sabato 6 ottobre 2018

Geotermia, ultimi sviluppi


È sempre in bilico il futuro della geotermia nel comprensorio del Lago di Bolsena. Due gli impianti vicini alla realizzazione:

- La centrale “Nuova Latera” della ENEL Green Energy, il cui progetto, dopo la presentazione delle osservazioni contrarie il 12 settembre 2017, è al vaglio della commissione per le valutazioni d’impatto ambientale competente, e
- l’impianto pilota di Castel Giorgio proposto dall’ITW-LKW Geotermia Italia del quale ci siamo occupati più volte (recentemente qui).


La decisione sulla realizzazione di quest’ultimo sarà presa dal Consiglio dei Ministri, dopo la conclusione della fase istruttoria con la terza riunione di coordinamento del 10 settembre 2018.

In questa sede i Comuni interessati hanno depositato un documento che riassume i loro pareri contrari all’impianto. Questi sono incentrati, da un lato, sui pericoli che presenta la centrale di Castel Giorgio per la popolazione e l’ambiente, e dall’altro sull’esistenza di vincoli ambientali con i quali l’impianto è in contrasto.
I pericoli derivano dalla conformazione specifica del sottosuolo fortemente fratturato nel comprensorio del Lago di Bolsena, che è sito tutelato dalla Comunita Europea.
Specificamente sono collegabili ai seguenti aspetti:

- la presenza di numerose faglie che consentono la risalita del fluido geotermico verso la falda acquifera superficiale inquinandola con arsenico e altre sostanze cancerogene;
- la formazione di “compartimenti” nella roccia del serbatoio dovuta alle faglie, che ostacolano i flussi orizzontali causando il trasferimento permanente di fluido geotermico dalla zona di produzione a quella di reiniezione;
- l’aumento del rischio sismico dovuto agli squilibri di pressione e di temperatura nelle zone di produzione e di reiniezione, tenendo conto anche della presenza di faglie attive nella zona (evidenziata dal terremoto del 2016 – Madre Terra ammonisce).

 
Ricordiamo che tutti i sindaci del comprensorio hanno dichiarato la loro opposizione alla realizzazione delle centrali geotermiche, come il presidente della Provincia di Viterbo.
Durante la riunione del 10 settembre, la Regione Umbria ha ribadito la propria posizione contraria, dichiarando che non intende rendere l’intesa (vedi qui) alla realizzazione dell’impianto.
La Regione Lazio ha assicurato che valuterà attentamente eventuali ricadute dell’opera sul bacino idrogeologico del Lago di Bolsena.
Un forte sostegno politico per il territorio viene da esponenti del M5S: dai parlamentari Federica Daga, Gabriele Lorenzoni e Virginia La Mura che chiedono al Governo di dare parere negativo agli impianti, e dagli eurodeputati Dario Tamburrano e Eleonora Evi, che più volte sono intervenuti efficacemente in sostegno della cittadinanza. Tamburrano porta avanti, a livello europeo, una battaglia contro gli incentivi per la geotermia inquinante ed è autore di una lettera incisiva ai ministri di Maio e Costa.

Dopo una vivace danza di emendamenti (qui e qui), la Regione Lazio ha recentemente prolungato la moratoria, che sospende le procedure amministrative per il rilascio dei permessi di ricerca riguardanti le risorse geotermiche ad alta e media entalpia, “in attesa della redazione della carta idro-geotermica regionale e del Piano energetico”.
La carta idro-geotermica in questione sarà redatta dagli esperti dell’Università Roma Tre. Presenterà un riassunto di tutti i dati e studi sugli acquiferi superficiali e profondi nel Lazio e costituisce quindi un database ambientale essenziale.
La carta potrà così fornire indicazioni alle imprese proponenti circa la convenienza tecnica e economica (a breve termine) di realizzare un impianto geotermico in un certo sito.
Sicuramente però non potrà dare un giudizio generale di “idoneità”, nel senso della sostenibilità ambientale e sociale, di un certo sito allo sfruttamento geotermico: non potrà indicare dove si può fare la geotermia e dove no si può fare – questo richiede un approfondito studio specifico di tutti gli aspetti di un dato impianto.
E, sicuramente, non solleverà gli amministratori dalla loro responsabilità politica di prendere decisioni per il territorio e la sua popolazione.
 
