I numeri parlano chiaro: nell’Alta Tuscia, attorno al lago e
tra il lago e il mare, sono centinaia di installazioni fotovoltaici e eolici in
fase di esame e autorizzazione. Questi si aggiungerebbero a un grande numero di
impianti esistenti, i quali permettono, già oggi, alla Provincia di Viterbo di
produrre il 78% di energia da fonti rinnovabili dell’intera regione Lazio, e
alla Regione di raggiungere gli obiettivi prefissi per il 2030. Gli apporti
delle altre Province sono irrisori nel confronto: Latina (13,70%), Roma
(6,58%), Frosinone (1,64%) e Rieti (0%)!
LETTERA APERTA DALLE ASSOCIAZIONI
ADERENTI AL
COORDINAMENTO AMBIENTALE TUSCIA (C.A.T.)
Alla cortese attenzione del
Sig. Presidente della Regione Lazio
Francesco Rocca S.p.m
Canino, 25 settembre 2024
Gentile Presidente Rocca,
Ai primi di luglio scorso è stato pubblicato il Decreto del
Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica del 21.06.2024 per
stabilire principi, criteri e modalità per l’individuazione delle Aree idonee e
non idonee agli impianti FER da parte delle regioni (previsto dall’articolo 20
comma 1 del Decreto Legislativo n. 199 del 08.11.2021).
Entro gennaio 2025 devono essere emanate le relative leggi
regionali garantendo l'opportuno coinvolgimento degli Enti Locali. Forte è il
nostro augurio che la Regione Lazio, usi i principi, criteri e modalità
indicati dal Decreto interministeriale e li potenzi per ostacolare la
speculazione in atto, favorendo uno sviluppo equilibrato e razionale delle
Fonti di Energia Rinnovabile.
a) Il Decreto
del 21.06.2024 permette alle Regioni di estendere fino a 7 km le “fasce di
rispetto”, in cui è vietato installare impianti FER, per proteggere il
patrimonio culturale ai sensi delle Parti II e III del Codice dei Beni
Culturali e del paesaggio.
La Regione Lazio dovrebbe sfruttare questa grande
opportunità per proteggere i territori che sono colmi di ricchezze
paesaggistiche e culturali, in linea con la D.G.R. n. 171/2023, che sottolinea
l'importanza di una transizione energetica sostenibile che non danneggi
attività economiche, ambiente e paesaggio.
b) Come
indicato nell’articolo 136 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Questo articolo suddivide i beni in quattro categorie:
- lettera a): beni dichiarati di notevole interesse pubblico come ville, giardini e parchi;
- lettera b): complessi di cose immobili che formano un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale;
- lettera c): centri e nuclei storici;
- lettera d): immobili o zone di rilevante interesse paesaggistico (come le zone panoramiche).
Secondo l’articolo 20, comma 8, lettera c-quater del Decreto
Legislativo n. 199/2021, che disciplina le energie rinnovabili, tutte le aree
elencate nell’articolo 136 del Codice dei beni culturali devono essere
protette, non solo le prime due categorie. Questo significa che, oltre a ville,
parchi e complessi di valore storico (lettera a e b), dovrebbero essere
tutelati anche i centri storici e le zone panoramiche.
Per questo motivo, la Regione Lazio dovrebbe intervenire per
assicurare una protezione completa, includendo nelle “fasce di rispetto” anche
i centri storici e le zone panoramiche (citate nelle lettere c e d
dell’articolo 136 del Codice dei beni culturali e del paesaggio). Altrimenti,
alcune aree di grande valore storico e paesaggistico non riceverebbero lo
stesso livello di protezione rispetto ad altre aree già tutelate.
c) Il Decreto
Ministeriale del 10.09.2010 prescrive nella pianificazione degli impianti FER
le distanze per la salvaguardia della salute pubblica e del paesaggio (Allegato
4), che sono da osservare rigorosamente come criteri minimi.
