meccanica, e in generale l’utilizzo esclusivo di sostanze ammesse nell’agricoltura biologica. In ogni caso, è d’obbligo astenersi dall’uso di sostanze nocive per organismi acquatici e di alta solubilità nell’acqua (glifosato!) e di trattamenti chimici in preraccolta, che è un periodo ad alto rischio di precipitazioni violente, causa di forte dilavamento ed erosione.

Ci sono poche possibilità per evitare l’impatto sul bilancio idrologico dei prelievi per l’irrigazione. Il nocciolo esige un determinato apporto d’acqua, altrimenti si mettono in pericolo sviluppo e produttività ottimali della pianta. Un certo risparmio è possibile selezionando varietà poco esigenti di acqua o impiegando portainnesti resistenti alla siccità. Soprattutto si tratterebbe però di minimizzare gli sprechi dovuti a modalità di irrigazione sommarie e incontrollate (molto diffuse oggi) favorendo la microirrigazione (“a goccia” o subirrigazione) programmata e controllata, apportando niente più del reale fabbisogno d’acqua.
suolo nel noccioleto biodinamico
 
Per proteggere la biodiversità ed evitare l’alterazione di flora e fauna dell’ecosistema, è necessario mettere un limite alla superficie totale dei noccioleti nel bacino e ridurre le superfici dei singoli impianti, prevedendo appezzamenti di vegetazione interposti – siepi, boschetti, fasce di vegetazione. La riduzione della biodiversità in monocolture di nocciolo ha molti effetti negativi, tra cui la proliferazione di malattie e insetti fitofagi che a loro volta richiedono sempre più trattamenti fitosanitari, sempre più pesanti (vedi ad esempio il grave problema del “cimiciato”).

L’insieme di queste misure – che in parte appartengono al corredo dell’agricoltura biologica, e in parte integrano questo per soddisfare le esigenze specifiche del territorio – corrisponde pienamente alle richieste della stessa Ferrero, nelle parole del project manager Fabio Piretta di “qualità, trasparenza, tracciabilità e sostenibilità ambientale del prodotto”. Regole da cui, sottolinea Piretta, non si prescinde, “altrimenti le nocciole in fabbrica neanche ci mettono piede”. Fondamentale, quindi, “migliorare le pratiche agricole per ridurre l’impatto ambientale”. È questa “la rivoluzione che parte dalla Tuscia”, o sono solo parole? E chi sorveglia che siano osservate queste regole imprescindibili?

Esistono già gli strumenti per attivare queste regole di sostenibilità ambientale:

- l’obbligo della “Valutazione d’Incidenza Ambientale” (VINCA) per l’impianto di noccioleti con cambiamento d’uso del suolo nei siti Natura 2000,

- le recenti integrazioni nella Legge Regionale L.R. 06/10/1997, n. 29, Capo IV (vedi qui), che individuano gli organi di controllo per violazioni della normativa e le relative pene (multe e obbligo di ripristino dello stato dei luoghi).

Però, l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che la minaccia principale per l’ambiente non è la mancanza di regole, norme, leggi, ma l’assenza della volontà politica di applicarle e farle rispettare.

La situazione ambientale attuale del bacino del Lago è caratterizzata da anni di gestione di suolo, acque ed ecosistema non sostenibile, e di conseguenza da un degrado di tutti i componenti dell’ecosistema del territorio. Ne segue, che non rimane nessun margine per inserire richieste, pressioni, prelievi addizionali. Unica soluzione: ridurre, in tutti i settori, le attuali pressioni eccessive - evitare inquinamento, limitare severamente prelievi, ridurre stress e sprechi, ovvero una conversione generale a pratiche agricole ecosostenibili.

Allora sì che il territorio potrebbe accogliere una certa superficie di noccioleti per il bene dell’economia locale, definendo e imponendo chiare regole di ecosostenibilità dei nuovi impianti secondo le indicazioni di cui sopra. Un modello per la corilicoltura del futuro?
 
nocciole ecosostenibili

 

martedì 15 gennaio 2019

Uno strumento in più per la tutela dei siti Natura 2000 (SIC, ZPS, ZSC) della nostra regione


Con la legge regionale del 22 ottobre 2018, n°7 “Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale”, sono state introdotte alcune integrazioni e modifiche alla L.R. 06/10/1997, n°29 “Norme in materia di aree naturali protette regionali” (legge 29/97 integrazioni e modifiche, vedi articolo 5);   in particolare la legge introduce sanzioni per violazioni di norme all’interno dei siti Natura 2000 (Zone di Protezione Speciale - ZPS, Siti di Interesse Comunitario – SIC, ormai trasformati in Zone Speciali di Conservazione – ZSC), in particolare:

·         violazioni alle Misure di Conservazione (vedi la DGR sulle Misure di Conservazione delle ZSC  in Provincia di Viterbo, e qui invece la DGR sulle Misure di Conservazione delle ZPS);

·         violazioni alle prescrizioni formulate dalla Regione Lazio in sede di parere di incidenza in riferimento a specifici piani e/o progetti;

·         contrasto con gli obiettivi specifici di tutela e di conservazione del sito, così come definito dalle Misure di Conservazione.