 

mercoledì 12 settembre 2018

Salvalago con ostacoli


Non è facile salvare un lago – le esperienze degli ultimi anni ce lo dimostrano.

Dieci anni fa i primi guasti alle stazioni di sollevamento del collettore gestito dal COBALB, i primi sversamenti e i primi segni di degrado dello stato del Lago di Bolsena. Non arrivano più fondi regolari per la gestione e la manutenzione del sistema fognario circumlacuale, solo finanziamenti saltuari, concessi a malavoglia dalla Regione. Dal 2010 i cittadini, rappresentati dalle associazioni “Lago di Bolsena” e “La Porticella”, chiedono l’intervento delle istituzioni. Nell’estate 2011 si rivolgono alla popolazione con la petizione “Salvalago” che riscuote un sorprendente successo: i volontari raccolgono quasi 14 mila firme!
 

Il Lago è salvo? Per niente! La Regione promette soldi, stanzia fondi che si rivelano inesistenti, temporeggia, rimanda. Nel 2013, le associazioni si rivolgono all’UE con la petizione 2191/2013, il cui esame avviene il 5 maggio 2015 quando Piero Bruni, presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, espone le ragioni della cittadinanza. La Commissione Europea apre una procedura di pre-infrazione (EU Pilot 6800/14/ENVI) per violazione della Direttiva Acque Reflue e chiede il ripristino dell’intero sistema fognario. Ci vogliono però ancora 3 anni, la costante pressione dell’UE e due altre audizioni a Bruxelles (il 10 luglio 2017 e il 21 marzo 2018), perché il cantiere venga consegnato all’impresa vincitrice del bando regionale, e abbiano inizio i lavori.
 
Piero Bruni davanti alla Commissione Petizioni
 
Anche questo bando ha una storia complicata: A quanto pare già nel 2011, il COBALB con l’aiuto di tecnici esterni redige un progetto preliminare per i lavori di ripristino, che viene man mano aggiornato. Questo progetto, alquanto approssimativo, è essenzialmente alla base della parte tecnica del progetto, oggetto della gara d’appalto del 30 dicembre 2015.

I responsabili regionali prevedono l’adattamento del progetto tramite perizie di variante, a lavori già consegnati e iniziati. Scelta flessibile e economica, però con alcuni svantaggi strategici. Vediamo perché:

- Il bando è stato vinto (definitivamente il 14 luglio 2017) da un’impresa senza alcuna esperienza nel campo, che si appoggia esclusivamente sul subappalto dei lavori. Ha presentato la migliore “offerta migliorativa”, basata soprattutto su un ribasso del prezzo e una fine anticipata dei lavori (prevista per aprile 2018). Però, essendo il progetto approssimativo, in un regime di adattamento continuo dei lavori necessari, è ovvio che la ditta non è più vincolata alle suddette offerte migliorative e può senz’altro chiedere tempi più lunghi e fondi addizionali.
- Tutto ciò ha fatto slittare l’inizio dei lavori a marzo 2018 e la fine degli stessi a data indeterminata. Ad oggi non sono ancora finiti i lavori sulle stazioni di sollevamento, e non sono nemmeno iniziati i lavori sul depuratore, il lotto più importante delle opere.
- Non è tutto: durante tutti questi anni sprecati, lo stato del Lago è peggiorato: da “buono” a “sufficiente” (dimostrato anche da un recente lavoro scientifico internazionale). Questo fatto rappresenta un’altra violazione della normativa comunitaria, questa volta della Direttiva Quadro Acqua (2000/60/CE, recepita dal Testo Unico Ambientale D.Lgs 152/2006). Anche su questa nuova infrazione la Commissione Europea sta indagando.

sversamento dalla SS9

Nell’immediato sono da risolvere tre problemi urgenti:

- Fermare gli sversamenti continui dalla stazione di sollevamento 9 dove pare siano state installate pompe non corrispondenti alle specifiche di progetto,

- Risolvere la questione dell’operatività dei lavori di ripristino effettuati, con collaudi o consegne parziali,

- Smaltire i fanghi stoccati illegalmente nel depuratore.