Inoltre, seguendo l’Allegato 3, comma f, del suddetto
Decreto, sono da definire come aree non idonee:
- le Aree Naturali Protette ai diversi livelli (nazionale, regionale, locale) istituite ai sensi della Legge 394/91 ed inserite nell'Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette;
- le Zone Umide di importanza internazionale designate ai sensi della Convenzione di Ramsar;
- le aree della Rete Natura 2000 (ZSC e ZPS) inclusi gli ampliamenti previsti entro il 2030;
- le Important Bird Areas (IBA) individuate dalla LIPU e da BirdLife International.
- le fasce di rispetto delle aree naturali protette di 7 km per le Zone di Protezione Speciale e di 5 km per le Zone Speciali di Conservazione, ai sensi delle Direttive Comunitarie Habitat ed Uccelli;
- le aree di connessione e di continuità ecologico-funzionale tra i vari sistemi naturali e seminaturali.
d) Il Decreto
Ministeriale del 21.06.2024 non ha specificato quanta parte del territorio può
essere occupata dagli impianti di energia rinnovabile (FER) nelle cosiddette
"aree idonee".
Senza una regola chiara sulla percentuale massima di suolo
occupabile le aree idonee potrebbero essere sfruttate in maniera eccessiva o
utilizzate in modo sproporzionato.
Il decreto ha inoltre introdotto il concetto di "aree
ordinarie", cioè altre zone che possono essere usate per impianti FER ma
che non vengono incluse nel conteggio della porzione massima di suolo da
destinare alle energie rinnovabili. Questo significa che, senza fissare un
limite preciso, si rischia di espandere di fatto le "aree idonee",
aumentando la superficie occupata dagli impianti FER.
e) Già nel 2022, con la D.G.R. n. 390, la Regione aveva
definito le aree non idonee per gli impianti FER e individuato le
incompatibilità paesaggistiche, evidenziando come lo sviluppo delle rinnovabili
possa avere effetti negativi sul paesaggio locale, sul turismo e
sull’agricoltura.
La D.G.R. n. 171/2023 ha inoltre rilevato una distribuzione
disomogenea degli impianti sul territorio regionale, con un impatto eccessivo
sulla provincia di Viterbo (78,08%) rispetto ad altre province come Latina
(13,70%), Roma (6,58%), Frosinone (1,64%) e Rieti (0%) e quindi “risulta necessario garantire una loro
dislocazione equilibrata sul territorio regionale al fine di minimizzare gli impatti sull’ambiente”
dovuti al loro cumulo, nella Provincia di Viterbo questo rappresenta una
elevata criticità per la sostenibilità ambientale di ulteriori eventuali
iniziative, in relazione all’equilibrio tra le vocazioni territoriali e gli
obiettivi energetici”.
La Tuscia ha ormai raggiunto una saturazione di impianti,
rendendo necessario limitare al massimo la percentuale di suolo occupabile
nelle aree idonee. In questo modo, oltre a tutelare il patrimonio culturale, si
potranno preservare le tradizioni agroalimentari di alta qualità e sostenere le
numerose attività economiche locali, comprese quelle dei quattro Biodistretti
presenti sul territorio.
Secondo i dati Gaudì pubblicati da Terna, ed elaborati
dall'associazione Italia Solare, la provincia di Viterbo risulta al primo posto
in Italia per kilowatt installati per abitante. È pertanto auspicabile
promuovere una distribuzione più equa ed efficiente delle energie rinnovabili,
privilegiando l'uso di aree già compromesse da attività antropiche, come
superfici industriali e artigianali dismesse, aree soggette a bonifica, cave,
discariche e siti contaminati.
Il Coordinamento Ambientale Tuscia manifesta la propria
piena disponibilità a un confronto istituzionale presso la Regione sui temi che
incidono significativamente sulle attività economiche, agricole e turistiche
del territorio, con l'obiettivo di salvaguardare il “capitale naturale”
ereditato da una gestione responsabile e lungimirante tramandata dalle
generazioni precedenti.
Ringraziando anticipatamente per l’attenzione che vorrà
riservare alla presente, le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Le associazioni firmatarie
Comitato Spontaneo Canino
Verde Tuscia
Comitato Ambiente e Salute Tuscia
Ass. Culturale Caffè Menerva
AssoTuscania
Associazione Lago di Bolsena odv
Associazione Bolsena Lago d'Europa