 In questo modo per le forze dell’ordine deputate al controllo ed alla sorveglianza dei siti Natura 2000 (Polizia Ambientale Provinciale, Carabinieri) e per i singoli cittadini che vorranno segnalare inadempienze o violazioni, uno strumento in più da utilizzare e a cui fare riferimento, per difendere questo importante patrimonio ambientale.
 
nibbio bruno
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Di seguito si riporta l’articolo 38 della legge regionale n°29/97 così come modificato dalla legge regionale n° 7/2018.

In rosso gli altri articoli e commi della legge, richiamati nell'articolo 38.

Art. 38
Sanzioni.

1.Salvo che il fatto costituisca un reato, ogni violazione dei vincoli, dei divieti, delle prescrizioni e in genere delle norme stabilite dalla presente legge e dalle leggi istituite delle singole aree naturali protette è soggetta ad una sanzione pecuniaria da euro 50,00 a euro 3.000,00. Nel caso di più violazioni si applica quanto previsti dall'articolo 8, comma 1, della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale) (132).

2. Le leggi regionali istitutive delle aree naturali protette possono prevedere singole fattispecie di violazioni sanzionabili pecuniariamente e commisurare ad esse la sanzione entro il minimo ed il massimo previsti dal comma 1.

3. In deroga alle disposizioni contenute negli articoli 182 e 208 della legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo), all'irrogazione delle sanzioni provvede il direttore dell'ente di gestione dell'area naturale protetta, nel rispetto della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale) e successive modifiche, in quanto compatibile (133).

3-bis. Qualora la violazione di cui al comma 1 sia commessa all'interno dei siti e delle zone di cui all'articolo 6, comma 5, all'irrogazione delle sanzioni ai sensi del comma 3 provvede l'ente competente alla gestione (134).  
 
-(Art. 6 comma 5. Ai siti e alle zone di cui alla direttiva 92/43/CEE e di cui alla direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, relativa alla conservazione degli uccelli selvatici si applicano le misure di conservazione previste dalla normativa di attuazione delle citate direttive).
 
 macrofite nel Lago
 
4. L'autore della violazione resta comunque obbligato, a norma dell'articolo 18 della L. n. 349/1986 e successive modifiche, al risarcimento del danno ambientale nei confronti dell'organismo di gestione dell'area naturale protetta ed al ripristino dello stato dei luoghi (135).

4-bis. Fermo restando quanto previsto al comma 1, l'esecuzione di interventi e opere in assenza o in difformità dalla valutazione di incidenza è punita con una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra un minimo di 1.000 euro e un massimo di 10.000 euro (136).

4-ter. Gli enti gestori esercitano le funzioni inerenti l'irrogazione delle sanzioni amministrative di cui al comma 4-bis. I proventi derivanti dall'applicazione delle sanzioni sono destinati al miglioramento ambientale, alla salvaguardia e alla conservazione dei siti (137).

4-quater. Agli interventi e alle opere realizzate in difformità a quanto disposto dal piano di gestione e dalle misure di conservazione di cui all'articolo 6, comma 5, o in assenza o in difformità dalla valutazione di incidenza oppure in contrasto con gli obiettivi specifici di tutela e di conservazione, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 28, commi 3 e 4-ter (138).

-Articolo 28 comma 3. Qualora nelle aree naturali protette venga esercitata un'attività in difformità dal piano, dal regolamento o dal nulla-osta, direttore dell'ente di gestione dispone la sospensione dell'attività medesima ed ordina la riduzione in pristino o la ricostruzione di specie vegetali o animali ai sensi dell'articolo 29 della L. n. 394/1991 (100).

-Articolo 28 comma 4-ter. Non sono soggette a nulla osta, fermo restando quanto previsto dall'articolo 13, commi 1, 2 e 4 della L. 394/1991, le ricorrenti pratiche di conduzione delle aziende agricole, che non comportino modificazioni sostanziali del territorio ed in particolare: a) la manutenzione ordinaria del sistema idraulico agrario e del sistema infrastrutturale aziendale esistenti; b) l'impianto o l'espianto delle colture arboree e le relative tecniche utilizzate (103).
 