Sarà ancora lunga e difficile la lotta per salvare il Lago di Bolsena!

martedì 31 luglio 2018

Goletta dei Laghi 2018 - inquinamento e soluzioni


A Bolsena alla Libr’Osteria Le Sorgenti, Legambiente ha presentato, il 27 luglio, i risultati della Goletta dei Laghi 2018 per il Lago di Bolsena. La Goletta dei Laghi è la campagna di Legambiente che da 13 anni attraversa l’Italia per monitorare la qualità delle acque, degli ecosistemi e dei territori lacustri.
Grande afflusso del pubblico, vive discussioni dove sono intervenuti molti cittadini ben informati e, come rappresentanti delle istituzioni, Cristiana Avenali (Regione Lazio), Luigi Buzi sindaco di Gradoli, Massimo Bambini sindaco di San Lorenzo, Rita Chiatti assessora del comune di Montefiascone, Susanna Cherchi consigliera del comune di Marta e Enrico Paziani capitano della Polizia Provinciale.


È stato Roberto Scacchi, il presidente di Legambiente Lazio, a presentare i risultati del monitoraggio microbiologico (Escherichia coli e Enterococchi intestinali) della Goletta dei Laghi sul Lago di Bolsena, effettuato il 18 luglio. Risultati tutt’altro che rassicuranti: su 6 punti di campionamento, 5 sono sopra i limiti previsti dalla legge per le acque di balneazione (vedi tabella).

Montefiascone
Foce torrente nei pressi parco giochi
GPS: 42.543241, 11.991214
fortemente inquinato
Marta
Spiaggia in fondo a via Cava
GPS: 42.542895, 11.911434
fortemente inquinato
San Lorenzo Nuovo / Grotte di Castro
Foce fosso il Fiume
GPS: 42.645755, 11.903256
fortemente inquinato
San Lorenzo Nuovo
Foce fosso Grande (del Ponticello)
GPS: 42.649497, 11.914062
fortemente inquinato
Capodimonte
Spiaggia in viale Regina Margherita
GPS: 42.550038, 11.906584
entro i limiti
Gradoli
Foce fosso del Rigo
GPS: 42.636159, 11.888173
inquinato
Bolsena
Foce fosso del Cimitero
GPS: 42.644263, 11.975539
non campionato
(posizioni GPS approssimative, riprese dalla mappa della Goletta Verde)

 Questa situazione, che si perpetua ormai da anni (come abbiamo documentato nel 2017, 2016, 2015, 2014, 2013 e 2012), dimostra la presenza persistente di fonti d’inquinamento soprattutto lungo il percorso dei fossi che sfociano nel Lago.
Interessante a questo proposito, che Enrico Paziani ha rivelato durante la discussione di essere ben a conoscenza dei meccanismi d’inquinamento di molti fossi, come scarichi irregolari dai sistemi circumlacuale e comunali specialmente dopo forti piogge, dilavamento dalle strade di oli e altre sostanze nocive, abbandono di rifiuti, dilavamento di sostanze pericolose dai campi, ecc.

Polemica, purtroppo, la risposta congiunta dei sindaci ai risultati della Goletta che sembrano essere in contraddizione con quelli pubblicati dall’ARPA Lazio. Anche questo punto è stato discusso più volte, p. es. in un post di questo blog, o nell’articolo “balneabilità” dell’associazione BLEU: nessuna contraddizione, ma due facce della stessa realtà.
Molto chiara invece la risposta di Legambiente.


