Non è facile salvare un lago – le esperienze degli ultimi anni ce lo
dimostrano.
Dieci anni fa i primi guasti alle stazioni di sollevamento del collettore
gestito dal COBALB, i primi sversamenti e i primi segni di degrado dello stato
del Lago di Bolsena. Non arrivano più fondi regolari per la gestione e la
manutenzione del sistema fognario circumlacuale, solo finanziamenti saltuari,
concessi a malavoglia dalla Regione. Dal 2010 i cittadini, rappresentati dalle
associazioni “Lago di Bolsena” e “La Porticella”, chiedono l’intervento delle
istituzioni. Nell’estate 2011 si rivolgono alla popolazione con la petizione “Salvalago”
che riscuote un sorprendente successo: i volontari raccolgono quasi 14 mila
firme!
Il Lago è salvo? Per niente! La Regione promette soldi, stanzia fondi che
si rivelano inesistenti, temporeggia, rimanda. Nel 2013, le associazioni si
rivolgono all’UE con la petizione 2191/2013, il cui esame
avviene il 5 maggio 2015 quando Piero Bruni, presidente dell’Associazione
Lago di Bolsena, espone le ragioni della cittadinanza. La Commissione Europea
apre una procedura di pre-infrazione (EU Pilot 6800/14/ENVI) per violazione
della Direttiva Acque Reflue e chiede il ripristino dell’intero sistema
fognario. Ci vogliono però ancora 3 anni, la costante pressione dell’UE e due
altre audizioni a Bruxelles (il 10
luglio 2017 e il 21
marzo 2018), perché il cantiere venga consegnato
all’impresa vincitrice del bando regionale, e abbiano inizio i lavori.
Piero Bruni davanti alla Commissione Petizioni
Anche questo bando ha una storia complicata: A quanto pare già nel 2011, il
COBALB con l’aiuto di tecnici esterni redige un progetto preliminare per i
lavori di ripristino, che viene man mano aggiornato. Questo progetto, alquanto
approssimativo, è essenzialmente alla base della parte tecnica del progetto, oggetto
della gara
d’appalto del 30 dicembre 2015.
I responsabili regionali prevedono l’adattamento del progetto tramite perizie
di variante, a lavori già consegnati e iniziati. Scelta flessibile e economica,
però con alcuni svantaggi strategici. Vediamo perché:
- Il bando è stato vinto (definitivamente
il 14 luglio 2017) da un’impresa senza alcuna esperienza nel campo, che si
appoggia esclusivamente sul subappalto dei lavori. Ha presentato la migliore “offerta
migliorativa”, basata soprattutto su un ribasso del prezzo e una fine
anticipata dei lavori (prevista per aprile 2018). Però, essendo il progetto
approssimativo, in un regime di adattamento continuo dei lavori necessari, è
ovvio che la ditta non è più vincolata alle suddette offerte migliorative e può
senz’altro chiedere tempi più lunghi e fondi addizionali.
- Tutto ciò ha fatto slittare l’inizio dei lavori a marzo 2018 e la fine degli
stessi a data indeterminata. Ad oggi non sono ancora finiti i lavori sulle
stazioni di sollevamento, e non sono nemmeno iniziati i lavori sul depuratore,
il lotto più importante delle opere.
- Non è tutto: durante tutti questi anni sprecati, lo stato del Lago è
peggiorato: da “buono” a “sufficiente” (dimostrato anche da un recente lavoro
scientifico internazionale). Questo fatto rappresenta un’altra violazione
della normativa comunitaria, questa volta della Direttiva Quadro Acqua (2000/60/CE,
recepita dal Testo Unico Ambientale D.Lgs 152/2006). Anche su questa nuova
infrazione la Commissione Europea sta indagando.
sversamento dalla SS9
Nell’immediato sono da risolvere tre problemi urgenti:
- Fermare gli sversamenti continui dalla stazione di sollevamento 9 dove
pare siano state installate pompe non corrispondenti alle specifiche di
progetto,
- Risolvere la questione dell’operatività dei lavori di ripristino
effettuati, con collaudi
o consegne parziali,
- Smaltire i fanghi
stoccati illegalmente nel depuratore.
Sarà ancora lunga e difficile la lotta per salvare il Lago di Bolsena!
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