Da anni la salute del nostro Lago peggiora, tra l'altro perché ha dovuto accogliere, oltre ai concimi di un’agricoltura intensiva, una grande parte delle acque fognarie del suo bacino. Mentre nel 2000 era ancora in un ottimo stato, prossimo a quello naturale oligotrofo con un tasso basso di nutrienti e acque fresche e limpide, nel 2015 è passato a uno stato sufficiente e ha dimostrato segni di un inizio di eutrofizzazione.
Qual è lo stato di salute globale del Lago /1/?
Nel primo grafico, l’evoluzione della concentrazione di
fosforo illustra un continuo peggioramento, tuttora in corso. Il fosforo è la
sostanza nutriente che determina la crescita di alghe nel nostro lago e la sua
concentrazione è uno dei principali indicatori della sua salute. Fosforo è
contenuto in tutti gli organismi, nelle feci umane e animali, nel terreno e nei
concimi usati nell’agricoltura.
Il tasso di fosforo aumenta quando gli apporti nelle acque di un lago superano le uscite. Gli apporti di fosforo dall’esterno (il “carico esterno”) possono essere ‘diffusi’ – p. e. dai concimi sparsi sui campi, da sversamenti fognari diffusi nel territorio, dall’erosione ecc. -, oppure ‘puntiformi’ come quelle delle acque di un immissario, in torrenti, fossi e sorgenti inquinati, oppure proveniente da uno sversamento circoscritto fognario.
Le uscite di fosforo dal Lago di Bolsena avvengono con il
deflusso dal suo emissario, il fiume Marta, con l’asporto di biomassa dal Lago (con
la pesca per esempio) e soprattutto tramite la fissazione netta e permanente di
fosforo nei sedimenti del fondo lago: un processo complesso che dipende dalle
condizioni fisiche e biochimiche in cui avviene. Specificamente, la presenza di
ossigeno sul fondo favorisce tale fissazione, l’assenza di ossigeno la frena e
può anche causare la liberazione di fosforo fissato precedentemente,
aggiungendo un “carico interno” a quello esterno.
Perciò, assieme alla concentrazione di fosforo, il contenuto
e la distribuzione di ossigeno in un lago è di fondamentale importanza per la
sua salute.
In generale, la concentrazione di ossigeno in un lago tende
a diminuire con il tempo a causa del lavoro dei batteri (“aerobi”) che
consumano ossigeno mentre decompongono spoglie animali e vegetali. Siccome le
spoglie scendono verso il fondo trascinate dalla gravità, il consumo aumenta
con la profondità e può causare la totale mancanza di ossigeno nei fondali. Là
dove non c’è ossigeno, altri batteri (“anaerobi”) continuano il lavoro di
smaltimento liberando prodotti di putrefazione.
L’aumento del fosforo in un lago è quindi accompagnato da
una diminuzione del contenuto di ossigeno negli strati profondi e può provocare
la formazione di uno strato senza ossigeno sul fondo, uno strato “anossico” che
si forma negli ultimi mesi dell’anno.
Siamo di fronte a un meccanismo ben conosciuto nella
limnologia, a “feedback positivo”: un aumento del tasso di fosforo nelle acque
del lago causa l’aumento della “produzione primaria”, la formazione e crescita degli
organismi che stanno alla base della catena alimentare. Questo causa, a sua
volta, la riduzione del tasso di ossigeno negli strati profondi e periodi sempre più
prolungati di anossia, e quindi un aumento del carico interno con ulteriore
aumento della concentrazione di fosforo – un circolo vizioso che ha provocato
la eutrofizzazione di molti laghi, tra cui del Lago di Vico.
Per fortuna, un lago è anche rifornito di ossigeno dall’atmosfera, tramite mescolamento della sua acqua con l’aria. A causa della stratificazione termica, questo mescolamento è efficace solo in uno strato superficiale che si trova in isotermia (cioè alla stessa temperatura); soltanto in inverno l’isotermia si può estendere a tutto il lago: la temperatura delle acque è pressoché uguale a tutte le profondità (vedi il grafico 2). Allora, forti venti di tramontana possono produrre un rimescolamento totale del volume del lago, portando ossigeno fino ai fondali – un processo fondamentale per la sua salute.
Il nostro Lago, infatti, è stato fortunato: eccezionalmente,
durante tre inverni consecutivi è avvenuto un rimescolamento totale delle sue
acque (negli inverni di 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019). Questo fatto ha
ridotto il carico interno e permesso di contenere la concentrazione di fosforo
a un valore attorno a 15 µg/l. Negli ultimi due inverni però, il rimescolamento
è stato solo parziale e la concentrazione di fosforo ha ripreso ad aumentare
per raggiungere il valore più alto mai osservato di 17 µg/l.
Il terzo grafico evidenzia la diminuzione generale di
ossigeno nel Lago – che anch’essa dimostra un trend negativo e ininterrotto. A
una profondità di 125 metri, 3 metri dal fondo nel centro del Lago, la concentrazione
media di fosforo in 20 anni (vedi le linee punteggiate) si è più che dimezzata;
negli strati tra 100 m e 125 m è diminuita del 40%. Dal 2015, ogni inverno si
osserva anossia nei fondali per periodi sempre più lunghi, e lo spessore dello
strato senza ossigeno sta aumentando fino a raggiungere più di 9 metri
nell’ultimo inverno.
Poiché non possiamo né controllare né aumentare il rifornimento di ossigeno, è imperativo ridurre gli apporti dall’esterno di fosforo, il carico esterno. Occorre eliminare il più possibile gli scarichi fognari nel Lago e nel suo comprensorio, e diminuire l’apporto di fosforo dall’agricoltura, tramite controllo delle concimazioni e misure colturali.
Il ripristino del sistema fognario dovrebbe risolvere una
parte del problema, mentre uno dei compiti del nascendo biodistretto sarà di
proporre misure riguardo alla riduzione del fosforo dalle colture agricole. La
strada verso il risanamento del Lago di Bolsena è ancora lunga.
/1/ I prelievi di campioni d’acque e le
misure di profili multiparametrici vengono eseguiti dal 2002 dall’associazione
Lago di Bolsena. Le analisi chimiche dei campioni vengono effetuate dall'IRSA-CNR.
Lo Stato Ecologico esprime la qualità della
struttura e del funzionamento dell’ecosistema acquatico. Viene determinato da
elementi biologici e da elementi “a sostegno”, tra cui elementi chimico-fisici
che vengono riassunti nell’indice trofico calcolato sulla base di
- la trasparenza delle acque (nella media annuale,
determinata con il Disco di Secchi),
- la concentrazione totale di fosforo (nella media
ponderata annuale, misurata nel periodo di piena circolazione alla fine della
stagione invernale),
- la concentrazione dell’ossigeno disciolto (misurata
nell’ipolimnio alla fine del periodo di stratificazione).
Lo Stato Chimico invece è definito sulla base degli standard di qualità dei microinquinanti.
Questo stato globale di salute non si deve confondere con lo stato della sua balneabilità che si riferisce alla concentrazione di batteri fecali nelle acque ripariali.
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