Esemplare nel suo intento costruttivo, l’intervento di Luigi Buzi durante l’incontro con Legambiente. Il sindaco di Gradoli, da una parte, tiene a sottolineare come la situazione d’inquinamento dipinta dalle analisi di Legambiente non sia rappresentativa dell’insieme delle acque di balneazione del Lago (posizione condivisa da Roberto Scacchi) e, dall’altra, invita i rappresentanti della Goletta dei Laghi a una collaborazione per studiare insieme le situazioni problematiche e per definire risposte adeguate e condivise.
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata al “Contratto di Lago” come strumento partecipato di programmazione, con lo scopo di tutelare e correttamente gestire la risorsa idrica e di valorizzare il territorio in modo sostenibile.
Roberto Scacchi ha ricordato che il Lago di Bolsena è l’unico dei laghi vulcanici del Lazio a non essere tutelato dagli strumenti a disposizione di un ente parco regionale. Legambiente dà pieno sostegno al Contratto di Lago giudicandolo potenzialmente risolutivo per la salvaguardia dell’ambiente lacustre.

Luciano Dottarelli, presidente del Club per l’UNESCO Viterbo, capofila del comitato promotore del Contratto, ha comunicato che ormai tutti i comuni e molte associazioni del comprensorio hanno aderito a questo importante strumento, sottoscrivendo un manifesto d’intenti.

Roberto Scacchi presenta i risultati della Goletta 2018 alle Sorgenti
Abbiamo apprezzato la partecipazione all’incontro di Cristiana Avenali, responsabile dell’ufficio di scopo su contratti di fiume e piccoli comuni della Regione, nonché ex-presidente di Legambiente Lazio: troppo volentieri i funzionari della Regione si sottraggono al dialogo e addirittura si oppongono a soluzioni sostenibili degli problemi ambientali. Positivo il suo intervento, dove sostiene: “Costruire un contratto di Lago nel più grande dei laghi del Lazio è un obiettivo ambizioso quanto importante. La Regione darà il suo pieno sostegno ad associazioni e comuni che intraprenderanno questo percorso. Il contratto deve avere come funzioni principali quelle di difendere la biodiversità e contrastare i rischi idrogeologici. Nel Lago di Bolsena, dove paesaggio, natura e piccoli comuni costruiscono insieme un ambiente straordinario, questo strumento permetterebbe di affrontare le eventuali criticità, al fine di rilanciare un nuovo sviluppo socio-economico e territoriale, esaltando la bellezza e la particolarità del territorio del lago.”

Nella lunga e vivace discussione sono stati affrontati molti temi rilevanti per l’ambiente del Lago, quali l’impianto di noccioleti, la posizione tentennante della Regione nei confronti del pericolo geotermia, la moria di pesci, lo stato ecologico del Lago, i reati ambientali, il pericolo di distruzione degli habitat naturali, il progetto di un bio-distretto, la mancante adozione di adeguate misure di conservazione, la necessità di una pianificazione sostenibile, ecc.
Sono intervenuti diversi cittadini con le loro interrogazioni, informati e, anche, con intelligenti proposte di soluzioni.
Ci impegniamo a mantenere vivo il dialogo con Legambiente e Cristiana Avenali, disponibili a sostenere la cittadinanza nello sforzo di tutela del Lago!

martedì 24 luglio 2018

Ancora un’estate difficile per il Lago di Bolsena


Si sperava in un’estate tranquilla finalmente, con acque pulite, senza notizie allarmanti su inquinamenti fognari …

Sembrava possibile quando, il 5 settembre 2017, erano stati consegnati i lavori di ripristino del collettore circumlacuale e dell’impianto di depurazione delle acque reflue di Marta gestiti dal COBALB (vedi qui). Gli interventi avrebbero dovuto iniziare ancora nell’autunno del 2017, invece sono iniziati solo il 20 marzo 2018.

Perché? A parte il maltempo a febbraio di quest’anno, la causa principale del ritardo è stato il fatto che il progetto di ripristino, oggetto del bando regionale,  si riferiva a uno stato (disastrato) dell’impianto, emerso da una verifica condotta nella primavera del 2013. Il bando è stato indetto quindi senza tenere conto dell’ulteriore degrado degli anni seguenti. Di conseguenza, verifiche addizionali, aggiornamenti del piano di lavoro, necessità di reperire fondi per coprire i costi addizionali hanno portato a inevitabili rinvii, facendo slittare la fine dei lavori sul collettore ad agosto.