Enrico Calvario
canneti nel Lago
 

venerdì 4 gennaio 2019

La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago? 1: I rischi ambientali


Cresce di giorno in giorno la consapevolezza della vulnerabilità del Lago di Bolsena e della urgenza di proteggerlo. Allo stesso tempo è in crescita la superficie dei terreni impiantati a noccioli, agevolata dal Piano di Sviluppo Rurale e promossa dal Progetto Nocciola Italia Ferrero che promette una “rivoluzione che parte dalla Tuscia”. E cresce anche la preoccupazione: il nostro Lago farà la fine del Lago di Vico, danneggiato gravemente (e forse irreversibilmente) da una nocciolicoltura non sostenibile? La nocciola, ricchezza o condanna per il Lago?

In questa prima parte, discutiamo i rischi che la nocciolicoltura comporta per l’ambiente. In una seconda parte, presenteremo proposte per soddisfare esigenze solo apparentemente in conflitto: l’esigenza di sviluppo economico e quella di tutela del territorio. Tratteremo i rischi per il tessuto socioeconomico del territorio in un terzo post specifico.

I principali pericoli per l’ambiente del bacino del Lago sono:

– l’ulteriore inquinamento da fosforo delle acque del Lago. I concimi sono essenziali per la produttività di un noccioleto, e il fosforo ne è una componente importante. Dal suolo dei campi, questi concimi raggiungono le acque del Lago in vari modi – per ruscellamento, erosione, percolazione o drenaggio. Oggi, l’apporto troppo grande di fosforo dal bacino (che supera il cosiddetto “carico massimo sostenibile” o “carico critico”) è la causa dell’attuale degrado dello stato ecologico del Lago, che comporta il rischio della sua eutrofizzazione.
 
erosione in un noccioleto in prossimità del Lago
 
Una stima, basata su parametri validi per i noccioleti convenzionali del Lago di Vico, quantifica l’apporto addizionale di fosforo da una superficie di mille ettari, a due tonnellate di fosforo all’anno, quindi a circa il 30% del carico critico: questo in una situazione dove tutti gli sforzi dovrebbero andare verso una diminuzione della concentrazione di fosforo.

– l’inquinamento delle acque da fitofarmaci di sintesi. Attualmente, nei noccioleti in tutto il mondo si impiegano molti pesticidi diversi (circa 70 sostanze), dannosi per gli operatori agricoli, il suolo, le acque, le api e gli animali selvatici.

Se ci concentriamo sulle acque del Lago, il pericolo maggiore per flora e fauna acquatica proviene (secondo gli studi sul Lago di Vico) dagli erbicidi, e tra di loro dal glifosato. Già una importante relazione di Leone (UNITUS) di venti anni fa conclude: “ è assolutamente incompatibile l’uso del glyphosate”. Ciò corrisponde alla conclusione di una recente nota informativa dell’ISPRA: “…ne [del glifosato] va invece assolutamente proibito l’uso all’interno di aree naturali protette”.

 
– l’abbassamento della falda acquifera dovuto ai prelievi per l’irrigazione. Produttività del noccioleto e qualità del prodotto dipendono da un apporto consistente di acqua d’irrigazione. Il fabbisogno annuale di noccioleti di un’estensione di mille ettari, potrebbe raggiungere fino ad alcuni milioni di metri cubi di acqua che viene sottratta dalla falda, cioè fin a un terzo del volume dei prelievi per vari usi (idropotabile, irrigazione, ecc.) attuali.

Consideriamo che l’uso che si fa oggi della risorsa acqua nel bacino del Lago non è sostenibile: già 20 anni fa, nell’ultimo studio disponibile, veniva osservato un continuo e consistente abbassamento del livello della falda. Occorre risanare questa situazione, invece di aggravarla.

Poi, il prelievo addizionale di acqua dal bacino ha un effetto indiretto indesiderato: aumenterebbe il tempo di ricambio del Lago e in tal modo il pericolo di eutrofizzazione.

– la riduzione della biodiversità dovuta all’impianto massiccio di grandi superfici di noccioleti. Ciò è in contraddizione all’obbligo – ai sensi della Direttiva Habitat – di mantenere e ripristinare la biodiversità della zona del Lago di Bolsena. Solo conservando la complessità dell’ecosistema si può garantire la sua qualità e funzionalità, il suo equilibrio e la sua resilienza. La riduzione della biodiversità ha multiple conseguenze negative – ad esempio riduce la capacità dell’ecosistema del Lago di far fronte all’inquinamento da fosforo e da sostanze biocide, e allo stress idrico.

 
La conclusione è evidente: l’impianto di noccioleti nel bacino non è sostenibile, se le modalità di gestione sono le stesse delle colture convenzionali intorno al Lago di Vico. Inoltre, questo modo di gestione ormai superato è in contraddizione con le indicazioni della normativa nazionale ed europea.

In una seconda parte a seguire, proporremo soluzioni sostenibili per la nocciolicoltura nel bacino del Lago di Bolsena.