I lavori di ripristino si articolano in varie fasi:

- Nella prima, gli interventi si concentrano sull’impiantistica idraulico-meccanica delle stazioni di sollevamento. In ogni stazione si puliscono e spurgano le vasche e condotte, si controlla lo stato delle vasche di accumulo, del valvolame e delle tubazioni per ripararle in caso di bisogno, si sostituiscono le pompe difettose e si installano queste mancanti.

- La seconda fase è dedicata al ripristino dell’impianto elettrico – si sostituiscono i quadri di comando e controllo, si rinnovano completamente i collegamenti elettrici e si realizzano nuovi cavidotti e pozzetti di distribuzione.  

- Nella terza fase, si procede al ripristino del depuratore, e

- in ultimo, sarà installato il nuovo sistema di telecontrollo.

Ormai i lavori delle due prime fasi sono quasi terminati; ultimo scoglio che rimane è la SS9, la stazione di sollevamento con la maggiore potenza elettrica installata, dove si è resa necessaria la sostituzione del trasformatore da 20 kV e la realizzazione di un quadro elettrico specifico.

Però, soltanto dopo il completamento di tutti i lavori sul collettore, e solo dopo il collaudo di questa prima parte delle opere di ripristino, tutte le parti del sistema sostituite e rinnovate – le pompe nuove, i quadri elettrici nuovi, le installazioni idrauliche ed elettriche – potranno entrare in funzione. Questo collaudo dovrà verificare il corretto funzionamento di tutto il sistema e certificare che l’impianto in tutti i suoi dettagli corrisponde ai requisiti tecnologici, materiali e economici specificati nel bando.  

Per ora continuano quindi gli sversamenti dalle stazioni di pompaggio, come recentemente dalle stazioni SS5, SS13, SS15 e soprattutto dalla SS9, che riversa ancora regolarmente acque fognarie nella baia del Grancaro.
sversamento sul lungolago di Montefiascone, 17 luglio 2018

La rinnovata funzionalità del collettore, a lavori e collaudi terminati, rappresenterà un grande passo verso il risanamento della salute del Lago. Rimane, però, ancora molto da fare, restano ancora molti dubbi e interrogazioni: cosa ne sarà della gestione e manutenzione dell’intero sistema fognario? Quando saranno ripristinate le reti fognarie comunali? Quando sarà completato il collettamento delle acque reflue sul versante ovest? Quando sarà verificata la tenuta delle tubazioni del collettore?

Per risolvere i rimanenti problemi, contiamo anche nel futuro sull’appoggio dell’Unione Europea. È grazie al suo intervento che i lavori sono stati finalmente appaltati, che sono arrivati a buon punto e che saranno terminati entro tempi prevedibili. È un’ottima notizia per il Lago e un grande successo dell’impegno della cittadinanza attiva del nostro territorio, riunita in varie associazioni e comitati.

sabato 7 luglio 2018

Geotermia Castel Giorgio – verso la decisione


Continua il confronto tra le parti anche nel secondo incontro “di coordinamento istruttorio”, convocato al fine di “consentire il raggiungimento della prescritta intesa da parte della regione Umbria” a riguardo dell’impianto pilota geotermico a Castel Giorgio.
 
Nessun mutamento nelle posizioni già esposte nel corso del primo incontro:

  •  parere favorevole ribadiscono il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e il Ministero dei beni e delle attività culturali (MIBAC). Non potevano fare altro che confermare il loro parere espresso sulla base delle loro precedenti valutazioni verbalizzate nella conferenza dei servizi dell’otto settembre 2015, non essendo state presentate altre nuove motivazioni successive a quella data;
  •  i comuni invece, sia della regione Umbria che del Lazio, confermano la loro contrarietà alla realizzazione dell’impianto impegnandosi a inviare tramite un legale da loro incaricato un documento con il quale saranno esposti gli aspetti contrari all’impianto, che non erano stati presi in considerazione fino alla data della suddetta conferenza dei servizi.

La regione Umbria non si è presentata, malgrado che nei giorni precedenti avesse lasciato intendere che avrebbe espresso parere contrario all’impianto.
La Regione Lazio, questa volta presente, ha espresso un parere generico a sostegno dei sindaci, riservandosi di esprimere un parere tecnico definitivo dopo aver letto la documentazione dalla quale desumere i danni che deriverebbero al Lazio, in particolare al Lago di Bolsena, dall’esercizio dell’impianto di Castel Giorgio.

L’esito positivo della VIA/VAS del 31 ottobre 2014 escludeva il rischio sismico, il rischio per la risorsa termale, l’inquinamento con arsenico dell’acquifero potabile sovrastante la zona di reiniezione e il suo depauperamento sopra la zona di produzione. La valutazione si basava su due ipotesi rivelatesi irrealistiche: l’impermeabilità della copertura del serbatoio geotermico e il ritorno sotterraneo del fluido geotermico dal punto di reiniezione al punto di prelievo.
Queste ipotesi sono smentite dal lavoro di G. Vignaroli et al. (pubblicato in Tectonophysics 608, pp. 482-498 (2013) e basato su ricerche coordinate dal Prof. Giordano dell’Università di Roma Tre), come osserva in maniera efficace Dario Tamburrano nella sua lettera al ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. L’eurodeputato del M5S esprime la sua preoccupazione e ritiene assolutamente indispensabile tenere conto dei suddetti gravi problemi ambientali.
 
 
Con un terzo incontro il 25 luglio terminerà l’acquisizione dei vari pareri e finirà la fase istruttoria. Si presume che sulla base dei medesimi il MISE sottoporrà al Consiglio dei Ministri le proprie valutazioni che dovranno decidere nel merito in data al momento non prevedibile.

mercoledì 13 giugno 2018

Geotermia Castel Giorgio: Aggiornamenti


Il 24 maggio è avvenuto un incontro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per decidere le sorti dell’impianto geotermico di Castel Giorgio in Umbria. Dal verbale risulta che i sindaci convocati erano tutti presenti mentre la Regione Lazio non si era presentata, malgrado fosse stata convocata  e informata che potrebbe subire gravi conseguenze dall’esercizio della centrale.

Lago di Bolsena visto dal territorio di Castel Giorgio

Il precedente governo a guida PD sosteneva la geotermia a livello nazionale. Il PD non è più al governo, ma dello stesso partito sono rimasti i Presidenti delle Regioni Lazio e dell’Umbria che ancora seguono l’onda lunga della vecchia direttiva governativa favorevole alla geotermia a livello nazionale.
Dal verbale della riunione del 24 maggio risulta che la Presidente della Regione Umbria Marini vorrebbe approvare l’impianto, ma non lo fa perché tutti i sindaci convocati sono contrari. Tuttavia durante una riunione informale avvenuta l’11 giugno presso il comune di Castel Giorgio, la Presidente Marini, pressata dai presenti, ha assicurato che si esprimerà decisamente contro la centrale geotermica.
  
Il Presidente Zingaretti, che era stato esaurientemente informato dal Presidente della Provincia di Viterbo Nocchi sui rischi d’inquinamento da arsenico dell’acquifero del Lago di Bolsena, ritiene che il problema non sia di sua competenza perché l’impianto si trova in altra regione (gesto di cortesia fra presidenti?). 
Uno sguardo alla mappa ci insegna che questo è parere opinabile: infatti, le strutture in superficie dell’impianto si trovano effettivamente in Umbria, ma proprio sul confine idrogeologico del Lago di Bolsena.
I pozzi di produzione sono diretti verso il quadrante nord, ma data la vicinanza del confine regionale è molto probabile che il fondo di alcuni dei pozzi deviati si trovi nel Lazio.

La piazzola dei pozzi di reiniezione si trova in Umbria, ma interamente nel bacino idrogeologico del Lago di Bolsena. Il tracciato dei pozzi deviati è diretto verso sud e il loro fondo si trova nel Lazio secondo le indicazioni della ditta proponente. Data la presenza di innumerevoli faglie è molto probabile la risalita di fluido geotermico cancerogeno verso la falda superficiale dalla quale viene attinta acqua per uso potabile. Il deflusso è diretto verso il Lago.
In sintesi, il fluido geotermico prelevato in Umbria da sotto il bacino del Tevere viene riversato sotto il bacino del Lago di Bolsena.


È evidente che la Regione Lazio dovrebbe essere presente e farsi sentire. Non presentandosi lascia soli i propri sindaci e omette di proteggere i suoi cittadini.
Neanche sull’Assessore all’Ambiente Onorati si può contare perché segue le direttive del proprio Presidente. Invece la Commissione Ambiente, presieduta dal M5S Novelli che ha come Vicepresidenti Cartaginesi (FI) e Ognibene (LeU) avrebbe i necessari titoli per far sentire la propria voce al Presidente Zingaretti. In particolare LeU che fa parte della Giunta.

La riunione del 24 maggio si è conclusa rinviando ogni decisione a due ulteriori riunioni di cui la prima è fissata per il 22 giugno.
Le tre riunioni sono prescritte dalla legge e "finalizzate al raggiungimento dell'intesa, attraverso la formulazione di specifiche indicazioni necessarie alla individuazione di una soluzione condivisa, anche volta a modificare il progetto originario, motivando un’eventuale decisione in contrasto con il motivato assenso”.
A questo fine, durante la prossima riunione sarà raccolta la documentazione presentata dalle varie parti in causa. L’oggetto degli incontri al Ministero non è quello di discutere fra geotermia SI o geotermia NO a livello nazionale, ma quello di valutare localmente se l’impianto di Castel Giorgio è compatibile o meno con le esigenze e la sicurezza del territorio.
Per quanto riguarda il pericolo per l’acquifero del Lago di Bolsena, le motivazioni tecniche a tutela della parte laziale sono descritte in una relazione tecnica già resa disponibile ai sindaci e alla linea gerarchica regionale relativa alla tutela ambientale. Se il Presidente Zingaretti vuole la geotermia a Castel Giorgio, che motivi esplicitamente la sua decisione in maniera che tutti lo sappiano in modo trasparente.

 

giovedì 10 maggio 2018

Castel Giorgio – Emergenza Impianto Geotermico


È sempre in corso la lotta contro i progetti di centrali geotermiche nel bacino del Lago di Bolsena. Non è finita neanche la compatta opposizione del territorio, che unisce tutti i cittadini, i sindaci del comprensorio e il presidente della Provincia Viterbo di fronte ai pericoli che comportano gli impianti a media e alta entalpia: rischio sismico, rischio di inquinamento dell’aria e del suolo, rischio di depauperamento e inquinamento delle falde acquifere compreso lo stesso lago.
 

Dopo la bocciatura del progetto pilota “Torre Alfina” da parte del Consiglio dei Ministri e l’annullamento dell’autorizzazione alla ricerca geotermica concessa alla Tosco Geo per Montalfina e Monte Rubiaglio, per “inattività”, ecco la recente allarmante notizia:

Il TAR dell’Umbria, con una sentenza dell’8 aprile 2018, attribuisce al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) l’autorità di decidere entro 45 giorni (con scadenza il 23 maggio 2018) se consentire o meno la realizzazione dell’impianto a Castel Giorgio, per il quale l’ITW & LKW Geotermia Italia aveva ottenuto dallo stesso MISE l’autorizzazione allo sfruttamento di una concessione geotermica tramite un impianto “pilota”.

La normativa dispone che la Regione Umbria, per competenza territoriale, debba esprimersi in merito: può dare il suo consenso finale (“l’intesa”) per rendere attiva l’autorizzazione rilasciata dal MISE, oppure può negarlo.  Da due anni la Giunta Regionale dell’Umbria non riesce a decidere di negare l’intesa, come richiesto da numerosi comuni e dallo stesso Consiglio Regionale dell’Umbria.

La soluzione più chiara e trasparente in risposta alla sentenza del TAR sarebbe che la Giunta Regionale finalmente negasse la propria intesa alla realizzazione della centrale, prima che il MISE si esprima, troncando la questione.

Per quanto riguarda il MISE, il ministero è praticamente obbligato ad autorizzare l’impianto perché lo aveva approvato in precedenza. Per negare l’autorizzazione deve sopraggiungere un valido motivo, un fatto nuovo, altrimenti gli agguerriti avvocati del Proponente chiederebbero al funzionario che ha negato l’autorizzazione un risarcimento di milioni di euro come già avvenne nei confronti della Regione Umbria, quando aveva il potere di VIA, poi passato al ministero grazie all’intervento dell’On. Abrignani del gruppo dell’On. Verdini.

Il “fatto nuovo”, per ottenere dal MISE quantomeno una moratoria, potrebbe essere un tempestivo intervento della Regione Lazio per chiedere al MISE e alla regione Umbria una più attenta lettura di quanto dichiarato dallo stesso proponente a pagina 76 della presentazione progettuale: “… solo il tratto terminale della tubazione di reiniezione e i pozzi di reiniezione si collocano nell’area dove il drenaggio sotterraneo dell’acquifero delle vulcaniti è diretto verso il lago di Bolsena. I pozzi di produzione sono invece ubicati nelle zone dove il drenaggio è in direzione opposta, verso il fiume Paglia e il Tevere ..”
 
Castel Giorgio - impianto e strutture in superficie
 
Da essa si evince che i pozzi di produzione estraggono fluido geotermico dall’Umbria e, mediante pozzi deviati, lo reiniettano nel Lazio in direzione del lago di Bolsena. Sulla base della documentazione disponibile non è possibile stabilire se il fondo dei pozzi deviati è nella Regione Umbria o nella Regione Lazio, per cui occorre una perizia per accertare se è rispettata o meno la competenza territoriale.

Sempre in base alla dichiarazione del proponente è certo che i fondi dei pozzi di reiniezione sono sotto il bacino idrogeologico del lago di Bolsena. Da una rilettura del verbale della relazione di VIA si evince che non è stato considerato il recente lavoro pubblicato sulla rivista scientifica specializzata “Tectonophysics” N 608 pagine 482-498 avente per titolo: “Structural compartmentalisation of a geothermal system, the Torre Alfina field (central Italy)” a firma di Gianluca Vignaroli et al. (2013) con il coordinamento del Prof. Guido Giordano dell’Università di Roma Tre.

Il lavoro dimostra, che le faglie determinano una struttura a “compartimenti stagni” del serbatoio di rocce carbonatiche dell’Alfina per cui le faglie ostacolano il ritorno ipogeo del fluido geotermico dal compartimento laziale a quello umbro. La conseguenza è un aumento del rischio sismico e la risalita di fluidi geotermici, notoriamente cancerogeni per il loro alto contenuto di arsenico, verso il Lago e verso la falda dalla quale viene attinta acqua potabile. Su questa possibilità sta studiando anche la Commissione Ambiente europea.
 

In conclusione il MISE potrebbe decidere una moratoria motivandola con la richiesta ufficiale (più incisiva  sarebbe una diffida) da parte della Regione Lazio per verificare la competenza territoriale e la tutela ambientale, sulla base di una revisione della VIA che tenga conto del lavoro scientifico di Vignaroli.

Un’altra possibilità sarebbe il ricorso presso il Consiglio di Stato contro la sentenza che sotto molti aspetti sembra equivoca ed erronea – un ricorso del MISE stesso, oppure della Regione Umbria e del Comune di Castel Giorgio. Gli altri comuni interessati e la Provincia di Viterbo, non sono citati nella sentenza, ma possono intervenire ad adiuvandum. Tuttavia, se il ricorso fosse vincente, la situazione sarebbe immutata nel senso che la regione Umbria rimarrebbe con la facoltà di decidere non si sa come, non si sa quando.